di Mariantonietta Losanno
“Io credo che tu sia completo prima di cominciare. È l’amore che ti spezza. Tu sei intero, e poi ti apri in due”, così Philip Roth descrive l’amore sotto forma di ossessione nel suo romanzo L’animale morente. È proprio questa mania ad avere tormentato l’animatrice Signe Baumane – al suo secondo lungometraggio – che ha sviluppato la narrazione su due livelli, uno razionale e scientifico, arricchito da spiegazioni didattiche sulla fisiologia umana, e un altro di fantasia, surrealista ed immaginario.
La protagonista di My Love Affair with Marriage (disponibile sulla piattaforma streaming IWONDERFULL) è Zelma, che nasce e cresce nella Lettonia occupata dai sovietici. Si parte dal suo concepimento – con spiegazioni annesse su come avviene – per seguire poi tutte le età e le conseguenti difficoltà familiari e relazionali. Sin da bambina a Zelma viene data un’unica e sola idea di quello che è “giusto”: mostrarsi sempre tranquilla, sottomessa e mite e costruire una personalità tale da poter – in futuro – accontentare l’uomo che diventerà suo marito. È un destino da cui non solo non si può sfuggire ma che deve essere vissuto come completamento di se stessi.
Non ci sono altre possibilità. Zelma, però, ha difficoltà ad adeguarsi a questo diktat. A scuola, ad esempio, nei primi momenti in cui si relaziona ad altri bambini e bambine, vuole reagire ad ogni possibile sopruso. Non vuole seguire il copione che le impone di recitare la parte di una vittima che non può opporsi – in quanto femmina – e che accetta di assecondare regole che ancora non conosce. Poi si imbatte nella prima infatuazione: “Due occhi verdi come l’erba, pieni di promesse”. In realtà, però, si tratta di promesse illusorie. Ma le è stato spiegato che quello è l’unico modo per arrivare alla “completezza”; deve, quindi, seguire degli schemi di attività, definire un percorso e attenersi a quello soltanto. Non sono necessari gli amici, è più importante tenersi liberi per l’amore, che è in grado di far sentire il corpo senza peso, come se, fondendosi con un altro, si perdessero i propri contorni e la propria consistenza.
E perché, questa, dovrebbe essere un’immagine accattivante? Smaterializzarsi, annullarsi, non potersi più definire se non in relazione ad un’altra persona? La regista muove proprio dall’intenzione di comprendere cosa spinge ad innamorarsi e a sposarsi, partendo dall’idea di raccontare il suo terzo matrimonio, per via della sua drammaticità. Il percorso di formazione di Zelma procede e gli schemi diventano sempre più rigidi; ad ogni violazione di una regola predefinita consegue una punizione e ogni “successo” (un miglioramento nelle abilità culinarie, un incremento dell’ordine e della sottomissione) viene premiato con una ricompensa. Si riceve, allora, affetto sotto forma di ricatto. Zelma si conforma all’idea sociale che prevede il farsi perdonare per non aver preservato la purezza, che prevede il respirare all’unisono con il proprio uomo. Che impedisce di lavorare per non mettere il proprio compagno in ombra, che impone di non rovinare la bellezza del “piano naturale”. Gradualmente, gli istinti di sopravvivenza e il desiderio di combattere vengono messi a tacere dalla dipendenza assoluta. Quando era piccola Zelma se l’era chiesto: “Ma io mi sento forte e voglio reagire, perché è così sbagliato?” Crescendo ha smesso di domandarselo.
Baumane, oltre a seguire gli innamoramenti e i disinnamoramenti di Zelma, tiene molto alla scienza che sta dietro questi sentimenti e racconta in modo giocoso le reazioni chimiche e le funzioni cerebrali che regolano le nostre emozioni. My Love Affair with Marriage alterna l’animazione a momenti di musical e a connotazioni autobiografiche. Si riflette sulle possibili “colpe”, sui ruoli stabiliti dalle leggi di natura che (come la terra e l’aria) vedono l’uomo razionale e la donna emotiva, costantemente in cerca di sostegno. Forse la vera interezza è anche sentirsi a pezzi, o completarsi di volta in volta autonomamente, senza cercare di essere incorporati da altri. Zelma, alla fine, è pronta per il suo piano D: è lei a dare istruzioni alla sua coscienza, a suggerire le note che dovrà suonare. A definirsi completa e in pace con se stessa, senza nessuna pressione. E nessun matrimonio.