ROMA – Intervistato durante il forum “L’Italia che verrà”, con argomento all’ordine al giorno il rilancio della sanità di prossimità, il nostro Ministro della Salute, Prof. Orazio Schillaci dimentica di citare incredibilmente gli infermieri, le ostetriche e le altre professioni sanitarie diverse da quella medica. Come è possibile tutto questo?
Ci poniamo legittimi quesiti e nel contempo li sottoponiamo all’attenzione della collettività.
Ai microfoni di Bruno Vespa, nello scenario di Manduria, il Ministro fa bene a porre al centro dell’argomento la riorganizzazione di tutta quell’assistenza, al di fuori delle realtà ospedaliere, che permetterebbe di decongestionare gli ospedali e offrirebbe ai pazienti, alle famiglie, alle carceri, alle scuole, alle strutture private, il supporto diretto di quei professionisti che con le loro competenze sono la chiave di volta per la tutela della salute di anziani, malati cronici, disabili, bambini e in particolare tutti quei soggetti fragili.
Del resto ci sono in ballo le ingenti risorse della Missione 6 del Pnrr che, lo sappiamo bene, essendo fondi europei, sono legati a un iter di approvazione. Siamo ben consapevoli di essere di fronte a fondi che non possiamo permetterci di depauperare.
Ebbene Schillaci, nel raccontare della nuova sfida della sanità italiana, cita prima di tutto la carenza dei medici di famiglia, l’indispensabile necessità di aggiornare la loro formazione, arriva a dire che la figura del medico di base deve essere riqualificata e riapprezzata dalla collettività.
Poi parla addirittura del ruolo chiave dei farmacisti e della necessità che rappresentino una figura sempre più fondamentale in questa nuova sanità del futuro che il Governo vuole puntare a costruire.
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Ma come, signor Ministro, dove sono gli infermieri, le ostetriche e gli altri professionisti sanitari non medici che rappresentano la maggior parte delle risorse umane del nostro SSN?
Dove sono quelle figure fondamentali, in particolare come gli infermieri di famiglia, che hanno un ruolo chiave nell’assistenza diretta ai pazienti, dove sono i nostri professionisti laureati che rappresentano, come dice l’Oms, le prime e le ultime figure che un paziente “incontra” nel proprio iter di cura?
Davvero, signor Ministro, quando si parla di carenza di personale, possiamo permetterci il lusso di citare prima la realtà dei medici, quando la stessa OCSE indica che a mancare sono, in particolare, gli infermieri?
Davvero in Italia mancano prima di tutto i medici e non gli infermieri?
E poi, quando si parla di indispensabile formazione e riqualificazione delle professioni sanitarie, agli occhi della collettività, è il caso di mettere da parte infermieri e ostetriche?
Ci lasci sottolineare che, dopo le sue affermazioni sulla necessità di rimpiazzare i nostri infermieri, che fuggono all’estero o si dimettono in massa, con professionisti indiani, le cui carenze linguistiche, ai dl là della loro indubbia preparazione, peserebbero come un macigno nel rapporto diretto di comunicazione con il paziente, non ci aspettavamo da lei questo ulteriore colpo basso.
Semplice ma grave dimenticanza, oppure si sta aprendo un triste scenario legato a una politica che conosciamo bene e che mette tristemente da parte gli infermieri e le professioni sanitarie diverse dai medici?
Certo è che, se si fosse trattato dei medici, caro Ministro, se lei avesse dimenticato di citarli, la Federazione che rappresenta i loro Ordini sarebbe già insorta.
Al momento non ci risulta che dopo questa sua triste dimenticanza, che peraltro segue all’ultima, incomprensibile uscita sugli infermieri indiani, qualche altro Ordine abbia alzato gli scudi per difendere gli infermieri e gli altri professionisti del comparto SSN, come spesso invece ha fatto la federazione degli ordini dei medici, a tutela della loro compagine, »chiosa De Palma.