NAPOLI – “Si parla spesso in Italia di immigrazione ma dobbiamo riconoscere che la vera emergenza, soprattutto al Sud, riguarda l’emigrazione giovanile: i numeri forniti dalla Svimez nel Rapporto 2024 parlano chiaro: negli ultimi 10 anni sono quasi 200 mila i giovani laureati che hanno lasciato il Sud per il Centro-Nord. E in 138mila si sono trasferiti dall’Italia all’estero. In quasi 3mila Comuni le scuole primarie sono a rischio chiusura per mancanza di bambini”.
Lo ha affermato Pasquale Lampugnale, vicepresidente nazionale PI Confindustria, nel suo intervento al Pmi Day di Piccola Industria di Confindustria svoltosi a Napoli sul tema “Costruire il Futuro connettendosi nel Presente. Una sfida aperta per i Giovani, le Imprese e le Istituzioni” al quale hanno partecipato, fra gli altri, il presidente nazionale PI Confindustria Giovanni Baroni e tutti i presidenti territoriali della Campania.
“I giovani – spiega Lampugnale – rappresentano il capitale su cui costruire, attrarre investimenti e attivare processi di sviluppo. Dobbiamo investire sui laureati e accompagnarli nel mondo del lavoro. È opportuno investire nella formazione continua, che consente ai lavoratori di aggiornare le proprie competenze in un mercato del lavoro sempre più in rapida evoluzione. L’Italia è fanalino di coda nell’Ue per percentuale di neolaureati e neodiplomati occupati: 67% nel 2023, ben al di sotto della media europea dell’83%. Bisogna dunque sostenere l’imprenditorialità giovanile e la digitalizzazione delle PMI, e prevedere incentivi fiscali e contributivi per chi assume under 30, specialmente nel Sud;
Vogliamo e dobbiamo – continua – riportare a casa i nostri giovani che hanno maturato esperienze significative internazionali, per evitare di disperdere know-how. Per invertire la tendenza della fuga dei cervelli e favorire il loro ritorno è necessario creare nel nostro Paese un ecosistema favorevole in grado di valorizzare le competenze acquisite all’estero e offrire qui vere e importanti opportunità di concreta crescita professionale.
Anche le PMI, da parte loro, devono però naturalmente fare la propria parte e preoccuparsi di come attirare i giovani laureati qualificati. Come esplicitato anche nel Rapporto Draghi, le aziende devono quindi avviare una fase di managerializzazione, e vanno sostenute in questo percorso di crescita che consentirebbe loro di essere più attrattive nei confronti dei giovani laureati e di aprirsi maggiormente al mercato attirando professionalità con competenze ancora più qualificate. Si potrebbe così creare un connubio vincente – conclude Lampugnale – nel quale i giovani laureati trovano anche nelle piccole e medie imprese del Mezzogiorno una buona prospettiva di vita e di crescita. Se non saremo capaci di innovare in questo senso, rischiamo di lasciare fuori dal mercato il 90% delle aziende”.