– di Vincenzo D’Anna* –
“Verrà il giorno in cui, ad espiazione della propria stoltezza, gli uomini attraverseranno il deserto con il cammello sulle spalle”. Recita così una massima di saggezza araba, ed a quanto pare quel tempo è davvero prossimo a venire per il Belpaese!! Per coglierlo compiutamente non servono né gli studi filosofici, né quelli politici e sociologici. Tantomeno non occorre tenersi aggiornati sulle continue ed inutili schermaglie polemiche scatenate su qualsivoglia argomento: basta solo guardarsi intorno, uscire di casa, leggere un giornale, scorrere quel fiume carsico di notizie che inonda i social (novello ricettacolo referenziale di pensieri, informazioni, giudizi apodittici, critiche dissennate e sfoghi esistenziali di caserecci “maître a penser” del terzo millennio), per farsene un’idea. E vogliamo parlare degli organi di stampa incolonnati in base agli interessi dei loro editori e dei relativi dante causa politici di riferimento? Basterà sceglierne uno per prefigurarne in anticipo i contenuti. Non fa certo eccezione l’informazione radio televisiva anch’essa già catalogabile, a tal punto che, una volta selezionato lo specifico canale, sarà possibile ascoltare o vedere un notiziario perfettamente uguale a quello trasmesso dalle altre emittenti della medesima parrocchia. Di vecchio conio anche il “pastone” delle interviste, rispettose per il tempo assegnato e la messa in onda delle dichiarazioni dei politici, ossia mostrate in ordine decrescente rispetto alla percentuale di voti incassata alle urne. Ne consegue che la prima filastrocca recitata in tv cominci dal rappresentante del principale partito del momento: Fratelli d’Italia; seguono poi le immancabili polemiche dei movimenti di opposizione (Pd in primis) ed, a seguire, le parole in sintonia dei partiti di maggioranza più piccoli, fino a giungere ai pochi attimi dedicati finanche a Maurizio Lupi che, a nome della frazione decimale di preferenze ricevuta, pronuncia qualche lapidaria ovvietà. Insomma per estrema sintesi: il dolce e l’amaro eternamente scontato, secondo i ruoli che ciascuno ricopre in omaggio ad una stucchevole “par conditio”. Sulla carta stampata e nei talk show televisivi avviene quasi lo stesso. Eccoci così passare dal veleno di Marco Travaglio all’ironia pungente di Maurizio Belpietro, dalla mestizia di Alessandro Sallustri, alle proteste barricadere di Michele Santoro, dall’astuzia partigiana della Lilly Gruber e quella fintamente svagata di Giovanni Floris, per finire ad un ex grande economista risucchiato dalle lusinghe del piccolo schermo come Paolo Del Debbio. In campo socio politico le principali questioni presentano identici schemi. Sul versante delle proteste giovanili giunte in soccorso di Hamas, Hezbollah libanesi, Uti yemeniti e Siriani del dittatore Bashar al-Assad, Ayatollah iraniani ed infine poi della Palestina, abbiamo già scritto su queste stesse colonne. Ribadiamo che questa gente è etero diretta dai reduci del marxismo e dell’epopea del ’68, che tra le fila di questi “protestatari”, ai quali non manca alcunché, si sono inseriti già da tempo immigrati di religione musulmana ed i “cattivi maestri” dei tempi nuovi, molto più faziosi e meno acculturati di quelli autentici. La protesta, per paradosso, va oltre il fatto contingente, trasformandosi in una radicale contestazione del sistema politico e socio economico dell’Occidente, ossia di quel contesto nel quale sono comodamente cresciuti e pasciuti i seguaci dei moderni filosofi, dal pensiero debole. Parimenti si alza sempre più la voce per il perdurare della guerra tra Russia e Ucraina, strizzando l’occhio all’aggressore, invocando una pace comunque e qualunque essa sia. Insomma: una larga fetta di giovani si fa irretire dalla demagogia della pax disarmata, della resa di Kiev perché il buon Vladimir Vladimirovich Putin vinca ponendo fine alle minacce atomiche. Tutto sommato l’eterno inquilino del Cremlino rimane pur sempre un tenace avversario del capitalismo e dell’imperialismo guerrafondaio degli Usa, oltre che vittima della calcolata e minacciosa espansione della Nato verso Est!! Insomma la favola di Esopo del lupo e dell’agnello che pur stando a valle del ruscello sporcava l’acqua al lupo. Un altro paradosso che, come per Israele, non riesce proprio a distinguere tra chi la violenza la propone come strumento di lotta politica e chi invece è chiamato ad esercitarla per difendersi, ancorché oltre i limiti. Insomma: manca poco che si inneggi al regime se il dittatore di turno è quello più confacente alle idee dei protestatari. Se i giovani sono anche giustificati in quanto ignoranti della Storia ed intruppati a suon di slogan, quello che non può essere perdonato è il sostegno degli adulti, di quelli che, sconfitti nelle urne, si arrovellano il cervello per rifarsi. Ieri al ministro della Famiglia Eugenia Roccella è stato, ancora una volta, impedito di parlare, durante il suo intervento agli Stati generali della natalità, all’Auditorium della Conciliazione di Roma, da un gruppo di giovani tra cui anche alcune femministe inferocite, quelle, per capirci, che ogni tanto dovrebbero farsi una vacanza a Teheran. Al grido di “Sul mio corpo decido io” e “Vergogna, vergogna”, i dimostranti hanno, di fatto, censurato l’esponente del governo. Con buona dei cento sessantamila infanticidi abortivi ogni anno. Si tratta di “Fascismo rosso”. Quello che, chissà perché, pare debba essere considerato innocuo rispetto a quello originale. Insomma il pensiero dominante si condensa in “facile ammuina” di borbonica epoca. Ennio Flaiano, ironico ed immaginifico intellettuale, così esortava gli Italiani: “Coraggio, andiamo, che il meglio è passato!!”.