NAPOLI, ‘IL COLORE DEI RICORDI’: NUOVA MOSTRA DI LINO PETRELLI ALLA FRAME ARS ARTE

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cs.FAA .Petrelli 300x300 NAPOLI, IL COLORE DEI RICORDI: NUOVA MOSTRA DI LINO PETRELLI ALLA FRAME ARS ARTENAPOLI – C’è un’immagine della nostra infanzia che ci è rimasta impressa per quella particolare sfumatura? Comincia rispondendo in prima persona a questa domanda Michel Pastoureau, il maggiore esperto di storia dei colori e continua ripercorrendo le tappe cromatiche fondamentali della sua vita … la prima: una bicicletta, un’odiata giacca di un brutto blu, la divisa della squadra di calcio del liceo, gli scandalosi pantaloni rossi di due compagne di scuola…

“L’idea di questa mostra risale al 2019, ma è maturata negli ultimi 3-4 anni. Mi interessa molto osservare la Natura e rappresentare la trasformazione e la decadenza nel tempo di elementi che sono in un modo, ma che in un istante sono totalmente cambiati” racconta l’artista.

I colori sono l’ennesima conferma di quanto la nostra vita sia fatta sì di realtà concrete, misurabili, oggettive, evidenti, “o bianche o nere” ma quello che la rende davvero memorabile sono le sfumature personali: quelle inafferrabili, indescrivibili e forse mai esistite che tingono i ricordi, le emozioni, i sogni.

“Ogni colore ha i il suo significato e la sua connessione precisa così come ogni emozione ha il proprio colore: con le emozioni, i ricordi, i sogni Lino Petrelli da’ voce e luce alle sue tele!” dice la gallerista Paola Pozzi.

“Non si può parlare delle opere di Lino Petrelli isolandole dal contesto nel quale nascono: a partire dalla sua casa-studio ai quartieri spagnoli: una Wunderkammer di libri d’arte, quadri, piante, aperta sui quartieri spagnoli, affacciata su una geometria labirintica di cortili interni, lastrici, loggiati, balconi e finestre contrappuntati da giardini e aiuole disposte tra le arcate di scale barocche e pannelli solari tra riquadri di asfalto ed embrici in laterizio” scrive l’artista e critico Domenico Natale.

Pittore e scultore, la sua tecnica di pittura ad olio, di stampo tradizionale, si evolve continuamente, verso un segno grafico, che contrappone l’uso della bellezza materica di minerali e vegetali a temi ed echi, antichi, mediterranei, che arrivano direttamente dall’antico Egitto o dai colori sacri di Bisanzio.

Opere, che nascono in un luogo che sembra fatto apposta per richiamare il principio che non esiste comunicazione artistica che non si manifesti nella complessità della storia, sintesi del dolore e della gioia del vivere, che delimita, quasi come linea di confine, il passato delle memorie di famiglia e il presente dei suoi lavori disseminati ovunque in attesa del loro definitivo compiersi. Per questo, forse, le sue opere possono essere lette nel loro insieme come uno spazio.

L’uso del collage e di supporti spesso assemblati caratterizza infine il linguaggio di questo artista che genera sciami di insetti e stormi di uccelli vaganti nello spazio dell’opera, ricavati da singoli disegni ritagliati e composti nei loro diversi insiemi come a dare una vitalistica scansione temporale del divenire dell’opera e dei suoi possibili significati. “La rappresentazione del ricordo attraverso colori e segni indelebili ha come opposto il collage. La sua natura effimera ed aleatoria credo definisca alcuni aspetti della memoria, come la parte che svanirà nel tempo e credo che gli uccelli definiscano questa idea nel modo più efficace” sottolinea Petrelli.

 

Napoletano, classe 1946, nel corso della sua carriera Lino Petrelli ha esposto presso gallerie e luoghi storici d’Italia come la galleria Inter Arte di Milano (1986), gli Arsenali della Repubblica di Amalfi (1987), l’Horti Fair di Amsterdam (2004), l’Euroflora di Genova (2006), Padova Fiere (2012) e a Napoli, in Villa Pignatelli con delle installazioni nel 2003, al Museo di San Martino nel 2004, al Museo della Moda di Palazzo Mondragone, a Città della Scienza, nel Giardino Inglese della Reggia di Caserta, presso il padiglione Campania Vinitaly e al Giffoni Film Festival nel 2005, alla Galleria Pinaider nel 2006, al Tarì di Marcianise e al Museo di Capodimonte nel 2007.