ROMA – «Apprendiamo con moderata soddisfazione la notizia riguardante gli ulteriori chiarimenti che Silvio Brusaferro, portavoce del CTS, ha voluto rilasciare nelle ultime ore agli organi di stampa. Prendiamo atto di quanto emerge dalle sue parole, in relazione alla terza dose.
Il Presidente dell’Istituto Superiore Sanità lascia intendere che saranno inclusi nella nuova somministrazione anche gli infermieri e tutti gli altri operatori sanitari. Naturalmente dopo aver dato priorità agli ottantenni e agli immuno depressi, includendo tra questi anche i professionisti della salute con patologie pregresse».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Non possiamo che accogliere con cauto ottimismo questa posizione di Brusaferro e del Comitato Tecnico Scientifico. Noi, come sindacato degli infermieri, non siamo mai entrati nel merito della decisione, non ci siamo mai posti a favore o contro la terza dose. Non ci compete.
Ma abbiamo rivolto più volte accorati appelli a non ignorare tutti quegli operatori sanitari che, vaccinati a inizio anno, seppur in buone condizioni di salute di base, sono oggi a rischio e potrebbero pagare a caro prezzo, nel tempo, la riduzione dell’efficacia della loro immunità.
Abbiamo chiesto al Ministero della Salute di proseguire negli studi sul vaccino, fornendoci le evidenze scentifiche della sua efficacia in relazione alle nuove varianti. E inoltre di chiarire le posizioni ufficiali sulla necessità o meno della terza dose per tutti gli operatori sanitari.
Confermiamo la necessità di effettuare piani preventivi di contrasto al Covid 19, promuovendo un comportamento omogeneo degli enti sanitari con screening continuativi, senza tralasciare, tra questi, la misurazione dei livelli anticorpali.
Oggi apprendiamo che tutti i professionisti della salute, nelle intenzioni del Comitato Scientifico, saranno sottoposti alla terza dose.
Naturalmente è sacrosanto che si parta da quelli più a rischio. Siamo di fronte a un importante passo in avanti rispetto alle nostre richieste pubbliche, non c’è dubbio.
Attendiamo per tanto la coerenza e la concretezza di una regolamentazione specifica e di un calendario delle somministrazioni, suddiviso per età e/o categoria di operatori sanitari. Così da corroborare il nostro cauto ottimismo».