L’UNGHIATA DI CLITENNESTRA: IL DESTINO POLITICO DI UNA DONNA

0

Se la fata Melusina al momento della nascita, avesse predetto a Giorgia Meloni che il suo destino politico avrebbe dovuto scadere de facto, a causa di una ridicola opposizione costituita da una masnada di comari, perpetue e zitelle frustrate, (status riferibile ad entrambi i sessi), è assai probabile che, raggiunta l’età del passaporto, la biondina con la passione della politica, avrebbe cercato di espatriare verso paesi e contrade in cui la politica, persino nei suoi aspetti primitivi, prevedeva comunque un’opposizione classica e soprattutto seria, basata essenzialmente su scelte ed orientamenti, presumibilmente utili al Paese. Invece, travolta dall’amor patrio e nutrita da una scuola di pensiero complicata e controversa, la Giorgia, immune da predizioni e profezie, seguita da un paio di fedelissimi, si gettava a capofitto nel mare magnum dell’incertezza istituzionale italiana. Nietzchiana nel profondo dell’anima, non prese in alcuna considerazione, sia pure per un consiglio e via, stilisti e armocromisti e fece male, perché le sue giacche doppio petto, sempre troppo lunghe dovrebbero accorciarsi, presto e subito e soprattutto perdere un petto, i pantaloni diventare a sigaretta ed i colori da bianco e grigio perlato adombrarsi una ‘ntecchia…altresì dicasi per i capelli, troppo lunghi, troppo gialli e troppo lisci. Questo è un paese di pettegoli…senza differenza alcuna tra uomo e donna, anzi con prevalenza disordinatamente maschile e… chez nous, chère Giorgia, sia chiaro che l’abito fa sempre e comunque il monaco, in questo caso fa il presidente del consiglio. Così come nel bene e nel male, ha fatto il segretario del Pd…E che sia davvero così, è ampiamente dimostrato dalla vacuità pregnante che caratterizza i contenuti, sovente assai miseri, sia dei sensi unici della Schlein, sia degli attacchi a 360 gradi che dalla tv, piovono e grandinano all’indirizzo di Giorgia Meloni. Un drone che fosse in grado di registrare in contemporanea, il lavoro indefesso che svolgono gruppuscoli variegati e ben retribuiti, di attachés delle varie correnti di opposizione (opposizione?), completamente assorti nello studio approfondito dei sinonimi e contrari delle parole utilizzate dal premier e dai suoi più stretti collaboratori o familiari, dal primo passo pubblico con caffè del mattino, alla tisana sorseggiata prima di lasciare Palazzo Chigi oltre la mezzanotte, o qualsiasi altro paese e continente che ospiti la Giorgia in quel determinato giorno, e, detto fantastico drone  riportasse e sciorinasse la registrazione dinanzi ad un giudice terzo e equidistante nonché obiettivo…ebbene… il destino di quel drone sarebbe assai triste e soprattutto lo sarebbe la sua rottamazione immediata…unica destinazione logica e saggia cui l’obiettività di giudizio condannerebbe il pulviscolo di livoroso e volgare pettegolame, che ogni sera si lancia a spruzzo contro Giorgia Meloni da ogni teleschermo…La presunzione con cui qualcuno, arido come una vecchia ciabatta, ha osato dire che Giorgia avrebbe ringraziato un giorno, coloro che avevano messo in piazza le intemperanze giambrunesche, è semplicemente disgustoso, ma fa parte delle scene piccanti previste dalla monotonia del risultato riportato dal drone…superato soltanto dalla grottesca manfrina in atto…quella che, se non succederà nulla di nuovo, ci farà compagnia fino a Natale…lo scherzo dei due russi…Ed anche su questo episodio, ci sarebbe molto da dire ma, non certamente sui due russi, siano essi comici e basta o qualcosa  d’altro, ma bensì sull’informazione italiana che per simpatia comunicativa e garbo e soprattutto intelligente obiettività,  riesce talvolta persino a superare la Gruber nei suoi momenti peggiori…