di Padre Maurizio Patriciello
Renato Natale non è solo un sindaco, è un’icona della legalità nei nostri territori. A Renato Natale, Casal di Principe e tutto l’Agro Aversano debbono tanto. Amico e confidente del compianto don Peppino Diana, insieme alla famiglia, alla diocesi di Aversa, agli amici ne ha tenuta viva la memoria e la missione. Renato Natale ha rischiato la vita, negli anni caldi in cui a Casal di Principe lo Stato latitava, lasciando campo libero a quella maledizione che ha rovinato il nostro territorio, seminando disperazione, terrore, morte, fuga dei giovani verso mete più sicure. Sono stati anni in cui sembrava che per Casal di Principe la speranza di un futuro “normale”, fatto di gente che aveva a cuore la democrazia, desiderosa di affrancarsi da quel cappio al collo che le impediva di vivere e respirare fosse morta insieme a don Peppe, quel 19 marzo 1994. Non fui così. Non un inverno sterile ma una primavera ricca di frutti ci attendeva. L’Italia deve dire grazie a tanti uomini e donne della magistratura, alla Chiesa aversana, alle associazioni dei volontari, ai politici onesti e a un uomo come Renato Natale. Nel periodo in cui a Casale, la camorra faceva il bello e il cattivo tempo, elargiva denaro e paura, decideva chi dovesse vivere e chi invece finire al camposanto, i cittadini onesti hanno continuato a resistere. Tutto era inficiato, i Comuni, anche quando non venivano sciolti per infilitrazioni camorristiche, erano fortemente limitati a svolgere il loro lavoro. Si tirava a campare. Intanto le campagne si andavano riempendo di case, palazzi, ville mastodontiche, modeste abitazioni di gente comune. Tutto senza i regolari permessi voluti dalla legge, per il semplice fatto che i piani regolatori non venivano realizzati. Errori ce ne sono stati, ed giusto che chi ha sbagliato venga punito. Occorre, però, che vangano valutati singolarmente e alla luce della storia. Un conto sono i beni dei camorristi, altra cosa le piccole abitazioni della gente comune. Questo non è avvenuto a Casal di Principe. La Procura di Santa Maria Capua Vetere, infatti, ha decretato l’abbattimento di alcune case abusive, costruite negli anni del silenzio omissivo e complice delle istituzioni. È sempre triste assistere alla demolizione di una casa, anche se siamo contenti che la legalità viene ripristinata. Il primo a gioire per l’attenzione dello Stato verso il suo paese è proprio Renato Natale. Allora, perché si dimette? « Mi dimetto perché non mi sento di rappresentare uno Stato nel momento in cui si presenta con la faccia più torva. Si rischia una bomba sociale» ha detto. Il sindaco ha chiesto alla Procura una proroga di 100 giorni, il tempo per sistemare una casa alle due famiglie interessate dall’abbattimento, con quattro minori per non gettarli – in questo pesante tempo di pandemia – in mezzo alla strada. Natale, cioè, vuole fare il sindaco con l’intelligenza del cuore, non con la scure. Vuole, come ha sempre fatto, rimanere uomo di scienza – è medico – amico della gente onesta, rappresentante dello Stato. Amalgamare il tutto non è semplice. Il sindaco di Casal di Principe ha bisogno di aiuto. Non lasciamolo solo. Evitiamogli di fare questo passo, nobile ma terribilmente pericoloso. Umilmente osiamo chiedere alla Procura di Santa Maria, che gli venga concesso quanto chiede non per sé ma per i piccoli. Credo che a una sola domanda si debba rispondere: è possibile gestire questa situazione con umanità senza retrocedere, nemmeno per un istante, al valore immenso della legalità? Secondo noi, amici del sindaco, volontari e credenti impegnati sul territorio per il ripristino della legalità, si. Rimaniamo accanto ai bambini di Casale di Principe. Non permettiamo che si sentano ostaggio di uno Stato lontano e senza cuore. Chiediamo a Renato Natale di non deporre la fascia tricolore. Fino ad oggi a quella fascia ha fatto fare solo bella figura.