– di Francesca Nardi –
Soltanto chi ignora il pregresso e, saccente tanto da non preoccuparsi di uscire dall’ignoranza, affronta a cuor leggero argomenti di cui non conosce la genesi, può discettare intorno alle intenzioni di un socialista, tale da sempre e da prima di sempre ed alle sue scelte, per quanto ad una lettura superficiale, esse possano apparire contradditorie… a meno che, ignoranza a parte, i giudizi di chi ignora, non derivino esclusivamente da una cattiva fede consolidata. Pertanto, quando il consigliere socialista Romolo Vignola, estraneo per indole, alle manfrine della convenienza spicciola ed alle circonvoluzioni in un bicchiere, in cui si dilettano i sicari della domenica, decide che la città ha bisogno di un atto di coraggio e soprattutto di amore che sconfigga sul nascere, le losche manovre di qualche personaggio al quale la dignità di una citta e del suo Comune, interessano tanto poco quanto nulla, e accantonando provvisoriamente i suoi principi ideologici, decide di entrare in Giunta attraverso un rappresentante del suo gruppo, non sono mancate le critiche in modalità oxfordiana e cioè “avvacanti”. Infatti, secondo il grado di maturità politica acquisito dai “praticanti”, ma soprattutto in virtù della scarsa memoria di sé, che consente loro di essere sconsideratamente, addirittura temerari, i critici d’arte ufficiali, non hanno ancora esaurito le loro cartucce, ignari soprattutto del fatto che potrebbero far loro lo scherzo di esplodere in un sonoro ma drammatico flop.