– di Nicolò Antonio Cuscunà in diretta da Nicotera –
In un film con questo titolo, uno degli attori protagonisti, Alessandro Siani, dice che arrivando al SUD si piange due volte, quando si arriva e quando si parte. Le lacrime dipendono a seconda del soggetto che le versa. Nel film di Luca Miniero, all’arrivo e alla partenza l’attore Claudio Bisio (direttore delle Poste di un paesino del Sud) versa copiose lacrime. Per disperazione, all’arrivo in quel luogo sconosciuto e per dispiacere nel lasciarlo dopo che se ne era innamorato. Per chi ritorna in terra propria, le lacrime sono per i ritrovati affetti dei luoghi d’origine, la tristezza per l’abbandono degli stessi alla partenza. Ci sono anche le lacrime di disperazione, di rabbia e delusione nel (ri)trovare i luoghi delle radici e del cuore nell’abbandono. Abbandono derivato da colpevoli omissioni posti in essere da quanti al contrario dovrebbero custodirli. Lacrime di delusione, lacrime di rabbia nel constatare l’aggravarsi di deficienze organizzative, strutturali, ambientali e dell’impotenza risolutiva causata dall’ignoranza. Infine, ci sono le lacrime di gioia di quanti vengono al Sud in cerca di tranquillità, serenità e dolce accoglienza, e scappano piangendo di rabbia e sdegno per non averli trovati. Nel nostro caso, le lacrime sono di sconforto e di rabbia nel constatare negatività di un Sud disilluso, tradito e abbandonato da quelle istituzioni preposte a curarne e incentivarne lo sviluppo. L’autostrada del Mediterraneo (da Salerno a Reggio Calabria) A2 accoglie chi la percorre senza pagamento del pedaggio, scelta voluta per incentivare lo sviluppo delle Regioni attraversate (Campania -Salerno; Basilicata e Calabria). Asse viario ben ristrutturato, sicuro, scorrevole per le migliorie effettuate negli ultimi 10 anni. Percorrendola non t’accorgi d’essere al sud anche con i paesaggi mediterranei, la flora e il clima, luoghi da favola mutevoli e incantati. Cogli la realtà solo fermandoti alle aree di servizio, di sosta o parcheggio, lo scenario è dappertutto identico: abbandono e sporcizia li accomunano col puzzo d’urina fermentata al sole. D’incanto svaniscono desiderata e sogni, la realtà trascina nello sconforto. Il Sud è meta di turismo, nazionale ed estero, d’escursione, di ricerca, storico, climatico, della memoria e delle radici. L’arrivo a destinazione riserva più gravi e peggiori situazioni incancrenite, colpevoli endemismi senza soluzioni. Le terre spopolate del sud, scrigni di cultura, bellezze e storia, inesauribili giacimenti di materie produttrici d’economia da turismo, appaiono sotto utilizzate, colpevolmente abbandonate tranne rarissime eccezioni. L’assenza delle istituzioni è pressoché totale, i tentativi d’inversione di tendenza, di alcuni EE.LL., sono vanificati per scollegamenti e superficialità degli stessi. I giacimenti attrattori e produttori d’economia turistica, materia prima rinnovabile: mare e monti, paesaggi e beni architettonico-storici, prodotti dell’eno-gastronomico non sono messi in produzione, per colpevolezze degli amministratori locali. L’autonomia degli Enti Regionali, invece d’essere ricchezza rappresenta un “disvalore” insormontabile. Le regioni del Sud procedono con differente andatura, alcune a passo veloce e adeguato agli inesorabili tempi delle ferree leggi del mercato globale (Puglia e Basilicata); altre anziché avanzare, retrocedono inesorabilmente per l’ignoranza politico-amministrativa di chi le governa. Non adeguamento a direttive e leggi in materia di tutela ambientale e promozione d’economia turistica sono i principali drammi del Sud. L’autonomia regionale in materia: turismo, ambiente, trasporti locali e sanità, invece di ricchezza rappresenta un vero fallimento. Borghi abbandonati all’incuria e degrado, nuovi insediamenti edificati senza rispetto delle norme edilizie (assenza di PGR e PUC) e senza i corretti standard urbani; cementificazioni selvagge di litorali; preistorico sistema di smaltimenti di rifiuti solidi e liquidi. Questi gli elementi mancanti o carenti che rendono il Sud invivibile ai residenti e trappola mortale per gli avventori-turisti (inquinamento marino e terrestre). Per i “turisti delle radici” il dramma delle manchevolezze è ancora più grave. Chi ritorna nei luoghi della memoria del cuore, luoghi abbandonati per necessità e bisogni, luoghi sognati ed idealizzati anche causa la lontananza, vorrebbe trovare il “rinascimento”, lo sviluppo e non il regresso. Turisti-consumatori, avventizi o delle radici trattati come polli da spennare, invece d’essere riconosciuti come soggetti da capire ed assecondare nelle esigenze e desideri. Accade che i portatori di ricchezza non solo economica, diventino soggetti da usare e gettare, da non incentivare al ritorno ma mettere in precipitosa fuga. Purtroppo nel profondo Sud della penisola italica, ataviche ed incancrenite costumanze impediscono di volare alto e decollare. Colpe e responsabilità sono ascrivibili alla classe politica e ai cittadini che questi politici rassegnatamente sceglie. Ed ecco comprendere perché chi viene al Sud piange due volte; il secondo pianto è di rabbia, d’impotenza e disperazione per l’abbandono in cui è condannata questa parte d’Italia ricca di risorse storiche, culturali, paesistiche e ambientali, povera di quel materiale umano in grado di conservarle e valorizzarle per creare ricchezze per tutti.