– di Christian Mancini –
La situazione degli ambulatori dei Medici di Famiglia a Napoli appare oggi critica, con numerosi pazienti in attesa. Questa realtà richiama alla mente il film “Il medico della mutua” di Alberto Sordi, in cui il protagonista festeggiava l’aumento del numero dei propri assistiti, simbolo di maggior guadagno. Tuttavia, la problematica delle lunghe liste d’attesa sta ricevendo una crescente attenzione nel dibattito pubblico, spingendo il Governo a cercare soluzioni per ridurle. Gli avvocati Riccardo Vizzino e Adriano J. Spagnuolo Vigorita, giurista e saggista, hanno espresso preoccupazioni simili in merito all’inerzia e alla burocratizzazione della medicina di base.
La Burocratizzazione della Medicina di Base
Uno degli aspetti più critici è la burocratizzazione della medicina di base. I Medici di Famiglia, spesso, non conoscono a fondo i propri pazienti, limitandosi a prescrivere ricette e esami diagnostici senza una valutazione accurata delle condizioni dei pazienti. Questa inerzia è dannosa: la medicina, non essendo una scienza esatta, richiede un’attenzione particolare a vari fattori per poter essere esercitata correttamente.
La Necessità di una Visita Approfondita
È fondamentale che i Medici di Famiglia visitino approfonditamente i pazienti, anche a domicilio se necessario, per diagnosticare correttamente e prevenire patologie. La prevenzione sembra ormai trascurata, con diagnosi spesso affrettate e terapie inadeguate, che possono portare a gravi conseguenze per i pazienti, incluso il rischio di decesso.
Proposte per Migliorare il Sistema
Una delle proposte avanzate è quella di riutilizzare gli ospedali chiusi, specialmente nel Sud Italia, come strutture ambulatoriali di supporto. Questo permetterebbe ai Medici di Famiglia di collaborare più strettamente con le strutture sanitarie, migliorando la qualità dell’assistenza e riducendo i tempi di attesa.
Il Problema della Tempestività
Le leggi attuali prevedono che una visita debba essere fissata entro trenta giorni dalla richiesta e un esame diagnostico entro sessanta giorni. Tuttavia, si propone di dimezzare questi tempi per garantire che le terapie possano iniziare almeno un mese dopo la diagnosi. In mancanza di disponibilità nelle strutture pubbliche, i pazienti dovrebbero poter ricevere assistenza presso cliniche private pagando solo il ticket.
L’Attività Intramoenia
L’attività intramoenia, che permette ai medici di esercitare in regime libero-professionale all’interno delle strutture pubbliche, deve essere regolamentata con attenzione. I medici devono ottenere autorizzazioni specifiche per visitare in studi privati e versare alla ASL la percentuale dovuta sugli importi corrisposti dai pazienti, evitando il rischio di incorrere in reati come il peculato.
È necessario che i Medici di Famiglia prestino maggiore attenzione alle condizioni dei pazienti e collaborino efficacemente con le strutture sanitarie. Parallelamente, le autorità giudiziarie devono vigilare affinché i processi legali legati alla sanità si svolgano regolarmente. Solo così si potrà garantire il diritto alla salute, sancito dalla Costituzione, e ridurre il carico sulle strutture giudiziarie, evitando promesse politiche che spesso rimangono disattese.