SAN TAMMARO – “In ogni campagna elettorale dobbiamo preoccuparci non tanto di capire quali proposte saranno presentate e realizzate per le generazioni che verranno dopo di noi, ma a difendersi dal fango dell’intimidazione in pieno stile camorristico”. Comincia così l’accorato appello del candidato sindaco Emiddio Cimmino che continua:
“Cari Tammaresi, eccoci, puntuale come in un rituale macabro, con la campagna elettorale inizia anche la campagna “anonima” del fango, poiché gli anonimi perennemente animati da odio, livore, frustrazione e invidia, sono all’opera, sempre con le stesse modalità, con il più squallido dei metodi camorristici: l’intimidazione.
Menzogne e piagnistei raccontati privatamente, ignari di poter essere registrati, agnellini e pie donne si industriano a confezionare accuse di ogni genere che puntano a rendere un inferno emotivo le prossime settimane: avvelenano i pozzi e fino ad ottobre faremo i conti con l’angoscia e la rabbia, accusati di ogni nefandezza, ma se fossero vere queste illazioni le racconterei in piazza non di nascosto. Non sorge il dubbio forte, reale, che siano accuse da fogna?
Sono il loro pane quotidiano, ma perché? La risposta è che da un lato puntano a minare la serenità personale e l’armonia familiare dei candidati, invitati a desistere perché tanto la politica è una cosa sporca, dall’altro mirano ad intimidirli, in modo da attenuare ogni entusiasmo.
Ebbene, tra queste persone e i camorristi che minacciano o mettono bombe, estorcono denaro ed usano la violenza, non c’è nessuna differenza, anzi c’è: a loro manca il coraggio per questo agiscono da vigliacchi.
Infine, in dieci anni abbiamo dimostrato, ed i fatti che sono sotto gli occhi di tutti e parlano per noi, di avere forza, determinazione, entusiasmo e voglia di fare, andiamo avanti.
Nel 2008, abbiamo ereditato una macchina senza motore e senza ruote, nel 2018 abbiamo lasciato in gara un’auto da corsa che, inspiegabilmente, si è fermata e il pilota non è stato capace di ripararla. Ora possiamo raccontarla come vogliamo e con gli argomenti più convenienti, ma questi sono i fatti, piuttosto, evitiamo di riportare nelle stanze del Comune coloro che gli hanno fatto tanto male, che hanno attinto a piene mani dai cassetti e che devono ancora restituire il malloppo. Evitiamo altro male a questa città, che è luogo d’arte (la Reggia di Carditello, la Fontana Carolina), è luogo di cultura (Domenico Capitelli, presidente del Parlamento Napoletano nel 1848, è Tammarese), sarà un luogo sereno con noi, sede di una comunità vera che si rispetta, si vuole bene e costruisca le fondamenta di una vita migliore per tutti, senza scegliere chi vota a favore o contro, la carica di sindaco ha il dovere di accogliere fra le sue braccia tutti, ma proprio tutti. Viva San Tammaro!”.