di Davide Fusco
Incendio alla Cida: meglio i cittadini che i Sindaci
È stata una rovente estate di roghi. Tra i territori più colpiti terra di lavoro. Il 26 luglio fu sconvolto dall’incendio d’una fabbrica di caffè di San Marco Evangelista. Per domarlo occorse un giorno. Seguì un mese di miasmi. Poi, il 23 agosto, vigili del fuoco e WWF effettuarono la messa in sicurezza del sito. Da allora niente puzza. Con la bonifica da parte della proprietà il caso sarà finalmente chiuso. L’incidenza d’incendi di questo territorio rende probabile il ripetersi di simili episodi. Prevenire significa anche guardare a ciò ch’è stato. Quanto segue è un bilancio che mette in luce meriti e demeriti nella gestione del post incendio.
Cittadini e istituzioni
“E’ un disastro ambientale”, dichiarò a poche ore dall’incendio il Sindaco di Marcianise Antonello Velardi. Domato il rogo i sindaci di San Marco e dintorni piombarono in un assoluto silenzio. Intanto un crescente numero di cittadini, sui locali gruppi facebook, segnalava un lezzo che li costringeva a tenere chiuse le finestre. Molti scrivevano che la puzza giungeva dalla fabbrica incendiata. Le locali istituzioni tacquero fino allo scoccare del nove agosto. Quel giorno il Sindaco di San Nicola Vito Marotta ruppe il silenzio istituzionale con un post polemico su facebook. Dopo aver categoricamente smentito le voci che riconducevano la puzza alla fabbrica, scrisse: “l’origine della puzza notturna è ancora sconosciuta e certamente non salterà fuori scrivendo post indignati su facebook e offendendo chi sta sul campo senza sosta. L’impegno che serve è di tutt’altro genere ; denunciare e indicare alle autorità competenti la possibile zona di provenienza. Nel frattempo il collega di San Marco taceva.
La svolta
Il 23 agosto un gruppo di cittadini stufi dell’assenza di risposte tenne un presidio davanti la fabbrica. Un’ ora dopo era ricoperta da fumo e fiamme. Passò una volante dei carabinieri, la fermarono e chiesero d’allertare i pompieri. Arrivarono, spensero la fumarola e ai cittadini spiegarono che la puzza era dovuta alla mancata messa in sicurezza. Il giorno dopo il Sindaco di San Marco Gabriele Cicala la dispose con un’apposita ordinanza.
L’ora della favella
Per il Sindaco Cicala giunse il giorno dopo il presidio. I cittadini avevano fatto un rumore tale da rendere il suo silenzio troppo assordante. Provò a tranquillizzarli con un video in cui, tra l’altro, dichiarava: “la situazione è sotto controllo; il problema nasce dalla combustione dei chicchi di caffè ; la proprietà mi ha garantito che da qui a qualche giorno una ditta specializzata interverrà per rimuovere i rifiuti”. Peccato che aveva già disposto la messa in sicurezza”.
Mancate tutele
Il nauseabondo lezzo s’alzava ogni notte dalla fabbrica. I cittadini di San Marco lo sapevano, lo scrivevano e lo segnalarono più volte ai vigili del fuoco. Quelli che non sapevano o fingevano di non sapere erano i sindaci dei comuni interessati. Gabriele Cicala aveva il dovere di tutelare i cittadini con un’immediata ordinanza di messa in sicurezza. Preferì il silenzio e un immobilismo cui seguì un video in cui somigliava ad un gatto che corre nel tentativo d’acchiappare la coda d’un ormai lontano topo. Menomale che qualcuno ascoltò Marotta. L’autotutela, con queste istituzioni, è la sola soluzione.