Via d’Acqua parco della Reggia di Caserta: 750 piante di lecci da abbattere, così almeno sembra aver stabilito la direttrice della Reggia Tiziana Maffei. Giuseppe Messina, agronomo e già assessore con la giunta Bulzoni, rivolge un appello accorato alla responsabile dello storico monumento casertano.
“Posto che un leccio vive mediamente 1000 anni – afferma Messina -. Mettiamo che i lecci furono messi a dimora nel 1753. Sono appena passati 270 anni. Diciamo che i lecci sono ancora giovanissimi e avrebbero una vita davanti. Oltre quella della direttrice della Reggia e anche della mia vita, ovviamente.
Tra tecniche di dendrochirurgia e potature varie (Potatura di formazione o di allevamento; Spalcatura o innalzamento della chioma; Cura e restauro della chioma; Diradamento o riduzione della chioma; Rimonda dal secco; Potatura di rigenerazione) se occorrono, visto lo stato degli alberi, questa enorme spesa e distruzione di massa, potrebbe essere certamente evitata.
Chiedo alla Signora Maffei – termine Peppe Messina – un confronto diretto con gli esperti delle associazioni ambientaliste prima che sia troppo tardi”.
Sono d’accordo con il dott. Messina.
È evidente che la direttrice Maffei non può arrogarsi la decisione finale di eliminare 750 lecci senza aver in mano una relazione dettagliata sulla salute, precaria e quindi pericolosa per chi frequenta il Parco Reale, senza interfacciarsi con persone competenti sulla problematica: Corpo Forestale dello Stato, Agronomi, Arboricoltori (S.I.A.)-Onlus, Associazioni Ambientaliste. Non meno importante, coinvolgere i cittadini.
Tutto ciò che sta accadendo, non interessa minimamente a chi dovrebbe tutelare l’ambiente. Meno alberi, meno O2 e più CO2, in netta contraddizione con l’Enciclica Laudato sì di Sua Santità Papa Francesco. Bisogna impegnarsi per tutelare il patrimonio arboreo, in quanto prezioso bene comune come anche l’area ex MA.C.RI.CO.
“La guerra è una cosa troppo seria per lasciarla in mano ai generali”
Otto von Bismarck
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