PROCESSO DE LUCIA: 14MILA EURO DI CONSUMAZIONI MAI PAGATE AL BAR CHERSONI E REATI EDILIZI

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di Francesco Capo

Nel gergo edilistico sbancare un terreno significa scavarlo per portarlo al livello della strada. Questa operazione, insieme all’abbattimento di un casolare, fu fatta senza alcuna autorizzazione su un terreno di circa quattromila metri quadrati a San Felice a Cancello, dove vige il più alto vincolo idrogeologico, quello contrassegnato dal colore rosso e dalla sigla R4. A raccontarlo è stato Roberto Chersoni, titolare del bar Chersoni e imputato nel processo De Lucia per corruzione e reati edilizi in concorso con il padre Francesco e Felice Auriemma, capo dell’ufficio tecnico del Comune di San Felice all’epoca dei fatti.

Roberto Chersoni, interrogato dal pubblico ministero Gerardina Cozzolino, ha raccontato che, insieme al suo socio Francesco Esposito,  acquistò da Vincenzo Della Torca, un responsabile dell’ufficio tecnico comunale, il citato terreno per ventimila euro con l’intenzione di costruire delle villette, nonostante vi fosse il vincolo R4 che comporta la assoluta inedificabilità del suolo. Alla domanda del p.m. su come mai avesse deciso di effettuare questo investimento nonostante la presenza del vincolo, Chersoni ha risposto che “uno dei punti del programma elettorale di Pasquale De Lucia, nelle elezioni a sindaco di San Felice, era l’abbassamento del vincolo da R4 a R3″ e che in questo modo De Lucia faceva un favore non solo a lui, ma “all’intera comunità di San Felice a Cancello”. Inoltre Chersoni ha confermato che nel momento in cui Pasquale De Lucia decadde dalla carica di consigliere regionale  (avvenuta nel febbraio 2011 ndr), il socio Francesco Esposito decise di trasferire a lui la quota societaria, perché venne meno un politico di riferimento per l’abbassamento del vincolo.

Dell’investimento immobiliare per la costruzione delle villette non se ne fece nulla, mentre fu possibile, secondo l’accusa, l’ampliamento del bar dietro il pagamento di una tangente al dirigente comunale Auriemma. Francesco e Roberto Chersoni hanno raccontato che la loro esigenza di costruire un laboratorio di pasticceria fu infatti attuata grazie ad una DIA (la dichiarazione di inizio attività) che Auriemma predispose e fece firmare dall’architetto Francesca Ronga, fidanzata del figlio Francesco, così come fu possibile l’illegittimo ampliamento del locale commerciale con la costruzione di pilastri bullonati e opere  murarie, grazie sempre ai documenti che Auriemma predispose falsificando le firme del geometra Pietro Crisci e dell’architetto Carlo Cardone.

L’interrogatorio è poi proseguito sulle continue concessioni di crediti che De Lucia avrebbe ottenuto dai Chersoni senza mai onorarli. Secondo quanto confermato dai titolari del bar ammonterebbero a circa quattordicimila euro le consumazioni effettuate dal De Lucia e mai saldate. I Chersoni hanno infatti raccontato che il De Lucia utilizzava una saletta del bar per ricevere centinaia di persone al giorno che consumavano a nome del sindaco senza pagare e che elargivano denaro al De Lucia per giocare alle slot machines.

Queste, secondo il p.m., rappresentano alcune delle utilità che il De Lucia avrebbe ottenuto per il suo attivarsi presso l’Autorià di bacino per il declassamento del vincolo, per il suo intervento su pubblici dipendenti a seguito di ispezioni sanitarie subite dai Chersoni.

Altre sarebbero, nella ricostruzione del p.m., l’assunzione presso il bar di un dipendente segnalato dal De Lucia e la richiesta dell’ex siandaco ai Chersoni di emettere delle fatture retrodatate al 2010, per un importo di diecimila euro, per giustificare dinanzi alla Corte dei Conti delle spese politiche.

La difesa del De Lucia ha cercato, in particolare, di dimostrare che nel 2010 Roberto Chersoni non lavorava nel bar, essendosi trasferito altrove e che quindi non poteva avere conoscenza diretta di queste vicende. L’ex siandaco e consigliere regionale, al termine degli interrogatori, ha rilasciato spontanee dichiarazioni in cui ha detto di aver sempre onorato i debiti, che quando era sindaco si è anche costituito in una causa al TAR contro i Chersoni e che “è stato mortificante” per lui sentire in aula dai Chersoni di aver avuto bisogno di prestiti di danaro per giocare alle slot machines, “attività a cui ho giocato sempre poche somme di danaro”, ha detto in conclusione del suo intervento Pasquale De Lucia.