ROMA – «Nel leggere gli autorevoli e allarmanti dati delle 75 Società Scientifiche Riunite in FoSSC (Forum delle Società Scientifiche dei Clinici Ospedalieri ed Universitari Italiani), abbiamo il dovere di porre delle serene riflessioni, in piena coerenza con il nostro modus operandi, soprattutto in relazione alle risorse integrative, rispetto a quelle disponibili con il nuovo contratto della sanità, che ci hanno visto espressamente “scendere in campo” con una recente e precisa richiesta, quella di un provvedimento straordinario che, da parte del Governo, individui specifiche risorse da destinare ai professionisti sanitari infermieri ed alle altre professionalità ex legge 43/2006: 425 milioni di euro destinati al raddoppio dell’indennità di specificità infermieristica, dell’indennità destinata alle altre professioni sanitarie, e all’estensione di tali benefici anche alle ostetriche.
Non si perda di vista, insomma, il cuore del problema. Alla radice del deficit, senza nulla togliere agli allarmanti numeri sulla carenza di alcune specificità mediche e sulla elevata età media dei camici bianchi, c’è quella mancata valorizzazione economico-contrattuale degli infermieri dietro la quale si nasconde la vera causa dell’emergenza, e gran parte dei nostri problemi perennemente irrisolti».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Le fughe all’estero, le dimissioni volontarie dalla sanità pubblica, la politica di austerity che negli anni si è abbattuta come una scure sulla già precaria stabilità della sanità italiana, riversandosi poi sulla qualità dei servizi sanitari destinati alla collettività, rappresentano vulnus che vanno aggravandosi giorno dopo giorno.
Non dimentichiamolo, sono state le stesse regioni, con l’atto di indirizzo, ad aver indicato, prima dell’inizio delle trattative contrattuali, la strada principale da percorrere, ovvero salvaguardare la condizione psico-fisica dei professionisti dell’assistenza, giunti ad un punto di non ritorno, vista la disorganizzazione, i carichi di lavoro a cui sono sottoposti e la carenza di colleghi.
E allora, certo, ben vengano determinati report che raccontano il desolante quadro della crisi in cui siamo piombati e da cui la politica non sembra capace di farci uscire, ma non si perda assolutamente di vista che senza massicci investimenti di nuove risorse, che vanno prima di tutto destinate agli infermieri e agli altri professionisti dell’area non medica, si rischia di continuare a girare vuoto nell’eterno labirinto della crisi.
Perché sia chiaro, quando si parla di stipendi fermi al palo, quando si parla di remunerazioni nettamente al di sotto della media europea, quando si fa riferimento come in questo report al sempre più scarso appeal delle professioni sanitarie, non possiamo non “urlare a gran voce” alla collettività che tutti i più autorevoli report parlano chiaro: a continuare a pagare dazio sono gli infermieri e tutti gli altri professionisti dell’assistenza in una sanità italiana che fa davvero fatica a reggersi in piedi. La strada da percorrere è indicata, facciamo tutti la nostra parte prima che sia davvero troppo tardi», chiosa De Palma.