“AND THEN THERE WERE NONE”, RENÉ CLAIR: UN’OPERA ARGUTA, INTELLIGENTE E BRILLANTEMENTE IRONICA

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di Mariantonietta Losanno

%name “AND THEN THERE WERE NONE”, RENÉ CLAIR: UN’OPERA ARGUTA, INTELLIGENTE E BRILLANTEMENTE IRONICAOtto persone che non si conoscono tra di loro ricevono da un certo signor U.N Owen un invito a recarsi in una villa situata su un’isola del Devon. A popolare la villa e l’isola ci sono i signori Rogers, i domestici che accolgono gli invitati, che non hanno mai visto il signor Owen. Si renderanno conto, ben presto, di essere caduti in una trappola: ciascuno di loro perderà la vita in base ai dettami di una filastrocca. Ognuna delle dieci statuine poste sul tavolo della sala da pranzo, verrà distrutta dall’ospite misterioso e segreto. Chi è, in realtà, il signor Owen?

“Dieci piccoli indiani” è la prima, celebre trasposizione cinematografica del romanzo di Agatha Christie, opera cardine sul tema dei delitti della camera chiusa; i delitti si svolgono in un contesto circoscritto, l’assassino deve essere per forza uno del gruppo. Di solito a morire è uno solo, qui, il colpo di scena principale è che muoiono tutti. La forza della scrittura di Agatha Christie risulta – più che – efficace anche sul grande schermo: la sofisticata regia di René Clair e la grandezza della regina del brivido si fondono per creare un connubio perfetto di suspense, dramma e humor. Puro intrattenimento, intelligente e studiato, che trascende qualsiasi classificazione rigida in un genere specifico e rende “Dieci piccoli indiani” – che ha ispirato non solo questo ma altri omonimi film successivi – un’opera unica. Perché funziona così bene? Il meccanismo è perfettamente studiato per riuscire a catturare l’attenzione dello spettatore – e del lettore – in maniera maniacale. Ogni convinzione viene smentita: i dieci invitati sono vittime o carnefici? Agatha Christie segue sempre una linea “giusta”, come in “Omicidio sull’Orient Express”: i moventi non sono mai avvolti da mistero, hanno sempre una motivazione ben precisa.

I personaggi ci vengono caratterizzati ricorrendo a piccoli gesti o a movimenti del volto: René Clair si concentra sui primi piani che mostrano la paura dei protagonisti nonché la loro curiosità (che diventa anche quella dello spettatore, nel caso in cui non abbia letto il romanzo) nel trovare un colpevole. Ed è proprio la paura a farli crollare, facendo emergere i loro “peccati” commessi volutamente o meno. Gli espedienti utilizzati per ingannare il pubblico funzionano perfettamente: si vede una mano che impugna un coltello ma non si vede il volto della persona, o sembra che gli sguardi dei personaggi siano rivolti verso un oggetto, quando invece la prospettiva era totalmente differente. L’attenzione, poi, è focalizzata su un signor U.N. Owen, che in inglese suona come “unknown”, cioè sconosciuto: altro inganno. Solo dal nome si può intuire che la persona in questione non si sarebbe palesata perché inesistente. A uno a uno, tutti gli ospiti – e tutte le statuette – vengono eliminati. Tutti iniziano a guardarsi con sospetto, a scambiarsi accuse reciproche e a coalizzarsi gli uni contro gli altri. “Quest’isola è lo specchio della vita. L’innocenza che vive circondata dal crimine”: questa è l’unica e grande verità che ci viene messa sotto agli occhi e che può aiutarci a capire. C’è sempre linearità e coerenza nelle opere di Agatha Christie, nonostante la trama intricata e gli indizi quasi del tutto assenti.

%name “AND THEN THERE WERE NONE”, RENÉ CLAIR: UN’OPERA ARGUTA, INTELLIGENTE E BRILLANTEMENTE IRONICARené Clair resta fedele al romanzo, tranne nel finale che elimina un po’ la tragicità e offre, invece, speranza. Una scelta creativa e autenticamente cinematografica. Un ruolo importante lo giocano gli effetti sonori: il rumore del mare e del vento e la musica utilizzata ogni volta che avviene un omicidio e fischiettata allegramente dall’assassino. Oltre alla ricerca di un assassino “invisibile”, c’è il fatto che tutti si ritrovano a fare i conti con la propria coscienza e con tutto ciò che hanno commesso: c’è chi non sembra pentito, chi non riesce a fare pace con se stesso per i fantasmi del passato che ancora creano inquietudine.