GOVERNO D’UNITÀ NAZIONALE

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–        di Nicolò Antonio Cuscunà         –           

In fasi concitate come le attuali, a caldo, è difficile dire, comprendere e spiegare quanto accaduto.  Non solo perché le ferite calde e aperte producono dolore, ma per come le ferite sono state causate. Fine del governo Conte bis, il tentativo di trissarlo, non cambiando nulla, è – fortunatamente –  fallito. Doloranti gli strenui sostenitori dell’avvocato del popolo, tranne Matteo Renzi artefice dello sfratto da palazzo Chigi. Non è facile far comprendere l’operato del politico più odiato del momento: Matteo Renzi. I confronti scontri nella sala della Lupa non hanno sortito il Conte ter, ma hanno chiarito che il Conte bis era nettamente da cambiare – Recovery Fund totalmente da rifare-. Incompleto, in parte non scritto, dimostra l’inaffidabilità di Conte e dei suoi ministri. PD, M5S e Leu, a diverso titolo, hanno ammesso le indispensabili rettifiche -migliorative- da farsi per renderlo calzante all’emergenza pandemica Covid 19-. A ben ragionare, l’apertura della crisi è giunta in ritardo rispetto ai danni esistenti nel Paese – 150 miliardi già spesi per l’emergenza – piano vaccinale colabrodo – scuole e università chiuse, sanità azzoppata.  L’avvicinarsi delle scadenze – richieste dall’U.E. – da risolvere rispetto le inadempienze programmatiche-riformiste non realizzate, comunque avrebbero fatto saltare il coperchio del Pandora-Conte. Forse, sarebbe il caso dire: “Renzi avrebbe fatto bene a non fare nascere il Conte bis”. Errare è umano, perseverare nell’errore è imperdonabile. Per questi motivi non è facile dire e fare comprendere l’esistenza di meriti collegabili all’apertura della crisi. Sicuramente Matteo Renzi non è politico sprovveduto e folle, come da tutte le parti a sproposito urlato, né antepone gli interessi del Paese a quelli di parte. Certo è che entrambi gli interessi nell’occasione sono stati accorpati per essere tutelati. Ferite doloranti calde, a meno di 24 ore dall’addio al Conte bis, già le urla della folla inferocita contro il toscanaccio, stentano a sentirsi, sono un sommesso vociare. Molti distinguo, altrettanti distanziamenti e primi disconoscimenti. Conte, salvatore della Patria, blindato più di “Fort Knox” (deposito riserve auree USA), è già diventato arrogante accentratore, carceriere della democrazia parlamentare, imperatore di una corte di mediocri. Artefice del cambio repentino degli umori, l’informazione “libera”. Non ancora tramontato l’astro Conte-Casalino, il popolo “colto e sensibile” supera l’uno vale uno d’incompetenti, per meglio affidarsi all’uno di valore con competenze acclarate. L’alba Mattarella-Draghi non è ancora “aurora” ma tutti la definiscono “giornata radiosa” di “rinascita“. Altro che terzo canto del gallo.

Governo Tecnico.

Urlare al colpo di stato è solo perdita di tempo. Non è la prima volta né sarà l’ultima di “non eletti” chiamati a risolvere i nostri problemi. La colpa è solo nostra, cioè, nostra e dei nostri nominati in Parlamento. In democrazia il popolo ha i governanti che si sceglie o che si merita, e di questo non possiamo accusare nessuno

Come governerà Mario Draghi? L’ex di Banca Italia, della BCE, economista internazionale, stimato ed apprezzato da tutti i governi democratici del mondo e dall’Unione Europea sarà il mago dei miracoli o l’umano di: “questo passa il convento”? Presto a dirsi e a immaginarsi. Mario Draghi, tutti lo pensavano, molti lo desideravano, adesso vedremo chi lo sosterrà.

La cura Draghi necessita di un Parlamento con numeri da “forte consenso”, altrimenti non cambierà molto. Per farsi coinvolgere e coinvolgere Draghi, Mattarella ha già fatto la conta e sa come non demolire un “prodotto di qualità made in Italy”. Adesso dipende dai gruppi presenti in Parlamento.

Draghi, occasione per far decadere i falsi “simulacri” populisti e sovranisti.

Questa è la storica occasione arrivata tra le mani del Centrodestra italiano. Grazie a Renzi, Salvini e Meloni, di colpo, diventano indispensabili alla stagione delle riforme (Meloni lo è già stata con Monti), sapranno farne profitto per indirizzarle alla loro “visione”? Questa l’occasione.

PD, M5S e Leu, senza il collante Conte, andranno per le loro rispettive strade, parallele al CDX o ortogonali? Presto a dirsi.