TEORIE DELLA MENTE

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L’esistenza degli ostacoli e delle carenze già menzionati negli articoli precedenti, implica un malfunzionamento della Teoria della Mente (ToM), che comprende la capacità non solo di riflettere sulle proprie emozioni ma anche di comprendere e interpretare le emozioni, i desideri e le azioni degli altri considerando le loro prospettive. Gli individui con autismo mostrano una deficienza nel formare meta-rappresentazioni, che sono rappresentazioni mentali degli stati mentali degli altri. Di conseguenza, i bambini autistici affrontano difficoltà nel comprendere e riflettere sui propri pensieri e su quelli degli altri, portando a una comprensione e previsione limitata del comportamento degli altri. Il test della falsa credenza viene comunemente utilizzato per valutare lo sviluppo della Teoria della Mente, in particolare per determinare se un bambino può mantenere molteplici rappresentazioni della realtà: una basata sulla percezione e un’altra basata sullo stato mentale del personaggio principale. I bambini autistici in genere faticano a superare questo test, indicando la loro incapacità di adottare i punti di vista degli altri e di attribuire loro stati mentali diversi. Gli individui autistici spesso mostrano intraprendenza, poiché sono alle prese con l’integrazione di diverse informazioni e l’interpretazione del comportamento oltre il suo significato superficiale. Tuttavia, la loro difficoltà nel concettualizzare gli stati mentali ostacola la loro capacità di entrare in empatia con i pensieri e le emozioni degli altri. Il disturbo dello spettro autistico è caratterizzato da varie sfide linguistiche nella comunicazione pragmatica. Gli individui autistici mostrano una gamma limitata di strutture grammaticali e un linguaggio ripetitivo che manca di rilevanza contestuale. Inoltre, la comunicazione intenzionale è notevolmente assente negli individui con autismo, poiché faticano a cogliere il significato di un argomento e si concentrano invece sull’apprendimento di parole isolate senza considerare il contesto circostante. Inoltre, il linguaggio autistico mostra spesso anomalie, tra cui l’ecolalia e la ripetizione di frasi o parole finali della frase, che è comunemente noto come linguaggio “a pappagallo” all’interno della comunità autistica. In questa forma di discorso c’è una chiara disconnessione tra i sistemi di elaborazione periferici e il sistema centrale responsabile dell’elaborazione del significato. Di conseguenza, il bambino si concentra principalmente sugli aspetti fonologici della lingua parlata e la riproduce senza impegnarsi nel processo di pensiero centrale. Di conseguenza, il messaggio stesso rimane incomprensibile e non riesce a stabilire alcuna connessione con il contesto dato.

9 Commenti

  1. Vero. Lo noto quando mi interfaccia con gli autistici adulti..spesso devo spiegare il significato di una frase perché loro sono “letterali”…non comprendono le varie sfaccettature…
    Quindi possono comprendere una frase in un contesto che non ha quel significato..

  2. Quante preziose informazioni che permettono a tutti noi di arricchire le conoscenze e renderci capaci di essere empatici , di condividere la sofferenza e di rallegrarci per ogni piccolo successo

  3. La difficoltà ad entrare nella mente altrui da parte dell’autistico e le varie teorie sono esplicitate egregiamente.

  4. Di conseguenza, il bambino si concentra principalmente sugli aspetti fonologici della lingua parlata e la riproduce senza impegnarsi nel processo di pensiero centrale. Di conseguenza, il messaggio stesso rimane incomprensibile e non riesce a stabilire alcuna connessione con il contesto dato. Leggendo questo concetto ho compreso perché mio nipote non parli, grazie a lei

  5. È sempre interessante approfondire in modo scientifico tematiche legate all’autismo punto complimenti per questo articolo

  6. Di conseguenza, il bambino si concentra principalmente sugli aspetti fonologici della lingua parlata e la riproduce senza impegnarsi nel processo di pensiero centrale. Di conseguenza, il messaggio stesso rimane incomprensibile e non riesce a stabilire alcuna connessione con il contesto dato. Leggendo questo concetto ho compreso perché mio nipote non parli, grazie Dott.ssa!

  7. Questo è l’articolo che lega a quello precedentemente pubblicato, ho capito Dott.ssa il collegamento. Effettivamente concordo con le sue parole

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