Diventare genitori è sempre una gioia, proprio perché il figlio si idealizza nella propria mente e nel cuore della coppia che decide di sigillare il patto d’amore, grazie all’arrivo di un bambino. La notizia del test positivo di gravidanza, suscita sempre emozione, paura e talvolta smarrimento misto all’incredulità nella donna che scopre di essere in dolce attesa, ma nell’uomo la lenta accettazione della gravidanza suscita inizialmente timore e ansie. Quando però ci si trova dinanzi alla nascita di un figlio disabile, tutto l’assetto familiare subisce uno scossone, non tanto da parte della mamma che non solo è colei che partorisce i figli, ma è soprattutto l’epicentro di tale evento sconvolgente e perché tradizionalmente le madri sono considerate più di chiunque altro le naturali caregivers ed educatrici della prole. II ruolo del padre è considerato con maggiore attenzione tra gli anni ’60 e ’70 quando si comincia a pensare alla famiglia come a un sistema all’interno del quale tutti i membri sono importanti e hanno una reciproca influenza gli uni sugli altri. Da quando poi la tradizionale divisione dei ruoli in base al sesso è diventata meno rigida, si è posta maggiore attenzione ai papà, quando si sono introdotti cambiamenti legislativi che hanno condotto all’aumento del numero dei padri che ricevono la custodia dei figli in caso di separazione della coppia. Ciononostante gli studi che prendono in considerazione il ruolo paterno siano ancora modesti e le loro conclusioni spesso non siano univoche, uno dei dati riportati con maggior frequenza è quello relativo alle differenti reazioni dei due genitori alla notizia di aver generato un figlio disabile. I padri tenderebbero quindi a mettere in atto atteggiamenti concreti, cercando soprattutto la soluzione ai problemi pratici e reali, connessi al crescere un bambino con difficoltà. Inoltre, nel fatto che i padri si sentirebbero in dovere di essere forti per sostenere le mogli che appaiono invece visibilmente sofferenti. I ricercatori sottolineano altresì le implicazioni psicosomatiche che emergono nei padri che si trovano ad affrontare la disabilità: per frenare le proprie emozioni, avvengono nei papà alcuni disagi sia a livello fisico come frequenti mal di testa, disturbi gastro-intestinali e un sistema immunitario maggiormente vulnerabile sia a livello psicologico, soprattutto per quanto riguarda l’aumento dei livelli di stress, maggiore difficoltà a elaborare i propri sentimenti e a venire a patti con l’handicap del figlio e dunque con l’essere genitore di un bambino disabile. Il mito del figlio sano e bello crolla e viene sostituito dall’angoscia, dovuta ai propri sensi di colpa, dal timore di dovergli garantire solo assistenza, senza la certezza che questo figlio, un giorno, diventerà autonomo e capace. I sentimenti distruttivi ed autopunitivi coinvolgono non solo il sottosistema coppia, ma tutto il sistema famiglia, rendendolo a rischio. La crisi genitoriale si riflette sulla coppia che porta nel 75% dei casi l’allontanamento della figura paterna, il quale tende ad isolarsi, ripiegandosi su se stesso o creando una frattura al suo interno. La reazione al deficit è determinata sia da ciò che questo evoca e scatena soprattutto nel padre, sia dalla qualità della relazione preesistente, sia dall’influenza esercitata dall’ambiente socio-culturale. Infine, i padri apparirebbero essere tendenzialmente più pessimisti rispetto alle condizioni di salute del figlio e sembrerebbero percepire la famiglia come un luogo dove è difficile esprimersi, essere se stessi e soprattutto essere felicemente sereni, non sentendosi più ascoltati, dove è complicato sentire i membri della famiglia, vicini da un punto di vista emotivo. Risulta quindi indispensabile che la coppia genitoriale, effettui incontri settimanali o periodici con figure esperte quali psicoterapeutici e psicologi, raccontandosi a vicenda le loro esperienze. Lo scopo di tali sedute è da una parte aiutare i genitori ad uscire dal senso di esclusione di cui sono vittime, condividendo i loro vissuti con chi è capace di capirli; dall’altra è acquistare lo strumento per fronteggiare la quotidianità con un figlio disabile, rimodularsi e imparare a gestire l’asia e la frustrazione, incoraggiare la forza per non arrendersi di fronte ai limiti del deficit e alla distanza esistente tra la società e il proprio figli, insegnare loro l’importanza della rete sociale, spingendoli così ad entrare nei diversi luoghi dell’educazione.
Ho letto e ho pianto. Mio marito è scappato appena seppe che nostra figlia aveva la sindrome di down. Ora la mia donna ha 26 anni, si è laureata e lavora in un’azienda e guadagna bene. Ogni volta che la guardo penso a tutti i sacrifici che ho fatto per lei e a quanto siamo stati tutti ricompensati dalla donna meravigliosa che oggi è! Grazie dottoressa Canzano con la sua rubrica lei scuote le coscienze e ci rende questa società più umana e attenta.
Io sono padre di Davide che ha una rara malattia genetica. Appena ricevuta la diagnosi inutile dirlo, mi sono sentito frollare la terra sotto i piedi perché ero impreparato e spaventato. Volevo scappare lontano da tutto e tutti ma sono rimasto. Oggi mio figlio ha 20 anni ed io sono felice della scelta di essere rimasto perché è la ragione della mia vita e sono felice, più sereno e meno ansioso. Sto imparando a gestire mio figlio sempre sempre meglio
Dovrebbero essere sempre presenti a prescindere dall ‘ invalidità dei propri figli.
Ed ecco i papà fuggitivi, coloro che gli crolla il mondo addosso perché la vita gli ha donato un figlio disabile. Qua si vedono gli uomini forti, quelli che nonostante tutto, la vita gli ha donato un figlio, che seppur disabile, significa che è stato scelto lui padre per prendersene cura, ma evidentemente è più facile scappare che prendersi cura del proprio figlio, che i questi casi è colui che merita soltanto tanto amore.
Grazie Mariarosaria, argomento di spessore per padri innamorati dei propri splendidi figli soprattutto con disabilità.
Il ruolo genitoriale dovrebbe essere eguale che sia un genitore di figli disabili o meno … complimenti Mariarosaria questo articolo come sempre ci fa riflettere come altri … grazie ❤️
Purtroppo, però, molto spesso alcuni padri scappano nel momento in cui si trovano davanti un figlio disabile. Non accettano l’idea di aver messo al mondo un figlio atipico. Rimuovono così dalla loro mente questo figlio e iniziano una nuova vita con un’altra donna. Devono mettere al mondo dei figli normotipici a tutti i costi perché solo così possono sentirsi bene. Possono dire “ho messo al mondo un figlio “normale”, quindi probabilmente non era “colpa” mia se l’altro è nato disabile…sarà stata “colpa” della mamma”. Il figlio “normale” purtroppo “servirà” solo a eliminare le loro insicurezze e a ripristinare la loro autostima.
Comunque, in ogni caso, il figlio “imperfetto” abiterà sempre nel loro cuore e da lì canterà una dolce melodia che risuonerà nella loro testa per sempre.
Grazie mille, Dottoressa Canzano, per questo meraviglioso e importantissimo articolo.
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