“L’impegno di risorse stanziate dall’UE per far fronte alla carenza di operatori sanitari in stati membri è il segnale che finalmente l’emergenza degli organici è un problema che viene affrontato anche al di fuori dei confini nazionali. Si tratta di uno stanziamento cospicuo, 1,3 milioni di euro da distribuire alle nazioni più in sofferenza. E l’Italia è tra queste” dichiara in una nota Gianluca Giuliano, segretario nazionale della UGL Salute. “Non pensiamo però – prosegue il sindacalista – che d’improvviso tutto possa essere risolto con lo stanziamento di questi fondi. Il nostro SSN è al collasso e sono chiari i motivi che stanno svuotando le schiere dell’esercito di professionisti della salute. Nonostante alcuni recenti interventi gli emolumenti restano un nodo cruciale. Pensiamo, ad esempio, agli infermieri. Lo stipendio d’ingresso nel mondo del lavoro in Italia si attesta a circa 1.700 euro. Proprio in questi giorni un’agenzia europea di reclutamento che opera per la Norvegia, la nazione con il miglior rapporto infermiere-paziente d’Europa, ha reso noti i termini contrattuali offerti a personale proveniente dall’estero: contratto a tempo indeterminato, stipendio tra i 2.700 e 3.500 euro netti per 37,5 ore di lavoro cui possono essere aggiunti straordinari e bonus di esperienza e produttività. Poi tutta una serie di benefit tra cui spicca il pagamento di affitto e bollette per la durata del contratto, voli aerei totalmente pagati da e per l’Italia, 5 settimane di ferie e l’accesso alle specializzazioni infermieristiche. Di fronte ad un’offerta del genere come si può biasimare un operatore a che decida di abbandonare l’Italia? Da noi le professioni sanitarie vengono sempre più evitate dai giovani, basti vedere il progressivo calo di iscritti nei corsi di laurea. E tanti di coloro che sono nel SSN scelgono la strada delle dimissioni. Tra il 2021 e il 2022 hanno abbandonato il posto di lavoro nel pubblico più di 15mila infermieri con contratto a tempo indeterminato e di questi oltre il 20% ha deciso di cambiare totalmente vita e settore lavorativo. Ben venga quindi l’impegno economico della UE ma se non si procederà ad una rivoluzione strutturale della sanità italiana il destino del SSN sembra comunque annunciato. La strada da seguire per tornare a potenziare gli organici è unica: adeguamento degli emolumenti alla media europea, possibilità di progressione in carriera, sistema di welfare adeguato ai tempi, sicurezza sui luoghi di lavoro. Senza questi punti fermi il futuro della sanità è segnato” conclude Giuliano.