I vertici dell’Azienda di trasporto pubblico locale di Caserta e le Commissarie Prefettizie che hanno la responsabilità gestionale, sono riusciti in un compito arduo che difficilmente si realizza: hanno unito tutte le Organizzazioni Sindacali presenti in Azienda, pur se con le loro diverse anime, nell’intento di respingere una richiesta di cassa integrazione per i lavoratori, immotivata, poco chiara ed ai limiti della regolarità.
Durante il tavolo telematico con la Prefettura di Napoli di ieri, in cui non era presente l’Azienda, né il consulente a cui si è affidata per lo sviluppo dell’esame congiunto (altro spreco di denaro pubblico), le Commissarie Prefettizie hanno trovato l’opposizione convinta dei sindacati, che hanno fatto presente come la comunicazione di tagliare il servizio del 50%, con conseguente taglio dell’orario di lavoro per i dipendenti, compresi gli autisti, fosse una decisione sbagliata e non legata alle reali richieste di mobilità dei cittadini, e che avrebbe provocato da una parte il sovraffollamento degli autobus (e quindi innalzato notevolmente il rischio di contagio all’interno dei mezzi pubblici) e dall’altra una forte perdita economica per le maestranze, visto che l’Azienda CLP, diversamente da tutte le altre Aziende di trasporto pubblico locale della Campania, non ha manifestato la disponibilità di anticipare ed integrare le parti economiche che i lavoratori andrebbero a perdere attraverso il fondo bilaterale di solidarietà e la cassa integrazione.
L’Unione Sindacale di Base, così come le altre Organizzazioni Sindacali, ha chiesto il ritiro immediato del provvedimento unilaterale dell’Azienda, partito addirittura in modo retroattivo rispetto all’esame congiunto di martedì 16 marzo scorso.
Un provvedimento che riteniamo motivato esclusivamente dalla volontà dell’Azienda di fare cassa tagliando sul costo del lavoro, considerando che la Regione Campania si è fatta garante di pagare tutti i chilometri minimi previsti, al netto della crisi pandemica: CLP percepisce ugualmente l’intera somma prevista dall’ente regionale, ma taglia ugualmente il servizio ai cittadini e mette i lavoratori in condizione di perdere potere d’acquisto.
Inaccettabile!
I lavoratori dell’ex ACMS e gli utenti che usufruiscono del trasporto cittadino di Caserta e non solo hanno già pagato a sufficienza gli errori gestionali, imprenditoriali e politici degli ultimi anni, ora non vogliono più pagare.
Qualora l’Azienda decidesse di non considerare la posizione delle Organizzazioni Sindacali, l’USB si muoverà nelle sedi opportune.
Intanto, si va verso lo sciopero!