“A SHORT STORY”, BI GAN: SE TRE SVITATI POTESSERO (DAVVERO) INDICARE QUAL È LA COSA PIÙ PREZIOSA AL MONDO

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di Mariantonietta Losanno 

Siamo nelle mani (?) di un gatto nero, senza amici e neppure uno scopo nella vita. Un giorno si imbatte in uno spaventapasseri, che vorrebbe che gli venisse dato fuoco per raggiungere una dimensione a lui più familiare. Il gatto lo accontenta, ma poi gli chiede qual è la cosa più preziosa al mondo. Qual è il motivo per fare una simile richiesta. Non riceve una risposta, ma gli vengono forniti tre nomi: si tratta di tre svitati a cui rivolgersi per risolvere la questione. E, proprio come faremmo tutti noi, il gatto nero si mette sulle loro tracce, interessato a comprendere il motivo per cui – proprio questi tre svitati – possano riuscire a chiarire un dubbio tanto complesso.

Il primo è Bot, che lavora in un orfanotrofio e che produce la caramella più preziosa di tutte (quella “oscura”) che lascia ad ogni bambino che va via. L’addio di ognuno di loro è una miscela di gusti amari, acidi e dolci; i gatti, d’altra parte, sono sensibili al dolce e riescono ad assaporare, come i bambini, gli stessi sapori. Primo step superato: si procede verso la seconda svitata. Si tratta di una donna con la memoria corta, che ogni giorno prepara una scodella di Noodles dell’amnesia per dimenticare il dolore di aver perso il proprio amante. Per lei, la cosa più preziosa al mondo è una lettera, di cui, però, non ricorda il contenuto. Il gatto la guarda, così da calmare la sua anima e sente le parole “che si ispirano al tempo, e alle particelle sospese nell’aria” di una lettera dimenticata. Infine, il terzo svitato è il Demone, che un tempo era un mago comico, poi persuaso da un altro tipo di magia, quella “vera”. Chiunque si rivolge a lui deve sacrificare una nota della sua anima. Sta al gatto scegliere se fidarsi o meno. 

%name “A SHORT STORY”, BI GAN: SE TRE SVITATI POTESSERO (DAVVERO) INDICARE QUAL È LA COSA PIÙ PREZIOSA AL MONDOQuella raccontata da Bi Gan è a tutti gli effetti una favola, nonostante si tratti, in realtà, di uno spot. Il cortometraggio, infatti, è stato commissionato al regista da un’azienda produttrice di forniture per felini da appartamento, ed è stato, poi, presentato al Festival di Cannes 2022. In quindici minuti si avverte la vacuità di certe domande e, al tempo stesso, la speranza di potervi trovare risposta. O sollievo. Perché, se solo si sapesse qual è realmente la cosa più preziosa al mondo (e, perché no, potrebbero essere anche tre svitati a poterla indicare), si andrebbe alla ricerca di quella sola unica cosa. Per farla propria e, attraverso la sua “preziosità”, trovare anche un senso alla propria esistenza. Pensiamo infatti, per un attimo, di poter dire di possedere la cosa più preziosa – e più rara? – al mondo: chiunque proverebbe invidia, chiunque vorrebbe essere al nostro posto, sottraendola al nostro “potere”. I tre svitati, in fondo, chiariscono gli interrogativi del gatto nero, fornendo – in modo diverso – degli spunti di riflessione. Il primo identifica il valore in una caramella da affidare ad un bambino, per potergli dire addio. Come a voler sottolineare l’importanza della fine e di un modo per renderla più “dolce”. La seconda dimentica per non soffrire, eppure ricorda una lettera, che identifica proprio come la cosa più preziosa del mondo. Ne ricorda la sensazione nel leggerla, non ogni parola; non è necessario, infatti, rievocare ogni dettaglio, anzi, per certi versi è anche più facile – e necessario – rimuoverlo, senza dimenticare, però, mai la preziosità. Il terzo, infine, chiede qualcosa in cambio: per conoscere il pregio di una cosa bisogna perdere una piccola parte di sé. Ma ha senso farlo? 

Bi Gan – che si è avvicinato al Cinema lasciandosi ispirare dalla filmografia di Tarkovskij – indaga il mistero dentro tutte quelle piccole cose che non dobbiamo necessariamente toccare per poterci sentire più forti. O più grandi. Non è necessario catturare queste preziosità; anche quello che non riusciamo a cogliere ci può essere familiare, perché – forse – lo abbiamo vissuto senza dirlo.