IL VASO DI PANDORA

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vincenzo danna 150x150 IL VASO DI PANDORA   

   –   di Vincenzo D’Anna*   –                                             

Era nelle più facili delle previsioni attendersi che la Sinistra, uscita debole e divisa dalle ultime Politiche, potesse puntare sulla forza della piazza, sul continuo allarme sociale ed istituzionale, per contrastare il governo guidato da Giorgia Meloni. È infatti tradizione consolidata di quello schieramento politico ricorrere alle manifestazioni pubbliche per sbarrare la strada a coloro che hanno vinto le elezioni. Poco conta il voto liberamente espresso se questo ha sancito la vittoria della Destra, in una nazione, la nostra, nella quale si sono succeduti, per molti anni, premier pescati fuori dall’alveo degli eletti dal popolo, ora per una contingenza, ora per l’indifferibile urgenza di dover fronteggiare un grave pericolo per il Belpaese. Nelle ultime due legislature a Palazzo Chigi si sono avvicendati governi costituzionalmente legittimati solo dalle scelte espresse del Parlamento, mai dal popolo sovrano. Nulla di strano, intendiamoci. Tutto formalmente ineccepibile ed aderente al dettato della Magna Carta, la Costituzione, che prevede tali opzioni. Niente di “illegale”, dunque, essendo la legittimazione proveniente dagli eletti del popolo che costituiscono la maggioranza del plenum di Camera e Senato. In una nazione che rinuncia ad una legge maggioritaria, adottandone una mista con una porzione proporzionale, i giochi si fanno dopo il gran ballo delle urne per patti e compromessi intervenuti anche tra forze presentatisi antagoniste innanzi agli elettori. Fu così con i governi della XVII legislatura che vide sfilare Letta, Renzi e Gentiloni, e per la XVIII legislatura che vide uno stesso presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, sostenuto, nei due governi presieduti dai Cinque Stelle, ma con due maggioranze di segno politico diametralmente opposto. Ne seguì un terzo, tecnico, con alla guida Mario Draghi, ex governatore della BCE, con dentro tutti i partiti tranne quello della Meloni. Stavolta il responso delle urne è stato chiaro e sufficientemente vasto per consentire al Centrodestra di realizzare un governo con alla guida il partito, Fdi, che fu unica forza di opposizione. Un responso tanto eloquente da impedire che le camarille ed i giochi di corridoio potessero stravolgere il mandato elettorale. Innanzi a questa palmare evidenza, all’autosufficienza dei numeri in Parlamento a disposizione del Governo, le opposizioni, peraltro divise tra di loro, poco potranno fare, indipendentemente dai bellicosi propositi di una minoranza dura ed intransigente. Non resta dunque che ricorrere alla famosa massima, vigente nella marineria borbonica, “facite ammuina”, per farsi sentire ed apprezzare dall’elettorato di riferimento. Ed allora tutto viene preso a pretesto per creare un clima di precarietà e di allarme. Insomma: ogni cosa fa gioco, finanche una crisi economica derivante da una guerra scoppiata nell’Est europeo tra Ucraina e Russia, ed il riverbero di quest’ultima sui costi dell’energia e sui beni di consumo più comuni. In questo contesto finanche la speculazione del mercato internazionale sul gas, le prevedibili difficoltà in un paese non auto sufficiente, diventano punto di forza per mistificare i comportamenti di un governo ancor prima che quest’ultimo si insedi e cominci a lavorare. Se ci si aggiunge l’allarme democratico per un esecutivo a guida destrorsa, il pericolo del Fascismo oppure la restrizione dei diritti civili, ecco che tutto si trasforma in bandiere per protestare ed agitare le scalmane degli studenti, dei sindacati, dei pacifisti a senso unico, delle masse rancorose ed allarmate dall’incombente pericolo di un conflitto che si estende e dall’aumento dei prezzi. Voci che trovano ascolto in larghi strati della popolazione. C’è poi la protesta rumorosa dei “sinceri democratici” che temono costrizioni dei propri diritti, della libertà personale e, finanche, di norme liberticide adottate ipoteticamente da un governo di Destra. Ed allora vengono fuori le gratuite intolleranze degli studenti al liceo Manzoni di Milano e quelle degli universitari a Tor Vergata ove si proibisce ad esponenti del Centrodestra di parlare e di dibattere. Risorge l’Anpi, l’associazione dei partigiani italiani, ormai in mano a coloro che neanche erano nati ai tempi della lotta anti fascista, nella ricorrenza della marcia su Roma di Benito Mussolini e delle sue facinorose squadracce. Il tutto per creare una suggestione che qualcosa possa ritornare a minacciare i diritti e le libertà degli italiani governati dalla Meloni. Scendono in piazza i pacifisti che sostanzialmente non fanno distinzioni tra aggressori russi ed aggrediti ucraini sperando che questi ultimi si arrendano e le bollette di luce e gas si riducano. Scendono in campo quei sindacati che per un decennio erano ibernati ed accondiscendenti. Insomma il governo non è che un vaso di Pandora che contenendo tutti i mali del mondo, andrebbe eliminato sul nascere. In quel vaso restò solo l’ultima dea: la speranza, quella che potrebbe proteggerci dalla menzogna e dalla mistificazione degli sconfitti.

*già parlamentare