CASAGIOVE – Una vigilia piena di emozioni, molti atleti della G.S.S Antonio A.S.D. di Casagiove si allenano costantemente al gioco delle bocce, imparando a conoscere le proprie capacità ed ad intervenire per modificarle, si relazionano con altre persone che mettono a disposizione il loro buon senso e la loro collaborazione. E’ un’attività particolare che permette loro di sperimentare il lavoro di squadra, lo spirito della collaborazione, lo spirito di cooperazione e la fatica di sottostare alle regole. E al termine degli allenamenti vivono le emozioni, ma soprattutto l’entusiasmo per la partecipazione al “Trofeo dei Soci Defunti” che quest’anno è giunto alla 43 ° edizione. Abbiamo ascoltato le parole degli atleti che hanno raccontato le loro emozioni a cinque giorni dall’inizio del torneo. Domenico Trizio è stato il primo a raccontare la sua propria emozione: “Ho iniziato a giocare da bambino all’età di 5 /6 anni sono pugliese di Bari, da un anno gioco con la società del Sant’Antonio di Casagiove, vivo il gusto della sfida e della competizione, l’aspettativa della vittoria, ma soprattutto la voglia di partecipare come protagonisti in un ambiente diverso da quello abituale.” Giuseppe Tartaglione che viene da Marcianise ha raccontato invece la sua grande passione per lo sport delle bocce: “Gli allenamenti, portano i propri frutti”. Il sacrificio è sempre presente, dietro ogni successo ci deve essere impegno e determinazione sotto tutti i punti di vista. “Sono innamorato di questo sport – Non ho lasciato nulla al caso e questo è stato possibile soprattutto grazie alla mia famiglia a tutte le persone che mi sono state vicine ed infine grazie al gruppo sportivo Sant’Antonio. Mi ero posto un obiettivo e sono riuscito a raggiungerlo. Questo sport esprime bellezza assoluta, esprime una grande fonte di essenzialità per i giovani. Ho disputato 3 Campionati italiani nella mia storia sportiva. In questo momento ho capito i progressi che ho fatto e sono pronto a giocare il torneo col massimo delle mie convinzioni. Darò tutto me stesso, ma soprattutto tutto per il Sant’Antonio, la divisa del Circolo dove appartengo rappresenta la mia vittoria più emozionante”. Clemente Agnesi maddalonese doc ha espresso invece il senso di appartenenza per il Sant’Antonio: “Lo sport delle bocce rappresenta da sempre un valido senso di aggregazione umana, ho iniziato a giocare all’età di 18 anni, nel mio bagaglio sportivo ci sono 10 gare regionali vinte, non posso che ringraziare tutti i miei compagni di squadra, mi auguro di migliorare sempre di più per poter partecipare sempre alle competizioni nazionali, ma soprattutto mi auguro di realizzare grandi soddisfazioni perché abbiamo l’opportunità di socializzare e girare l’intera Campania. Il mio sogno che la Federazione, soprattutto la sezione casertana possa lavorare per rendere sempre più importante lo sport delle bocce in provincia di Caserta. Le società più piccole devono essere valorizzate con un grande rilancio federale ed agonistico. Noi siamo atleti a tutto tondo che sudano la divisa sportiva che portiamo. Lo sport delle bocce deve essere conosciuto in tutte le scuole casertane. Massimo Palmiero si è aggregato anche lui alle parole del suo compagno di squadra Clemente evidenziando sempre di più l’impegno di chi governa lo sport delle bocce: “Ho iniziato a giocare all’età di 8 anni giocando fino a 17 anni, ora mi sento di nuovo pronto per essere protagonista assoluto. Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha detto o sentito dire questa frase. In ambito sportivo e non, e con un palese senso di ridicolo verso quel gioco etichettato come “anziano”. Non tutti sanno però (forse quasi nessuno) che questo è uno sport antichissimo (le prime testimonianze risalgono al 7000 a.C.) e romantico, quasi d’altri tempi, con un imprinting sociale, inclusivo e dai risvolti fantasiosi e imprevedibili. Le bocce incarnano sempre il valore dell’eredità familiare. Un passaggio di consegne che avviene tra nonno e nipote, tra padre e figlio. Dal campetto di periferia al bocciodromo, dal parco alla spiaggia, tutti, almeno una volta, abbiamo preso in mano una boccia provando a destreggiarci tra un tiro al volo e un lancio più o meno calibrato. Immaginando di ripetere le gesta dei giocatori professionisti o dei nostri nonni sempre competitivi. Mi auguro in un cambio generazionale all’interno di questo sport, la Federazione deve lavorare nella provincia di Caserta per salvaguardare le piccole strutture – io mi sento un portacolori del Sant’Antonio, questo gruppo sportivo rappresenta una grande famiglia – le bocce mi hanno cambiato la mia vita, in ambito sportivo