di Vincenzo D’Anna*
Una premessa si impone: questo articolo ipotizza cose che si spera non accadano mai. Null’altro che un mero esempio di scuola, sottilmente provocatorio, di quanto siano stolte le intenzioni che si coltivano in taluni ambienti della politica italiana e più in generale in quel movimento di opinione che predica, senza vincoli e cautele, il “multiculturalismo”. E’ in questo ambito, d’altronde, che si affaccia e si millanta il pericoloso ed ingenuo convincimento che, in nome di un pacifismo disarmato e parolaio (appendice di quell’area civica ed apparentemente apolitica che si definisce “progressista”), sia possibile amalgamare culture e fedi religiose apertamente in antitesi tra loro. Stiamo parlando di quella parte di società civile che sfila imperterrita per le strade del Belpaese, strabica e smemorata di quanto sangue innocente sia già stato versato in nome di quell’arrendevolezza che ormai rappresenta il tratto distintivo della vecchia Europa. Intendiamoci: nulla contro la libera espressione della cultura dell’accoglienza. Neanche però si possono spalancare le porte a tutti i migranti, senza ricorrere ad alcuna forma di “accortezza”. E veniamo ai fatti di cronaca di questi giorni. Al Schabaab è uno dei tanti movimenti jihadisti che orbitano nella galassia musulmana, quelli per intenderci che combattono per imporre agli infedeli la fede di Allah e Maometto, ed i canoni di uno stile di vita che si allinea ai dettami anacronistici ed arcaici che si desumono dal Corano, allorquando però questo viene letto ed interpretato in maniera radicale. Tale movimento, da molti anni presente in Somalia, con propaggini anche in Kenia ed Etiopia, rappresenta da tempo la filiale di al-Qaida in quell’angolo del Continente Nero. E proprio lì, a Mogadiscio, nelle scorse ore, un gruppo di jihadisti ha attaccato una spiaggia facendo trentadue vittime: si è trattata di un’azione fotocopia di quanto accadde nel 2015 in Egitto. A quanto pare un terrorista si è fatto esplodere ed altri hanno utilizzato i mitra per falciare senza pietà i bagnanti. Insomma chi ha stimato che l’Idra dalle molte teste del terrorismo islamico fosse stata decapitata, ora dovrà ricredersi. Così coloro che, superficialmente, reputano lontana e quindi estraneo, per la nostra sicurezza, quanto accaduto nella capitale somala. Tuttavia così non è se non aderendo allo strabismo ipocrita ed irenico degli “accoglioni” italiani, soprattutto di talcuni ambienti religiosi (ed autolesionisti) e dei soliti partiti che deprecano ed esecrano solo quello che accade in taluni contesti così da poterlo utilizzare a scopi propagandistici in casa propria. Così per la politica disarmata della Chiesa di Bergoglio che da tempo si sforza di dimostrare equipollenti le confessioni religiose, sia quelle che predicano la fede dell’amore verso il prossimo, sia quelle che vogliono sbarazzarsi dei “non credenti” e dei costumi “corrotti” dell’Occidente. Papa Ratzinger, con il discorso di Ratisbona, ci aveva messi in guardia sui limiti che comporta quella parificazione. Il grande Pontefice ci aveva spiegato che la storia dei valori cristiani era anche fatta di precetti civili posti alla base di quelle che vengono definite come le radici cristiane dell’Europa. Innanzi ad una fede così violenta e così sanguinaria non c’è amore che tenga, se non si vuol diventare pecore in mezzo ai lupi. Chi lo ha fatto notare è stato bollato come retrogrado in materia di fede e xenofobo in campo politico e sociale. La lodevole azione di voler prevenire l’esodo indiscriminato di masse di migranti sulle coste italiane, portata avanti con il “piano Mattei” dal governo in carica, fatta di aiuti ed intese bilaterali con i paesi del Mediterraneo, ahinoi, non ha dato i frutti sperati. Tra le migliaia di disperati che, se sopravvivono, riescono a sbarcare in Italia, si annidano anche elementi vocati a seguire le teorie dei terroristi, ad affiliarsi come cellule dormienti per poi agire, così come testimonia la lunga scia di morti negli attentati compiuti in alcune capitali europee. Risultato: la situazione è talmente seria che per ogni manifestazione organizzata sul suolo europeo, comprese quelle sportive, i governi sono costretti a mobilitare migliaia di agenti in assetto di guerra come accaduto, appunto, per le Olimpiadi di Parigi che hanno visto schierati sul campo cinquantamila tutori dell’ordine, oltre ai tanti, troppi cittadini ritrovatisi, di fatto, “reclusi” in casa, ai divieti di circolazione ed ai continui obblighi di identificazione imposti ai posti di blocco. Insomma siamo costretti a vivere con l’ansia della paura, a dover temere che quello che accade altrove possa ripetersi a casa nostra. Per convincere i più testardi non bisogna aspettare che un gruppo terrorista assalti la spiaggia di Capalbio, ove una volta si riunivano i comunisti radical chic e gli intellettuali del pensiero debole e dell’accoglienza indiscriminata. Coloro che, vita natural durante, ci tediano con gli allarmi democratici sul…fascismo incipiente. A proposito: è noto che Salvini frequenti il lido “Pepete” ma Fratoianni, Travaglio & C. in quale località vanno a fare il bagno?!? Ah saperlo!!
*già parlamentare