MORTE DI MARCO BERNARDINI: LE RISPOSTE VERRANNO DALL’AUTOPSIA PSICOLOGICA E DAGLI ESAMI TOSSICOLOGICI

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  malke MORTE DI MARCO BERNARDINI: LE RISPOSTE VERRANNO DALL’AUTOPSIA PSICOLOGICA E DAGLI ESAMI TOSSICOLOGICI
–   di Ursula Franco   –       
“I soggetti in preda al delirio ed alle allucinazioni possono mettere in atto comportamenti imprevedibili di tipo grossolanamente disorganizzato, ovvero condotte strane con carattere d’impulso, immotivate, irrazionali, inutili, insensate, assurde, tra queste si riscontrano smorfie, stereotipie, automatismi verbali, fughe senza meta, denudamento, suicidio e delitti senza scopo (Ugo Cerletti, Scritti sull’elettroshock, Roberta Passione, Franco Angeli Editore)”.
Marco Bernardini MORTE DI MARCO BERNARDINI: LE RISPOSTE VERRANNO DALL’AUTOPSIA PSICOLOGICA E DAGLI ESAMI TOSSICOLOGICIIl corpo dell’imprenditore Marco Bernardini, 37 anni, è stato trovato lunedì 12 luglio nella piscina dell’Hotel Firenze di Abano Terme, un hotel chiuso da oltre un anno a causa di un fallimento.

 Giovedì 8 luglio Marco ha dormito in un albergo non distante da casa sua sui Colli Euganei. Nella serata di venerdì 9 luglio, un testimone lo ha visto, in stato psicofisico alterato, nei pressi dell’Hotel Firenze. Il teste ha riferito di averlo visto gesticolare ed urlare frasi senza senso. Quella stessa sera una telecamera di sorveglianza ha ripreso Marco mentre scavalcava la recinzione per entrare nel giardino dell’Hotel Firenze. Durante la notte un altro teste ha sentito un tonfo e ha chiamato i carabinieri che però non sono entrati nel complesso abbandonato.

