ROMA – “Chiederemo all’amministrazione penitenziaria il risarcimento dei danni provocati dal fumo passivo in carcere, luogo dove i diritti dei detenuti non fumatori, attualmente, non sono rispettati”.
È quanto annuncia Alexandro Maria Tirelli, presidente delle Camere penali del diritto europeo e internazionale.
“Un mio assistito, condannato a 15 anni di carcere e recluso in un penitenziario del Nord Italia, infatti, ha riscontrato una patologia tumorale ai polmoni, pur non essendo mai stato un fumatore. Questo perché negli istituti italiani non ci sono diritti o, se ci sono, esistono solo sulla carta. È semplicemente scandaloso quello che un detenuto non fumatore è costretto a subire. Il diritto alla salute è costituzionalmente tutelato ma, questo, sembra non valere all’interno delle mura carcerarie. Mentre in tutti i luoghi istituzionali e pubblici vige il divieto, con tanto di sanzioni per chi non lo rispetta, nei penitenziari vale la regola opposta: vietato NON fumare”.
“Obbligare un non fumatore a rischiare il cancro per il fumo passivo, vuol dire semplicemente sottoporlo a una tortura. Lo Stato, in questa circostanza, ha un atteggiamento ipocrita: impone ai produttori di scrivere sui pacchetti «nuoce gravemente alla salute» ma obbliga le centinaia di detenuti non fumatori ad avvelenarsi in spazi angusti, come le celle di reclusione, larghe appena qualche metro. Per questo motivo le Camere penali del diritto europeo e internazionale stanno preparando una piattaforma, completamente gratuita per chi vorrà avvalersene, per consentire ai detenuti di far valere i propri diritti e tutelare la propria salute semplicemente sottoscrivendo un modulo che rappresenterà la base di partenza di una futura class action. Lo Stato non può far finta di niente. Le celle fanno parte del territorio italiano e le regole devono essere rispettate ovunque», conclude l’avvocato Tirelli.