– di Christian Mancini –
Secondo l’articolo 25 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, l’Unione è tenuta a riconoscere e rispettare il diritto degli anziani a vivere dignitosamente e autonomamente, partecipando attivamente allo sviluppo socio-culturale. Nonostante ciò, l’Italia, uno dei membri fondatori, non applica pienamente questa disposizione. Questo è dovuto sia a politiche assistenziali inefficaci, soprattutto dopo le elezioni del 2018, sia a una diffusa resistenza a coinvolgere gli anziani nelle attività quotidiane, nonostante il loro prezioso contributo.
Secondo l’approfondimento sviluppato dall’avvocato Riccardo Vizzino, dal giurista e saggista Adriano J. Spagnuolo Vigorita e dalla psicologa Immacolata Salemme, molti di noi hanno instaurato profondi legami con i nonni durante l’infanzia, non solo perché soddisfacevano i nostri desideri, ma anche per la saggezza e la disponibilità che offrivano. Per questo motivo, è fondamentale che le nuove generazioni interagiscano regolarmente con gli anziani, non solo per imparare lezioni di vita importanti, ma anche per riscoprire un affetto autentico che la tecnologia moderna rischia di far scomparire.
Sistemare gli anziani in strutture specializzate spesso aumenta il loro senso di solitudine e depressione. Anche se molti credono che questa sia la soluzione, considerare bambini e anziani come un problema è un errore e una grave ingiustizia morale.
Una fiaba dei Fratelli Grimm, “Il vecchio nonno ed il nipotino”, raccontata dal Papa durante una visita a Napoli, dimostra chiaramente che la convivenza tra anziani e bambini può restituire gioia agli anziani e farli sentire parte integrante del progetto socioculturale di uno Stato.
Urie Bronfenbrenner, psicologo statunitense, sosteneva che i bambini crescono grazie all’affetto e al supporto non solo dei genitori, ma anche di altri adulti. La sua teoria ecologica afferma che l’ambiente sociale influisce significativamente sullo sviluppo del bambino. Le relazioni significative con adulti durante l’infanzia sono cruciali per il successo futuro del bambino. A causa degli impegni lavorativi, i genitori faticano a trovare il tempo per i figli, rendendo il ruolo degli anziani ancora più prezioso. I nonni, con la loro saggezza e disponibilità, possono diventare figure fondamentali.
Secondo Kaplan, Sanchez e Hoffman, autori del libro “Intergenerational Pathways to a Sustainable Society” (2017), le relazioni intergenerazionali sono essenziali per sviluppare un senso di fiducia in una società sempre meno coesa. Il dialogo intergenerazionale permette lo scambio di idee e valori tra generazioni diverse, contribuendo a una maggiore comprensione reciproca, alla superazione di stereotipi e alla valorizzazione delle competenze di ciascuna generazione.
Laura Carstensen, psicologa della Stanford University, ha dimostrato che il cervello invecchiato ha punti di forza come la capacità di risolvere problemi complessi e abilità emotive. La mancanza di dialogo intergenerazionale impedisce ai giovani di beneficiare di questa conoscenza. Il confronto tra le generazioni aiuta i bambini a comprendere la storia, il contesto sociale e le prospettive future.
I vantaggi del dialogo intergenerazionale sono molteplici per entrambe le generazioni. Gli anziani vedrebbero un aumento dell’autostima, del benessere, del contatto sociale e della memoria, oltre a un miglioramento della mobilità fisica e del senso di appartenenza. I bambini, invece, svilupperebbero atteggiamenti positivi verso la terza età, migliorerebbero le abilità sociali e apprenderebbero capacità come il pensiero critico e la risoluzione dei problemi.