ma soprattutto a livello personale. Mi hanno fatto scoprire di avere risorse che credevo di non possedere più. Bisogna aver tanta consapevolezza dentro il proprio animo per poter puntare alla vittoria. La Federazione deve mettere i giovani al centro del loro lavoro con progetti dedicati alle scuole. Il mio lavoro sportivo si focalizza non solo sull’aspetto tecnico e mentale ma soprattutto su quello emozionale. Voglio trasferire il mio entusiasmo per questo credo che servano figure di riferimento che possano trasferire ai giovani quello che oggi si chiama know how, ma che quando ero bambino si chiamava eredità.” La maggior parte dei cittadini di Casagiove sentendo il nome di Giuseppe Tescione detto “Pacchetta” vuole mettere in evidenza la passione della storia del gioco delle bocce a Casagiove. “Ho iniziato a giocare a 18 anni ed ho giocato fino a 15 anni fa. Ho giocato per 45 anni. Nel mio bagaglio sportivo ho vinto 250 gare, 170/180 gare nazionali. Tescione, sin da giovanissimo, ha coltivato questo sport per passione, in compagnia di amici nelle piacevoli giornate della vita. <<Trascorro spesso le ore della mia giornata all’interno del Circolo sportivo Sant’Antonio >> – racconta Tescione, con aria serena mentre mi parla della sua vita sportiva all’interno della quale ho appreso moltissime notizie relative allo sport delle bocce. << Cerco sempre di giocare e tenermi allenato, l’umiltà in questo sport è sempre importante. Il gioco delle bocce è uno sport che ha molti vantaggi e dà beneficio al corpo. Mi auguro che la Federazione, soprattutto quella casertana, avvicini sempre di più i giovani al gioco delle bocce. Non dovrà esserci come prima l’egoismo degli anziani perché noi anziani dobbiamo essere i maestri di vita delle nuove generazioni>>. Nel 73 ho vinto il Campionato italiano l’emozione di quell’anno è stata fantastica. Nel 74 ho avuto invece l’onore di partecipare al Campionato Europeo a Novara vincendolo, quel contesto sportivo vive ancora dentro di me, da brividi rappresentare l’Italia. Ad un occhio attento, quello delle bocce potrebbe risultare un passatempo, si tratta invece di una disciplina che richiede una buona mira, unità alla capacità di calibrare bene il lancio, necessita di molto allenamento e soprattutto di grande concentrazione. Ricordo con piacere sia Bruno Gentile che Francesco Maiello, ma soprattutto ho praticato questo sport per tante società professionistiche casertane. Mi auguro come dicevo prima nel mio discorso iniziale un cambio generazionale all’interno della Federazione, il mio impegno da Delegato di Caserta sarà quello di avvicinare i giovani al mondo delle bocce. << Il mio motto – dice sorridendo Tescione dopo averci spiegato la simulazione di un tiro- è che “se volete giocare a bocce, mettetevi i nervi in tasca !>>. Infine Tescione che per gli atleti del Sant’Antonio rappresenta la Storia della Campania delle bocce, ma soprattutto rappresenta la scuola umana di vita si augura che l’Amministrazione comunale possa mantenere l’impegno di costruire un bocciodromo comunale all’interno del territorio di Casagiove. “In conclusione abbiamo chiuso questa chiacchierata con l’atleta più giovane del Sant’Antonio Gabriele Cappuccio, che ci ha raccontato la sua emozione in vista del torneo. “Il mio gioco d’attacco e il duro allenamento quotidiano, ho iniziato a giocare a 12 anni, l’emozione stupenda è stata nel 2021 dove ho partecipato al Campionato italiano a Roma. La prima volta che sono entrato in un campo di bocce è stata grazie alla passione di mio nonno. Da quel giorno mi sono innamorato di questo sport è ho iniziato a giocare, ma il vero motivo per cui sono innamorato non lo so dire è stato un grande amore a prima vista. Ho iniziato a seguire Salvatore Russo all’interno del Sant’Antonio che ha avuto la pazienza (e non uso questa parola a caso a caso perché sono una bella testa dura) mi ha dato ottimi consigli e se oggi sono arrivato a vincere qualche gara è anche merito suo. Sono un ragazzo a cui piace andare all’attacco. In poche parole mi piace lo spettacolo. Però non sempre posso usare questo stile di gioco, alcune volte mi devo adattare ai campi e altre volte al mio avversario. L’emozione del torneo è tanta, tanta trepidazione, ma subito il mio pensiero si è concentrato nel vincere il titolo. Sono uno che si prepara nel migliore dei modi per raggiungere la vittoria. Mi auguro di riportare il titolo nel Circolo sportivo Sant’Antonio l’emozione sarebbe fantastica, ma soprattutto la si capisce solo se la si prova. Tutti i sacrifici e il sudore versato ripagati per un’atleta sono il massimo”
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