hotel marco bernardini MORTE DI MARCO BERNARDINI: LE RISPOSTE VERRANNO DALL’AUTOPSIA PSICOLOGICA E DAGLI ESAMI TOSSICOLOGICILunedì la denuncia di scomparsa da parte dei familiari di Marco. Sempre lunedì il custode dell’Hotel Firenze ha trovato un cadavere in piscina, una piscina con un metro e mezzo di acqua fangosa. Sul corpo, ad un primo esame, il medico legale ha rilevato soltanto un’abrasione sul fianco. Marco era in mutande, al polso l’orologio, vicino alla piscina i suoi vestiti.
Giovedì 15 luglio è stata eseguita l’autopsia sul cadavere e sono state disposte le analisi tossicologiche.
Il padre del Bernardini ha dichiarato: «Marco era un entusiasta della vita, un ottimista, impossibile che si sia ucciso. Non so cosa è successo in quel momento. Noi lo sentivamo poco perché lui lavorava tanto, anche troppo, io gli dicevo sempre di rallentare, l’avevamo sentito venerdì pomeriggio su Whatsapp, un saluto veloce, normale, come tante altre volte. Poi il silenzio. Non so darmi una spiegazione, mio figlio non prendeva sostanze, non troviamo ragione di questa tragedia».
Un’amico di Bernardini: «I genitori hanno lanciato l’allarme giovedì, non sentendo più Marco. Viveva da solo, in un’abitazione del centro di Abano, ma domenica pare avesse alloggiato all’Hotel Zodiaco, poco distante dall’ex Hotel Firenze, dove si è consumata la tragedia. Si era reso irrintracciabile tanto che aveva lasciato a casa cellulare, chiavi, portafogli, documenti. Non ci sappiamo spiegare cosa possa essere successo. Avevo visto Marco non molto tempo fa, eravamo andati a prendere una birra al Tankard. L’avevo visto molto preso dalla sua azienda, un po’ stressato, ma non so se ci fossero problemi. Quello che so di certo è che l’azienda era una ditta importante e che aveva dei dipendenti».
L’amico d’infanzia lo ricorda così: «Veniva da una bella famiglia, era un ragazzo d’oro. Amava la bella vita, le auto, le barche e le vacanze. Gli piaceva anche frequentare locali, discoteche. Era una persona per bene, come tanti. Non sappiamo cosa possa aver portato a questa fine. Facciamo fatica pensare che possa essersi suicidato, per di più in una piscina con un metro e mezzo di melma. Forse qualcuno può avergli fatto del male, ma non sta a noi stabilire le cause del decesso. Sappiamo che ci sono un’autopsia e delle indagini in corso, che chiariranno la vicenda. Purtroppo lunedì pomeriggio, quando è arrivata la segnalazione di un uomo ritrovato morto in piscina all’Hotel Firenze, abbiamo avuto tutti la brutta sensazione, poi confermata, che potesse essere proprio Marco».
OMICIDIO, SUICIDIO O INCIDENTE?
Marco non è stato ucciso. La notte in cui ha perso la vita era da solo, lo provano le registrazioni delle telecamere di sorveglianza.
Permette di escludere che sia stato ucciso anche il fatto che al momento della sua morte fosse in mutande.
A dire di alcuni suoi conoscenti, così almeno riportano alcune testate, Marco era perseguitato da qualcuno. Giovedì 8 luglio il Bernardini ha dormito in un albergo non distante da casa sua. Le indagini accerteranno se fosse davvero perseguitato o se avesse la percezione di esserlo. Un delirio persecutorio potrebbe averlo indotto ad allontanarsi da casa. Un testimone ha riferito che, poco prima di entrare nel giardino dell’hotel abbandonato, Marco appariva agitato e diceva cose senza senso a voce alta. Prima di morire, si è spogliato.
Questi dati inducono ad ipotizzare che Marco Bernardini fosse in preda ad una crisi psicotica e che possa essere annegato in seguito ad un incidente. I soggetti affetti da psicosi possono infatti mettere in atto comportamenti anomali che, a causa dell’assenza di capacità critica dovuta alla compromissione intellettiva, possono risultare pericolosi.
Più difficile pensare che Marco possa essersi suicidato.
La psicosi, volgarmente detta “esaurimento nervoso”, può essere primaria o secondaria a patologie organiche o all’abuso di droghe e/o alcool e più frequentemente si manifesta con un quadro caratterizzato da allucinazioni e delirio cui può aggiungersi un disturbo comportamentale: il denudamento.
Le modalità d’esordio della psicosi sono variabili, raramente una crisi psicotica si presenta all’improvviso, nella maggioranza dei casi, prima della vera e propria crisi psicotica, possono manifestarsi alcuni segnali quali: disturbi dell’umore, ritiro sociale, disturbi del sonno, ansia, incapacità a concentrarsi, ritualità comportamentali e pensieri ossessivi. Alcuni di questi segnali, essendo aspecifici, sono difficilmente individuabili come clinicamente rilevanti all’occhio inesperto di un familiare e spesso perfino a quello più esperto di un medico di base; altri segnali, quali possono esserlo i pensieri ossessivi, sono più specifici. Questi segnali sono indici di un esordio subacuto della malattia e, purtroppo, nella maggior parte dei casi, vengono identificati e gli viene attribuito un giusto significato solo a posteriori, solo dopo che la crisi psicotica si è manifestata nella sua interezza.
I pensieri ossessivi persecutori, che possono precedere una crisi, sono da equipararsi a prodromi e, come i deliri, hanno contenuti strettamente legati all’esperienza personale di chi li manifesta. Per quanto riguarda il loro contenuto, i pensieri ossessivi persecutori sono sovrapponibili alle tematiche del delirio persecutorio che il soggetto manifesta durante la crisi psicotica vera e propria.
SE FOSSE PSICOSI, SAREBBE PRIMARIA O SECONDARIA?  
La risposta verrà dall’autopsia psicologica e dalle risultanze delle analisi tossicologiche che permetteranno di escludere o di confermare l’assunzione di droghe o psicofarmaci.
CASISTICA
– La sera del 25 marzo 2017, a San Piero a Ponti, in provincia di Firenze, alcuni testimoni hanno riferito alle forze dell’ordine di aver visto il povero Luciano Morreale, un esperto di karate di 37 anni, in preda ad un forte stato di agitazione, denudarsi e poi cadere da un muretto morendo.
– Il 20 gennaio 2018 Mohamed Ghamni, un tunisino di 43 anni, è stato rinvenuto privo di vita nel cortile di una villa in ristrutturazione in via del Mattatoio, a Camaiore. Il Ghammi era completamene nudo. I suoi abiti sono stati ritrovati davanti al portone di casa che è risultato chiuso a chiave. Il medico legale Stefano Pierotti non ha rilevato alcun segno di violenza sul cadavere né segni di trascinamento. Un esame tossicologico ha rilevato tracce di cocaina sia nel sangue che nelle urine. La morte è intervenuta per assideramento.
– Il 24 gennaio 2014, a Costigliole d’Asti, Elena Ceste, una donna di 37 anni, poco dopo le otto del mattino, in preda ad una crisi psicotica, si è denudata nel giardino di casa sua, lasciando una maglia e le ciabatte davanti al portone ed il resto dei suoi indumenti davanti al cancello, si è poi allontanata nei campi e si è nascosta a circa 800 metri di distanza da casa sua in un tunnel di cemento del Rio Mersa dove ha trovato la morte per assideramento. Sui resti della Ceste non sono state riscontrate lesioni riconducibili ad una morte violenta e l’autopsia psicologica ha permesso di diagnosticarle un disturbo psicotico. La Ceste si era nascosta nel tunnel di cemento dove ha trovato la morte per assideramento per sfuggire ad immaginari persecutori di cui aveva fatto menzione a familiari e conoscenti. Il denudamento è una tra le anomalie del comportamento che possono manifestarsi nei soggetti psicotici (DSM- 5), il fatto che i carabinieri della stazione di Costigliole d’Asti e la procura di Asti ignorassero questo dato scientifico li ha condotti a ritenere che il ritrovamento dei resti della Ceste privi degli abiti fosse la prova dell’omicidio mentre non era altro che la conferma della crisi psicotica che aveva colpito la donna il giorno della sua scomparsa. Peraltro il primo a diagnosticare la psicosi alla Ceste era stato proprio lo psichiatra consulente della procura.