Ancora poca inclusione sul posto di lavoro, ancora poche opportunità per le lavoratrici. Il panorama economico e occupazionale italiano è tutt’altro che roseo e dimostra un ritardo evidente del nostro paese rispetto al resto dell’Unione Europea.
Lo dicono i dati di Eurostat, riportati anche nel report sull’occupazione femminile a cura del Centro Studi della Camera dei Deputati. La statistica relativa all’Italia recita un inquietante 55%, sotto di 14 punti rispetto alla media europea del 69,3%. Divario importante anche nel rapporto tra popolazione maschile e femminile, con le donne occupate che non arrivano a 10 milioni mentre i maschi occupati superano i 13. Un gender gap che si fa sentire anche dal punti di vista stipendiale: i dati dell’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’INPS, infatti, parlano di una retribuzione media annua molto più alta per gli uomini: oltre 26 mila euro contro i 18 mila delle lavoratrici.
Cartina al tornasole di questa situazione è il settore del gambling, un comparto da sempre molto sensibile al ruolo dell’inclusione ma che ancora deve combattere contro pregiudizi e limitazioni. Infatti, il settore dell’azzardo è ancora un’attività a forte vocazione maschile e stando ai dati di All In Diversity le donne costituiscono solo il 39% della forza lavoro. Eppure, non mancano esempi virtuosi, come l’evento Women of Inspiration, che si concentra sul riconoscimento di tutte quelle lavoratrici che hanno raggiunto importanti risultati nella loro carriera, oppure come Betsson, brand svedese che ha guidato iniziative come la rete Women in Betsson e l’Internal Diversity, Inclusion and Belonging, che aveva proprio lo scopo di promuovere l’inclusione lavorativa.
Numeri negativi anche per quanto riguarda la nostra regione. In Campania, infatti, solo il 16% delle donne con licenza media trova occupazione, contro il 54% degli uomini. Le donne con il diploma invece trovano lavoro nel 34% dei casi, contro il 67% degli uomini. Meno netta, ma comunque presente, la forbice tra i laureati: 65,9% delle donne, 79% degli uomini. Sono numeri, questi, raccolti ed elaborati da Svimez e diffusi durante la Giornata Internazionale della donna. “I dati allarmanti sulle migrazioni verso il Centro-Nord, destinazione scelta da oltre 739.869 donne, testimoniano la scarsa capacità di “assorbimento” del mercato del lavoro femminile nelle regioni del Sud – spiegano dalla Svimez – in crescita la migrazione femminile da Sud verso l’estero, con valori quasi raddoppiati rispetto ai primi anni 2000. Il fenomeno registra un’intensificazione particolarmente significativa tra il biennio 2015-2016 (+18,7%), fino al picco dl 2019 di 15.476 partenze verso una destinazione estera”.
Capitolo a parte merita poi l’argomento maternità, soprattutto per quanto riguarda i servizi che potrebbero aiutare le donne a conciliare vita lavorativa e tempo con i propri figli. L’offerta di asili nido è in ripresa dopo il Covid 19 (sono aumentati di oltre 1.700 posti) ma le richieste risultano ancora insoddisfatte, soprattutto a Sud. Così molte donne sono costrette a lasciare il lavoro. Magari il lavoro dei sogni, quello per cui si aveva studiato o che si era rincorso per tutta la vita.