di Mariantonietta Losanno
Filosofia, danza e musica in dialogo: il nuovo progetto di Angelin Preljocaj consiste nel legare la voce registrata di Gilles Deleuze che commenta le riflessioni di Spinoza sulla questione del corpo e del movimento, alla musica provocatoria di Jimi Hendrix. Un pretesto, quello del danzatore francese, per dimostrare come questo dialogo possa essere ancora e sempre efficace, potente, rivelatorio. Il suo spettacolo, andato in scena il 20 febbraio 2023, all’Auditorium Parco della Musica, all’interno del Festival Equilibrio.
“La danzatrice avrebbe un tanto di socratico, nell’insegnare, in quanto ai passi, a conoscere un po’ meglio noi stessi?”, ha scritto Paul Valéry, ne “L’Anima e la Danza” (1923), riflettendo sull’influsso che la danza sortisce in chi osserva. Un pensiero che staturisce – certamente – dalle sue letture delle traduzioni di testi di Nietzsche che Henri Albert Haug pubblicava sul “Mercure de France”. È possibile, quindi, che Preljocaj abbia tratto le stesse conclusioni, disquisendo sull’incontro tra danza, filosofia e musica.
Quella di Deleuze è una filosofia che – appunto – fa riferimento a Nietzsche e a Spinoza per superare la dialettica di Hegel a favore di un’affermazione del differente senza totalizzazioni o gerarchie possibili. Che intende, quindi, rovesciare le forme traduzioni del pensiero – e più specificamente della rappresentazione – per liberarlo dell’assoggettamento e della forma-immagine predeterminata. Questo ragionamento può diventare un collegamento con la musica di Jimi Hendrix (che Preljocaj accosta nel suo spettacolo), così esaltante per il pubblico e così tanto capace di superare limiti, regole e canoni di qualsiasi linguaggio musicale precedente. Una delle personalità più geniali della musica del Novecento, quella del chitarrista mancino di Seattle, in grado di costruire nuove rappresentazioni del mondo, utilizzando linguaggi diversi: dal simbolico al corporeo, dal poetico al musicale, dal fantascientifico al sonoro. Per cogliere a pieno le su idee, nel saggio pubblicato da Mimesis, “La filosofia di Jimi Hendrix. Viaggio al termine del mondo” l’autore Alberto Rezzi, cerca di trovare una chiave filosofico-interpretativa, confrontando le teorie cosmologiche di Empedocle e Giordano Bruno alla eversive tesi costruttiviste di Nelson Goodman e ad alcune opere di Pablo Picasso. Emerge, in Hendrix, dalla simbiosi di queste interpretazioni, un’esigenza di una via d’uscita dal “mondo reale”, per costruire nuove traiettorie possibili.
Preljocaj connette i diversi ambiti servendosi delle registrazioni audio dei corsi tenuti da Gilles Deleuze all’Università di Parigi VII a Vincennes negli anni Ottanta. Un “concatenamento”, quindi. Lo stesso che Gilles Deleuze e Félix Guattari (psichiatra marxista dissidente) mettono in pratica in “Mille piani. Capitalismo e schizofrenia”, suggerendo un pensiero libero, creativo, trasversale e transitorio. Aperto al cambiamento, mai rigido, in continua evoluzione. Come un flusso, o una danza senza barriere tra i vari campi del sapere, che si espande in più direzioni, generando un movimento multidirezionale, attraverso l’interazione tra cose diverse. L’incontro tra Deleuze e Guattari dà vita ad un testo sovversivo, ricalcando – ancora – le idee sovversive di Hendrix e riconfermando la necessità che si concretizzi la commistione artistica proposta da Preljocaj. L’organismo – nella poetica di Deleuze – non viene più visto come totalità di significazione, ma come “corpo senza organi”, come fenditura per intensità asignificative. Legandosi, così, anche al principio generale sotto cui è iscritta la riflessione di Spinoza sul corpo e la sua incommensurabilità, secondo cui non si può determinare il suo potere assoluto e le sue capacità, né le sue leggi.
Le registrazioni sono un espediente a cui il coreografo francese è già ricorso: nel 2009 ha tenuto una performance solista del saggio di Jean Genet Le Funambule (“The Tightrope Walker”), e nel 2019 ha ricreato “Winterreise” di Franz Schubert, un pezzo per pianoforte e voce, con ballerini che hanno condiviso il palco con il cantante baritono Thomas Tatzl. Quest’ultimo, miracolo di visioni ed emozioni altissime e di forte spessore, ha reso evidente la fusione (immaginata anche per “Hendrix/Deleuze”), che ha creato una commovente metamorfosi.
Preljocaj libera le molteplicità, creando una risonanza riverberante tra danza, musica e parole: un viaggio (dentro e fuori di sé) di esplorazione, che suggerisce un dibattito costante tra la filosofia e la Vita. Un atto di pura immaginazione, una sorta di magia.