“Il debito pro capite più alto d’Italia, il doppio di quello della Campania e 17 volte quello della Basilicata, con 1.662,27 euro che pendono sulla testa di ogni molisano, anche dei bambini. A certificarlo, la Corte dei conti-Sezione di controllo del Molise, durante il giudizio di parificazione di ieri a Campobasso”. La afferma il senatore Fabrizio Ortis, che stigmatizza l’atteggiamento del governatore Donato Toma, nonostante la bocciatura ricevuta. “Tale giudizio – spiega Ortis – ha la funzione di dare certezza e credibilità ai dati finanziari e ai loro riflessi gestionali sull’organizzazione e l’attività della Pubblica Amministrazione, con riferimento sia all’esercizio finanziario 2020, che alle prospettive di breve e medio periodo. Ebbene, ho potuto ascoltare con le mie orecchie, ieri, la relazione dei giudici referendari Domenico Cerqua e Ruben D’Addio, oltre alla requisitoria del procuratore regionale della Corte dei conti, Salvatore Nicolella, che hanno letteralmente stroncato l’amministrazione Toma, soprattutto dal punto di vista della gestione finanziaria”. Il senatore elenca alcune delle principali criticità rilevate dai giudici contabili: “Troppi soldi per l’extra budget alle cliniche private accreditate, pari a 20 milioni di euro nel solo 2020, come sempre denunciato in questi anni; mancanza del Piano della trasparenza e dell’Antri corruzione, con il pm che ha trasferito gli atti di sua competenza all’ANAC, l’Autorità nazionale anti corruzione; giudizio di parifica sospeso sulle spese regionali dell’Area Quadri, sulla quale ci sono dubbi di legittimità costituzionale; nessun controllo reale sulle società partecipate; debiti fuori bilancio non riconosciuti; molteplici irregolarità procedurali; il bando del trasporto pubblico locale che non vede la luce dal 2010; la nomina presso l’Avvocatura regionale di una persona priva dei titoli”. La Corte dei conti, organo terzo e indipendente, insomma “attesta per il terzo anno -continua Ortis – che Toma e i suoi sodali non sono in grado di guidare questa regione fuori dalle sacche in cui altri, ben prima di lui, l’hanno costretta ad annegare. Toma in ogni caso ha voluto le responsabilità di gestione, anche della sanità come commissario ad acta: ora non ha più scuse, è lui il ‘dominus’ incontrastato visto che la sanità assorbe il 70 per cento del bilancio regionale”. “La sua gestione è, insomma, un fallimento accertato: con lui – conclude – sono aumentate le spese e diminuiti i servizi pubblici, ma questo i molisani non possono più permetterselo se non vogliono che questa regione sia davvero destinata a sparire per manifeste incapacità politiche, gestionali, amministrative e politiche”.
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