di Francesca Nardi
Cosa deve fare un uomo per avere il diritto di tornare a sognare?, per emergere da questo sudario di solitudine in cui è stato relegato? Luigi Leonardi testimone di giustizia, ha varcato la soglia della speranza un giorno lontano di sedici anni fa e si è incamminato lungo un percorso accidentato, difficile, aspro come la paura che viaggiava con lui, guardando ostinatamente avanti nella certezza di non essere solo e quelle ombre che fluttuavano in lontananza, portate dal vento della sera, gli infondevano coraggio, energia e vitalità per continuare…erano ombre familiari, erano il segno dello Stato, pensava, ne era certo…quello Stato accogliente che vegliava su di lui, attraverso quelle ombre indistinte, quei segnali scontornati dalla prudenza, mimetizzati nella pioggia e nella grandine…le ombre rappresentavano la sicurezza che lo Sato non gli avrebbe negato. Forse Luigi Leonardi sbagliava e quelle ombre fluttuanti, erano soltanto illusioni, quelle illusioni slegate e ricomposte, che ti aiutano e ti consentono di vivere e ti esortano a vincere la paura, che ti inducono a proseguire, ma che restano soltanto illusioni e se le scarnifichi, nella disperata ricerca di qualcosa di tangibile da toccare e stringere, per confortare il cuore e le attraversi, scompare persino la loro splendida espressione dorata, fatta di nullità ed evanescenza….Oggi Luigi Leonardi, in virtù della solitudine in cui è stato confinato, de facto, dallo Stato, appare un uomo, drammaticamente sconfitto dalle scelte compiute, in nome della libertà negata; oggi Luigi Leonardi, testimone di giustizia, paradossalmente vive la condizione intima di vittima di se stesso e della propria coraggiosa battaglia in nome e per conto di un’umanità, piegata dalla prepotenza e dal ricatto. Oggi Luigi Leonardi non si interroga…è stanco ed ha deciso di sottrarsi, anche all’unico scampolo di presenza dello Stato, costituito da una inutile vettura non blindata e dalla presenza, sia pure preziosa della scorta. Se Luigi Leonardi, dovesse soccombere ad una puntura d’insetto…anche in quel caso saremmo, tutti noi, colpevoli e questo Stato che discrimina, mentre si flette incantato dinanzi alle sceneggiate indecorose di chi, non una sola volta nel corso della sua vita, ha sfiorato quel male assoluto, di cui si erge a profondo conoscitore, sbagliando peraltro “comicamente” riferimenti e soprannomi, dovrà interrogarsi, interrogare i silenzi e dar conto… almeno una volta, una sola…