Intelligenza naturale analogica, Intelligenza artificiale e il nuovo umanesimo digitale

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*di Vito Coviello

Alla nascita Il pensiero dei bambini è analogico e tale resterà anche da adulto: entrambi risolvono i problemi pur  con differenti livelli di difficoltà, basandosi sul ragionamento e sulle conoscenze pregresse. Nel corso della nostra vita  utilizziamo le conoscenze pregresse  per risolvere ogni nuovo problema, ogni nuova sfida  che affrontiamo.

Non è un caso se anche nel campo del project management le lesson earned  (lezioni apprese) sono una fondamentale risorsa per le aziende: dal bagaglio di conoscenze accuratamente custodite,  le aziende e le risorse umane traggono preziose informazioni per affrontare e gestire  nuovi  progetti  abbassando la soglia del rischio di commettere errori. La nostra  creatività è, quindi,  basata su di un tipo di ragionamento analogico dove oggetti e situazioni, anche molto distanti, sono sottoposti ad un costante  lavoro di riconoscimento. Nel percorso di evoluzione il genere umano ha saputo affiancare al pensiero analogico lo sviluppo della tecnologia per soddisfare la costante ricerca del benessere.

La tecnologia è stata applicata in costante evoluzione,  partendo dai più semplici manufatti per arrivare alla rivoluzione industriale del 18° e 19° secolo, sino all’era della robotica e dell’intelligenza artificiale dei nostri giorni. Il lungo percorso della ricerca del benessere non è stata solo una storia di successi, tanti sono stati i fallimenti e gli errori. L’evoluzione tecnologica è stata anche contraddistinta da guerre e sopraffazioni, dallo sviluppo di strumenti di distruzione di massa e dal costante danneggiamento dell’ambiente  di cui siamo oggi siamo  anche consapevoli e responsabili. Il nostro pensiero analogico ci ha consentito anche di proiettarci nel futuro e molti racconti di fantascienza hanno anticipato di decenni le rivoluzioni del mondo scientifico. Nel 1942 Isaac  Asimov pubblicò il primo racconto del Ciclo della Fondazione e avviò la scrittura contemporanea del Ciclo dei Robot con cui rivoluzionò il mondo scientifico, ispirando anche futuri scrittori di romanzi di fantascienza.

Le storie dei robot positronici e i romanzi degli spaziali del ciclo dei robot hanno affascinato intere generazioni: i tecnici robotici utilizzati per coadiuvarci nel lavoro quotidiano e nel ciclo produttivo, sono diventati realtà  anni dopo. Anche le esplorazioni spaziali, che tanto hanno fatto sognare, sono passate  dalla fantascienza alla realtà quotidiana e oggi stiamo progettando il turismo spaziale che ci porterà prima o poi anche su Marte.È ora il tempo dell’intelligenza artificiale: la più pericolosa secondo alcuni, il vero cambio di prospettiva tecnologica secondo tanti altri.

Adottando un approccio pragmatico, occorre essere consapevoli che non si può fermare il progresso, ma ogni sforzo deve essere rivolto alla migliore gestione del cambiamento. L’intelligenza artificiale renderà superflui milioni di posti di lavoro: si stimano centinaia di milioni di posti di lavoro in meno a livello globale  solo con la piena applicazione dell’intelligenza artificiale generativa. A differenza del passato questa volta a farne le spese sono anche i colletti bianchi dalle alte retribuzioni: le chatbot li stanno sostituendo con l’apprendimento automatico.

Ma l’impatto dell’intelligenza artificiale è trasversale a quasi tutti i cicli di progettazione e di produzione, non solo a quelli dove già  supera  gli esseri umani in determinati compiti. Certo i settori  inizialmente più esposti  sono proprio quelli che si basano sulla scrittura e sulla programmazione: per citarne solo alcuni, i servizi assicurativi, il telemarketing, i servizi legali; ma  l’applicazione dell’AI si è già estesa e continuerà ad estendersi  agli altri settori.

La gestione di un cambiamento che sta avendo impatti così forti non può essere casuale e disorganica, occorre un metodo condiviso a livello globale. Il metodo dell’umanesimo digitale  è quello applicato per pensare alla tecnologia come una occasione per migliorare la nostra vita.

Ci troviamo di fronte alla necessità di adottare un nuovo umanesimo digitale, adeguando le regole, non i principi di base su cui esso si fonda: è la vita dell’uomo  che deve basarsi sui   reali  bisogni e nel rispetto dell’ambiente, in contrapposizione alla logica del “tutto e subito” dove non si bada agli impatti negativi che generiamo  a tutto ciò che ci circonda, noi stessi inclusi.

*Socio Fondazione AIDR – Responsabile Osservatorio Tecnologie Digitali nel settore dei Trasporti e della Logistica

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