di Mariantonietta Losanno
L’atto della creazione in Tarantino è atto di ri-creazione, di resurrezione. Il suo è prima di tutto un cinema citazionista: c’è quell’alone pop (e pulp) che rende lui e la sua filmografia così affascinanti. È già da qualche tempo che il regista ha affermato di voler chiudere la sua carriera con il suo decimo film, come a voler sancire una fine prima che sia troppo tardi. Muovendosi in anticipo, cioè, rispetto ad una possibile presa di coscienza di non essere più in voga, come se fosse essenziale mantenere intatta l’immagine di intrattenitore che non si sporca le mani (nonostante la violenza sia da sempre una sua grande passione, se si può definire tale), confrontandosi con rendimenti in calo dovuti ad una minore presenze nelle sale o ad una crescita della cultura dello streaming. A conferma di questo, è stato proprio lui ad affermare in un’intervista quanto sia avvilente – e forse svilente ? – che ci siano film distribuiti in esclusiva streaming. Ironia della sorte: C’era una volta a…Hollywood è disponibile sulla piattaforma Netflix, e non è l’unico.
Come concludere, allora, lo spettacolo? Con un’uscita di scena memorabile, ad esempio. Che poi, si tratta di un allontanarsi esclusivamente dal Cinema, non dall’Arte. Nel marzo 2023, infatti, è disponibile il suo nuovo romanzo, Cinema Speculation, edito dalla casa editrice La Nave di Teseo, che sarà Tarantino stesso a presentare alla libreria Mondadori Duomo di Milano. Nel libro (il terzo dopo le trasposizioni di Django Unchained e C’era una Volta a…Hollywood) ci sono riferimenti al Cinema da cui è stato ispirato: uno dei film a cui dedica un capitolo, ad esempio, è Organizzazione crimini, durissimo e secchissimo lavoro di John Flynn.
Sarà su Pauline Kael – celebre critica cinematografica americana – il suo ultimo lavoro per congedare il suo pubblico. O meglio, sarebbe più opportuno un punto di domanda, perché potrebbe tanto inserirsi sulla scia della precedente pellicola, tanto potrebbe essere un bluff. In effetti da Tarantino ci si potrebbe aspettare che bari un po’ – come ha fatto anche Steven Soderbergh – e che, invece di trattarsi di un film, possa essere un progetto diverso, come una serie televisiva.
Sarebbe sicuramente opportuno un ripasso della filmografia, ad iniziare dal suo primo vero film, My Best Friend’s Birthday (che risale ai tempi in cui Tarantino era un commesso di una videoteca), di cui restano circa trentasei minuti su sessantanove. Poco perché resti traccia di un intreccio, ma abbastanza per verificare alcune caratteristiche e ossessioni del suo lavoro. Il feticismo, ad esempio, che viene fuori da una battuta sul trascorso del suo personaggio come commesso di K-Mart al reparto calzature donna. Documento essenziale e punto di inizio – rivelatorio – del suo Cinema. A conferma di quanto sia imprevedibile, Tarantino ha dichiarato – pochi mesi fa, ad aprile 2024 – di aver abbandonato The Movie Critic, nonostante il progetto fosse arrivato ad un livello piuttosto avanzato.