Il progetto di azione per le politiche della disabilità. “Handicap: star meglio si può” è stato varato dal Consiglio dei Ministri e l’obiettivo è rendere concreti diritti perché oggi in Italia sono almeno tre milioni le persone disabili e 15 famiglie su 100 si trovano ad accudire un congiunto portatore di handicap. Per rispondere alle esigenze di questa fascia di popolazione, il Ministero della solidarietà sociale, traendo ampio spunto dal dibattito apertosi nel corso della prima conferenza nazionale sull’handicap, che si è svolto a Roma dal 16 al 18 dicembre 1999, ha messo a punto il programma di azione del governo per le politiche dell’handicap per gli anni 2000-2003. Il documento ha ricevuto il placet del Consiglio dei Ministri, traccia strategie di prevenzione; indicazioni per il rafforzamento della rete di riabilitazione; politiche per la piena integrazione sociale e lavorativa. Quattro i princìpi cardine indicati: non discriminazione; pari opportunità; precedenza alle situazioni di maggiore gravità; concreta integrazione. Il tutto alla luce di una consapevolezza di fondo: per migliorare le condizioni dei disabili non servono tanto nuove leggi, ma la concreta attuazione, su tutto il territorio nazionale, dell’apparato normativo già in vigore.
Il concetto di disabilità ha subìto nel corso del tempo una profonda modifica sia dal punto di vista scientifico che sul fronte culturale e sociale: è fondamentale notare come il cambiamento lessicale sia coinciso col cambiamento dei contenuti e quindi degli approcci. Le vere lotte per la parità della disabilità non nascono e non si conducono mai a caso ma dietro ad esse ci sono filoni ideologici con approcci ben precisi fatti di teorie su basi scientifiche: si è passati così dalla classificazione del 1980 nella quale si parla di menomazione, disabilità e handicap a quella attuale che considera la disabilità non esclusivamente come un fattore fisico, mentale ma rinviata a fattori ambientali che vengono considerati come determinanti per la vita delle persone già che possono condizionare la loro inclusione e partecipazione alla vita sociale. Il 26 settembre del 2002 la commissione europea si è pronunciata definendo la disabilità come l’insieme di condizioni potenzialmente restrittive derivanti da un fallimento della società di soddisfare i bisogni delle persone e nel consentire loro di mettere a frutto le proprie capacità; ormai è chiaro che se una persona è disabile non è colpa sua ma di chi non riesce a valorizzarla come risorsa sociale secondo ciò di cui ha bisogno per essere veramente realizzata e potersi esprimere al meglio come cittadino. Pertanto quando un contesto non permette al disabile di poter vivere la propria vita liberamente significa che pone davanti delle barriere definite dall’ICF come fattori limitanti per la persona che delimitano il funzionamento creano disabilità . Quindi si è passati dal modello medico che definisce la disabilità in base alla diagnosi medica al modello bio-psico-sociali dell’ICF che considera la disabilità come il risultato dell’interazione ovviamente negativa tra la persona e l’ambiente e quindi permette di intervenire per modificare positivamente tale interazione migliorando così la qualità della vita delle persone. È incredibile il cambio di prospettiva avvenuto negli ultimi 15 anni nel corso del tempo, la cultura è cambiata di pari passo con il linguaggio utilizzato per definire ed esprimere qualcosa di reale come le persone, le loro condizioni e i loro bisogni: si è passati da una visione pessimista, un po’ fatalista della disabilità a piena coscienza di una responsabilità sociale, politica e istituzionale dalla quale nessuno può più scappare. Ecco per cui la disabilità oggi non è più vista come un handicap di natura ma lo diventa solo quando la persona incontra ostacoli che impediscono di manifestare le proprie abilità come ad esempio le barriere architettoniche (scale, scalini ma anche l’ inciviltà di chi lascia la propria auto sul posto riservato alle persone con disabilità senza che in alcun diritto)
Bell’articolo come sempre!!!
Tematica importante di cui forse se ne conosce ancora ben poco.
Bravissima ad ogni modo e buona serata
Complimenti per l’articolo, congratulazioni e buona serata.
Grazie come sempre che ci insegni in ogni articolo, un sapere qualcosa in più sulla disabilità.
Buona serata
Molti pensano che il termine non faccia la differenza invece secondo me è proprio l’uso che si fa delle parole a definire un concetto e quando si tratta di persone disabili, bisogna avere ancora più premura.
Ecco per cui la disabilità oggi non è più vista come un handicap di natura ma lo diventa solo quando la persona incontra ostacoli che impediscono di manifestare le proprie abilità come ad esempio le barriere architettoniche… tutto riassunto in questo concetto! Grande dott
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