25 APRILE, IL RITORNO DELLA FAZIOSITÀ

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  d anna disegno piccolo 150x150 25 APRILE, IL RITORNO DELLA FAZIOSITÀ 

–   di Vincenzo D’Anna  –                                                             

“E’ più difficile rompere un pregiudizio che un atomo” soleva dire Albert Einstein. Un epitaffio, il suo, che valeva anche per certe forme di offesa oppure di discriminazione che pervadevano le accademie scientifiche ed universitarie, oltre che la società tedesca, negli anni che precedettero la conquista del potere da parte di Hitler. Un concetto che ben si potrebbe estendere ad altri campi dell’agire umano (pensiamo alla filosofia, alla politica o alla sociologia), nel momento in cui tali pregiudizi pretendono di fungere da verità assolute, così come quelli contenuti in tutte le ideologie che vagheggiano la creazione di società perfette o dominanti, ossia: la nascita di Stati oppressivi, prepotenti e dittatoriali. Entità, queste ultime, animate da una violenza che scaturisce dal convincimento indefettibile che le idee siano rivelate da Dio, nel caso delle teocrazie, oppure ritenute perfette e superiori, laddove il dominus finisce con l’essere il partito oppure l’apparato statale. Gli intellettuali liberali della cosiddetta scuola di pensiero austriaca (filosofi, economisti e sociologi che fossero), hanno sempre contestato (e rimarcato) il fatto che tutti i movimenti pre-dittatoriali del secolo scorso fossero nati dallo storicismo, una corrente di pensiero che pretendeva di poter scoprire le leggi che regolano la Storia e, quindi, di poter indicare sostanzialmente agli individui il corso stesso dei futuri eventi. Ora, se le ideologie che si coltivano si ritengono fondate su verità inconfutabili e matematicamente dimostrabili (come assolute), ci si illude di poter prevedere dove debba sfociare il corso delle vicende umane e con esse  la possibilità di edificare la società perfetta, così come vagheggiata e perseguita nella nostra mente. Tutti i regimi totalitari sono stati fondati su questa tragica presunzione, mentre tutte le società aperte e libere (le cosiddette “big society”), all’opposto, sono venute fuori dal convincimento che la Storia sia il luogo delle necessità imprevedibili ed, in quanto tale, figlia di eventi non pianificati ed intenzionali. Essendo fondate sulle libertà, le società aperte lasciano gli individui liberi di agire come meglio credono per poter realizzare la ricerca della propria felicità. Inoltre regolano la civile e pacifica convivenza senza opprimere i cittadini che sono portatori di diritti ed opportunità non soggette ad alcun potere costituito. Un grande sociologo ed epistemologo come K.R. Popper ha scritto molto contro lo Storicismo in quanto in disaccordo con coloro i quali pretendevano di cogliere un senso oggettivo nelle vicende umane, quasi si trattasse di una forma di destino alla quale l’uomo doveva necessariamente uniformarsi. Parliamoci chiaro: non esiste un senso della Storia precostituito rispetto alle decisioni dell’uomo, né gli umani possono essere piegati ad un disegno che li massifichi forzosamente. Il nazionalsocialismo hitleriano, il comunismo di Marx e il fascismo di Mussolini furono costruiti sullo storicismo: il führer prefigurava la certezza storica di sottoporre l’Europa al dominio della razza ariana germanica, ritenuta geneticamente superiore a tutte quante le altre; Marx sosteneva l’idea che il capitalismo fosse fatto solo di sfruttamento delle classi proletarie, predicendo che il libero mercato  e l’economia stessa sarebbero  finite  nel momento in cui la progressiva accumulazione di beni e denaro si concentrava nelle mani di un unico soggetto finale. Mussolini, infine, prefigurava la rinascita della gloriosa grandezza di Roma e del suo impero fatale. In tutti e tre i casi furono edificate, di conseguenza, tre forme di Stato oppressive e liberticide con capi fanaticamente osannati dalle folle, asservite e finanche complici tra loro della criminalità politica, della discriminazione razziale e della imposizione alle persone di stili ed esiti di vita indicati dall’alto. Le masse asservite al sistema avrebbero in seguito costituito la materia umana, la carne da macello per le guerre.  Tutti conoscono la Storia di quelle inumane dittature e di quelle successive edificate su quegli stessi presupposti ideologici. Tuttavia fa eccezione il Belpaese, la nazione in cui gli storici valgono meno di un giornalista di parte (ed ideologicizzato); la scuola, ormai disarmata, è stata ridotta all’accoglienza senza didattica e la politica, votata alla faziosità dei comportamenti, si ritrova priva di cultura e di conoscenza delle basi stesse di quella materia con la quale pure sarebbe chiamata a governare la società. In questo bailamme desolante, gli stereotipi ed i pregiudizi, anche quelli più viscerali ed incolti, si eternizzano mandiate i falsi storici messi al servizio della propaganda del momento. Ed ecco che il 25 Aprile, come largamente annunciato, si è trovato a rimettere in moto tutto il proprio armamentario politico e il clamore (tendente a sinistra) celebrativo di un tempo. Abbiamo infatti visto le sfilate egemonizzate dai soliti noti: personaggi di attualità polemica come lo scrittore Antonio Scurati, neo martire dell’oscurantismo (?) Rai; il padre dell’insegnante e  barricadiera  Ilaria Salis, detenuta nelle carceri Ungheresi; i partigiani comunisti dell’Anpi  (per il tramite dei loro nipoti), unici, immarcescibili ed assoluti, liberatori dell’Italia dal nazifascismo; i gruppi extraparlamentari e gli antagonisti che hanno contestato i rappresentanti delle brigate partigiane ebraiche (che pure presero parte alla Resistenza!!) e quello che il popolo della stella di David ha patito nei campi di stermino. Insomma: altro che Liberazione!! Quello intonato il 25 Aprile a casa nostra si è rivelato uno stonatissimo inno alla faziosità di cui nessuno sentiva il bisogno. Un’occasione perduta per fare festa, insieme, tutti gli italiani. L’ennesima.

*già parlamentare

1 commento

  1. Concordo, sono solo spergitori di odio. la Salis una delinquente che non merita neanche di essere nominata come donna per la sua nota violenza, spero che le persone civili e oneste non la votino, basta gia un palaoro dagli stivali infangati che occupa un seggio alla camera del resto chi lo ha candidato occupa lui e la sua consorte gli scranni del palamento.

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