PIANETA CARCERE: IL GRANDE ASSENTE DALLA CAMPAGNA ELETTORALE

0

    –   di Alfredo Grado   –

Dopo lo scioglimento anticipato delle Camere decretato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella il 21 luglio, in esito alla crisi del  Governo Draghi, ci troviamo nuovamente ad interrogarci su chi orientare le nostre scelte esercitando il   diritto di voto il prossimo 25 settembre.

Per realizzare un leale rapporto tra partiti e candidati da un lato ed elettori dall’altro, sembra che i partiti abbiano proposto il proprio progetto politico, coerente con i principi e valori ai quali si ispirano e conoscibile leggendo l’atto costitutivo e lo statuto di ciascuno. Questo dovrebbe aiutarci a compiere una scelta, supportata a sua volta da progetti che sembrano volersi concretizzare su di una serie di programmi di cose da fare, come il lavoro, le tasse e chi piu ne ha più ne metta. Insomma, nulla di nuovo all’orizzonte direbbe qualcuno. Ma il problema è che ad oggi, malgrado una prima parte dell’anno drammatica, sia a livello nazionale che locale, il pianeta carcere è il grande assente da questa campagna elettorale.  Certo, anche questa non è  una eclatante novità, ma resta il fatto che ci lasciamo alle spalle 57 suicidi nei soli primi otto mesi dell’anno, quattro in meno del totale nei dodici mesi del 2021, a cui si aggiungono 19 decessi “per cause da accertare”. E che dire della carenza di organico penitenziario che costringe gli operatori ad adottare strategie temporanee; le patologie organizzative di un sistema chiuso nei confronti della società ed il burnout individuale ed organizzativo del corpo della polizia penitenziaria? Insomma, se pensiamo che “è dal carcere che si misura il grado di civiltà di una nazione” bè, non c’è da stare molto sereni. Né tantomeno diventano credibili i proclami volti al perseguimento di un benessere sociale che, a quanto pare,  è molto distante dalle democrazie occidentali, nelle quali  il legame  tra povertà, lavoro, forme della coesione sociale ed esercizio della penalità, si intreccia ai temi della sicurezza, della legalità e dell’ordine sociale. Insomma, qualcuno dovrebbe mettere al centro dei propri programmi il tema dell’esecuzione penale. Sarebbe opportuno, al di là delle proprie visioni e strategie politiche, trovare una convergenza programmatica, fermo restando l’impegno civile di tutti a che il Paese Italia, possa avere strutture detentive adeguate alla tradizione di democratica memoria. Discorso a parte merita la nostra Regione e, in particolare, la provincia di Caserta, che negli ultimi anni ha subito un cambiamento radicale nei modi e nei significati della pena, di quella carceraria in particolare. Qui, l’obbligo di farsi carico  della probelmatica diventa addirittura inderogabile!