La sentenza nei confronti del titolare di un’azienda di commercio ceramiche di via 50 moggi dopo quasi tre anni scagiona l’uomo accusato di smaltimento e stoccaggio improprio di rifiuti non pericolosi.
Nel corso dell’udienza tenutasi nella giornata di ieri l’altro il giudice monocratico de Tribunale di Napoli Nord (Aversa), la dott.ssa Marina Napolitano ha assolto B. C. imprenditore di Casal di Principe, dal reato di violazione di norme in materi di smaltimento di rifiuti in maniera incontrollata e destinati al recupero per non aver commesso il fatto. A distanza di circa trenta mesi, l’altro giorno da parte del tribunale di Aversa è stata definitivamente scritta la parola fine su di un procedimento penale che prendeva piede dai particolari emersi da un’indagine partita a fine marzo 2022 in seguito ad un attività di monitoraggio e controllo del territorio sviluppata da parte dei caschi bianchi del locale comando della polizia municipale di Casal di Principe che su di una area incolta e non recintata dell’estensione di circa 345 metri quadri sita in via 50 moggi nel tenimento di Casal di Principe in Provincia di Caserta. Il 60enne imprenditore assai noto non solo nella zona casertana nel comparto della commercializzazione di ceramiche e maioliche, finì sotto processo perché dai rilievi sviluppati da parte degli agenti della municipale veniva ritenuto presunto colpevole di aver commesso reati in materie ambientali e precisamente per lo svernamento improprio di diverse tipologie di materiali e rifiuti urbani, classificati come materiali non pericolosi in particolare per effetto del fatto che il proprio deposito dell’attività commerciale fosse nell’immediata vicinanza del terreno divenuto oggetto di svernamento e deposito improprio di diverse tipologie di materiali e rifiuti urbani, classificati come materiali non pericolosi. Nel corso del processo, sono stati escussi diversi test tra cui gli operanti dell’ARPA Campania, per le numerose violazioni contestate all’imprenditore, rappresentato e difeso dallo studio legale, dell’avvocato Vito Di Puorto. La tesi difensiva condotta dallo studio Di Puorto in maniera certosina e riuscita a far cadere l’intero impianto delle ipotesi accusatorie facendo emergere diversi particolari tra cui il fatto che l’area oggetto di versamento illecito non solo non fosse nel possesso dell’imprenditore sessantenne, ma che questa non essendo recintata fosse di facile accesso a tutti. Altro elemento risultato poi essere fondamentale sia per l’onorabilità della condotta, che per l’estraneità al fatto del sessantenne imprenditore casalese e risultato essere che questo, per più di una volta si fosse reso parte attiva di interventi mirati atti nell’immediato ripristino dello stato dei luoghi pur non essendo, ne possessore, ne proprietario del terreno oggetto di svasamenti. Elementi convincenti che hanno portato i togati normanni all’esclusione della punibilità e nonostante la richiesta di condanna avanzata dall’Ufficio di Procura, il giudice monocratico concludeva l’iter processuale con la sentenza di assoluzione con formula piena l’imprenditore per non aver commesso il fatto.