– di Adriana Castiello –
Esiste una pietra singolare, incastonata nell’attitudine emotiva alla reazione.
Una pietra, trasportata dalle fresche correnti del fiume in cui è immersa e da cui è resa sempre unica e diversa. Una pietra preziosa, uguale a se stessa ed allieva della libertà, che talvolta vola, colpendo indistintamente chiunque si trovi laddove scorra una lacrima globale. Al di là di un piccolo monte innevato, tra le fronde di alberi rigogliosi e sinuosi, nella corolla vividamente dipinta, nel verde lussureggiante di grandi foglie ricolme di pioggia, nelle orme ordinate di smaniosi abitanti della notte, nel fragore di un’onda che scintilla tra le rocce, nel bianco invernale che abbraccia la terra, nella delicata migrazione dei figli del cielo, amante della storia di luce, narrata nel buio, ecco che l’immensità fa capolino. Precipita il velo, che protegge lo sguardo da un sospiro di orrore e meraviglia e le ciglia si bagnano di stupore, le labbra assaporano una salata gratitudine, il corpo accoglie i brividi di coscienza dell’infinito e del relativo timore di uomo, talmente acuto, da provocare la perdita della cognizione, necessaria alla comprensione dei confini tra la sua dimensione e quella in cui è inserito, ritrovandosi in un segmento di nitidezza, a desiderare a mani giunte, che l’equilibrio possa essere ripristinato. Una passeggiata a piedi nudi nell’erba, dove più in là, un papavero si fa strada tra le rughe dell’asfalto e più in alto, un passero attende l’amore su di un ramo. Basterebbe fermarsi, respirare a pieni polmoni la vita che siamo e che è, tornando a coltivare quel legame eterno di energia con il tutto, grazie al quale i nostri antenati hanno appreso il senso stesso del tempo e la florida società greca ha costruito un moto di speranza condivisa, osservando il propizio o nefasto volo di un’aquila, in vista di una battaglia. La nascita, l’evoluzione, la morte, sono natura. L’uomo, come sostiene lo zoologo inglese Desmond Morris all’interno del suo libro la scimmia nuda, non è altro che, per l’appunto, una scimmia nuda, capace di costruire armi di distruzione di massa e navicelle aerospaziali, ma che, una volta tornato a casa, trangugia un bicchiere d’acqua e apre il frigorifero, coerentemente alla necessità di soddisfazione di bisogni primari fisiologici. Una scimmia, la cui sopravvivenza e il cui progresso, hanno avuto luogo sotto l’occhio vigile e paziente della natura, con cui si era instaurata una convivenza armonica, basata sul reciproco rispetto della legge della vita.
La scimmia nuda ha stravolto tale simmetria, correndo alla volta di uno sviluppo avanzato di menti e mezzi, che ha inebriato lo spirito di un’arroganza tale, da ergersi a tribunale disfattista e letale boia, della dimensione di cui è stato figlio per milioni di anni. Le nostre città pullulano di alti palazzi e vetture per raggiungere edifici all’interno dei quali, hanno luogo eleganti riunioni, il cui esito spoglierà foreste dei loro alberi e priverà animali delle loro case, mentre una cravatta viene allentata al ritmo di un sospiro annoiato ed ammaliato dal ticchettio dell’orologio sul polso.
La natura è stanca, ma la sua ribellione coraggiosa, sembra sminuire l’uomo alla sua condizione di inconsapevole vittima, stanco anch’esso, rinchiuso in una gabbia dorata.
Cosa rimane dentro di noi del mondo naturale a cui apparteniamo?
Questa la domanda, che si pone l’artista e designer Marcantonio, di cui tenta di racchiudere l’essenza, nella sua ultima opera d’arte contemporanea, dal titolo Natural Reaction, raffigurante un rinoceronte bianco di dimensione reali, il cui corno trafigge uno schermo da cinquanta pollici. L’opera è stata collocata nell’area di imbarco E dell’aeroporto di Fiumicino, dove è visibile ai passeggeri dal 12 settembre, data in cui si è svolta una breve presentazione a fianco del Presidente di Aeroporti di Roma, Vincenzo Nunziata, che apre l’inaugurazione, sottolineando l’importanza della tutela dell’ambiente e della biodiversità, nonché della lotta ai cambiamenti climatici, temi insiti nella rappresentazione di Marcantonio. Non a caso la scelta di raffigurare un rinoceronte bianco, animale in via di estinzione con soli due esemplari femminili ancora in vita, che più che chiedere aiuto, vuole fornirlo a chi lo guarda, gridando alla reazione di chi si accinge a partire, invitandolo a divenire il protagonista del viaggio più importante fra tutti, per il quale non serve andare, bensì restare, guardare e guardarsi.
Marcantonio fornisce una spiegazione dell’immaginario dietro la sua opera, basato sull’arrivo improvviso dell’animale all’interno di un ufficio, in cui sopraggiunge a tutta velocità, scaraventando in aria scrivanie e computer, simbolo di uno stile di vita incasellato in un’ottica capitalistica, rigida e stressante.
È una scena drammatica ed al contempo ironica, un’immagine tragicomica che ci invita a riflettere sul nostro modo di vivere. Cosa faranno gli impiegati di quell’ufficio? Rimetteranno tutto a posto o ne approfitteranno per cambiare vita?
Vedranno il rinoceronte bianco come un segno premonitore, come una opportunità da cogliere, o come l’ennesima reazione della natura alla quale non daremo importanza?
Queste parole dell’artista esprimono la devastante forza della natura che si risveglia, contrapposto al cuscino di incoscienza ed apatia, su cui dorme il nostro animo.
Forse dentro di noi c’è un piccolo rinoceronte che a volte vorrebbe ribaltare il tavolo e cambiare vita: la riflessione di Marcantonio dimostra ancora una volta, quanto la tracotanza umana sia contenuta in un guscio timoroso ed inconsapevole, che stringe a sé le proprie convinzioni, accontentandosi di quel paio di verità in cui neppure crede più, dimenticandosi del coraggio di cui sarebbe stato detentore, se non avesse dimenticato di non essere altro, che una scimmia nuda.