CASERTA, IL 1° DICEMBRE MOSTRA DELLE OPERE DI GIOVANNI TARIELLO E PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GABRIELLA IBELLO

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TERRE BLU, VIA SAN NICOLA 27, CASERTA – ORE 19,00

Giovanni Tariello ed Enrico Crispolti nello studio dellartista 1978 CASERTA, IL 1° DICEMBRE MOSTRA DELLE OPERE DI GIOVANNI TARIELLO E PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GABRIELLA IBELLO
Giovanni Tariello ed Enrico Crispolti nello studio dell’artista 1978
Giovanni Tariello il solco rosso 1975 CASERTA, IL 1° DICEMBRE MOSTRA DELLE OPERE DI GIOVANNI TARIELLO E PRESENTAZIONE DEL LIBRO DI GABRIELLA IBELLO
Giovanni Tariello, il solco rosso, 1975

CASERTA – Venerdì 1 dicembre 2023, alle ore 19,00 nel centro Terre Blu di Caserta, si inaugurerà una mostra delle opere di Giovanni Tariello, artista che negli anni ’70 incentrava le sue “azioni” visive sulla ruralità fino a portare i contadini di Castel Morrone nelle gallerie d’arte di tutta Italia.

Durante la serata sarà presentato il libro di Gabriella Ibello “Il solco tra arte e partecipazione sociale”, dedicato agli interventi artistici di Tariello in quegli anni. Presenteranno il libro e l’artista Enzo Battarra, critico d’arte ed Assessore alla Cultura del comune di Caserta, e Luca Palermo, docente di Storia dell’Arte Contemporanea all’Università di Cassino.

Saranno presenti l’autrice e l’artista.

Nella primavera del 1975 il giovane Tariello riprendeva i contenuti profondi del rito del solco, tradizione rurale antichissima, ancora in uso a Castel Morrone, per trasformarlo in un happening concettuale nei giardini della Flora di Caserta. Così lo scavo tracciato nella terra, attività propiziatoria e devozionale, diventava il “solco rosso” che attraversa il globo terrestre proiettando il significato rituale su scala planetaria. L’anno successivo recuperava nuovamente quel rito e tracciava il solco nel luogo deputato. Successivamente ripeteva l’esperimento con altre pratiche, tutte di origine contadina: la ZezaI dodici mesil’infiorata del Corpus DominiIl volo, ma anche il lancio dello strummolo, la campana, in gergo ‘u tizzù, o le cene contadine, portando fisicamente i contadini e le tradizioni morronesi nelle gallerie d’arte, riscuotendo consensi e riconoscimenti da parte della critica militante e in particolare di Enrico Crispolti, uno dei massimi storici dell’arte italiana.