FARE SESSO? NON LO SO… È ANCORA CONSENTITO?

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peppe rock 150x150 FARE SESSO? NON LO SO... È ANCORA CONSENTITO?
  –   di Peppe Rock Suppa   –             
State per avere un rapporto sessuale? Siete maschi? Lei è vogliosa e non vede l’ora? Fate attenzione. Bisogna capire se è consenziente. Vi ha detto si? Vi ha baciati? Non è detto che lo voglia davvero. Dovete documentarvi sul consenso.
Io ho quasi quarantasei anni e la voglia di fare sesso mi sta passando per la noia, troppo faticoso sopportare il prima e il dopo del sesso, ogni tanto però mi documento, nel caso mi tornasse la voglia. Cosi mi sono letto il libro di Manon Garcia, che ha un titolo che non lascia dubbi: “DI COSA PARLIAMO QUANDO PARLIAMO DI CONSENSO”. Ecco, di cosa parliamo? Una roba complicatissima, che inizia cosi: «lnnanzitutto, la definizione del consenso non va da sé. Che cosa significa, infatti, “essere d’accordo” ad avere un rapporto sessuale? Si parte con la definizione di stupro, e li credevo non ci fossero dubbi. Se non che il concetto di stupro si allarga talmente che tutto diventa uno stupro se non seguite le regole del comprendere il consenso.
Credo che perfino Einstein ci si sarebbe incartato. Si citano antropologi, sociologi, ma soprattutto Kant, dall’inizio alla fine, per il quale «agire moralmente implica due doveri diversi: uno, negativo, di non usare gli altri come mezzo, e uno, positivo, di trattarli come fine, cioè di riconoscerli come ciò che Kant chiama il fine in sé, Kant non parlava di sesso, ma «nel quadro di una rilessione sulla sessualità», come hanno mostrato vari articoli di filosofia femminista, questo dovere negativo può essere inteso come un dovere di non trattare gli altri unicamente come oggetti che servono alla soddisfazione del nostro desiderio e del nostro piacere. Insomma, la filosofia di Kant è trasformata nella critica della ragione sessuale femminista pura.
È buffo perché secondo la filosofia femminista sembra che a voler avere rapporti sessuali siano solo i maschi, il che dovrebbe essere offensivo per le donne. Secondo Kant il consenso (di una donna) può voler dire no, è un no significa sempre no, e poi c’è il si che può diventare no durante. (Durante il coito chiedete ogni cinque secondi: «È ancora si? Sicura?» Non è un si che magari è un no?).
Qui la Manon ha ragione, a me successe una volta: durante il durante dell’amplesso, una donna mi disse no, basta, e a me passò subito ogni voglia e dissi ok. «Ma perché hai smesso!» Hai detto no, basta, «Ma intendevo dire si, a me eccita dire no». «Ah. Non potevi dirlo prima?»
Questo no che vuol dire sì non è preso però in considerazione dalla Manon, perché si parte dal presupposto che una donna si conceda sempre al piacere dell’uomo, a meno che l’uomo non sia Kant.
In compenso ci trovate dei bellissimi esempi nel libro. Il migliore è questo: due persone, Camille e Dominique, si incontrano usando Tinder. Dominique vuole una botta e via, Camille non precisa niente ma desidera un rapporto amoroso a vita (cosi, senza neppure conoscerlo, come fanno le donne mi verrebbe da dire, ma poi mi accusano di maschilismo). In ogni caso, state a sentire qui: Dominique accetta verbalmente con entusiasmo di avere un rapporto sessuale con Camille pensando sia l’inizio di una vera e propria relazione; Camille non ha ingannato Dominique e Dominique ha acconsentito in modo formalmente valida, anche rispetto allo standard esigente del consenso affermativo. Mentre sappiamo che sì può significare no. Perché uno voleva una botta e via e lei una relazione a vita.
Tuttavia è facile argomentare che, pur non avendo usato Camille come un mezzo, Camille, non interessandosi di ciò che Dominique poteva davvero volere, non ha manifestato nei suoi confronti il rispetto e l’amore necessari per trattare qualcuno come persona. Ciò dimostra come non si possa pensare che il consenso definito secondo la concezione liberale abbia il potere normativo che esso ha in quella kantiana, di conseguenza, che basti che un rapporto sessuale sia consenziente perché sia buono.
Io obietterei che se questa Dominique voleva cercare il principe azzurro su Tinder, incontra uno, e ci va subito a letto non per andarci a letto, è scema. Ma analizzando le cose dal punto di vista kantiano era Camille a doversi sincerare cosa volesse Dominique. Cioè lui è uno stronzo maschio etero porco, lei una che si era illusa, pur non avendo dichiarato niente (senno lui giustamente scappava). Era Camille a doverlo immaginare. Comunque ora che ho letto la Manon, se fossi approcciato da qualcuna, tipo una turista straniera, e mi chiedesse di andare a letto con lei, non avrei bisogno di dirle che non ho voglia e il sesso mi annoia, direi solo «No, sorry, I Kant».