ROMA – «Non deve fermarsi la nostra strenua battaglia contro le mutilazioni genitali femminili: siamo di fronte ad un drammatico fenomeno che, gioco forza, dall’Africa (il continente dove questa pratica è ancora tristemente radicata nella cultura delle popolazioni locali) e dall’America Latina, si è nel tempo trasferito in Italia e in Europa, nonché negli Stati Uniti, a causa dell’incessante immigrazione di giovani donne minorenni prive di qualsiasi protezione familiare, che in cerca di un futuro migliore, arrivano nei nostri Paesi, ma corrono ancora il rischio di continuare a subire questa pratica scabrosa».
Così Foad Aodi, presidente dell’Associazione medici di origine straniera (Amsi) e membro della Commissione Salute Globale Fnomceo.
In occasione della Giornata internazionale contro la mutilazione genitale femminile, che si celebra oggi, “Amsi, insieme a Umem, Co-mai e Movimento Uniti per Unire, lanciano a livello nazionale, in tutta Italia, e a livello internazionale, la proposta di un Osservatorio Anti-Mutilazioni Genitali Femminili per promuovere formazione, ricerca, scambi di esperienze, istruzione, comunicazione e protezione a livello nazionale e internazionale con il supporto e la collaborazione dei nostri rappresentanti in 120 paesi che ogni giorno ci forniscono statistiche aggiornate sul triste fenomeno”.
Dai medici stranieri anche un appello “in Italia, a tutti gli albi professionali, alle associazioni, alle regioni: dobbiamo essere uniti per combattere questo gravissimo fenomeno”