“Come da copione, ancora una volta il TAR della Campania ha dato ragione alla Regione Campania, come gli allevatori avevano messo abbondantemente nel conto in ragione della dinamica consolidata che ha visto,, negli anni, una prassi confermatoria che non ha mai messo effettivamente in discussione le azioni della Regione. Certamente noi siamo malfidati ma lo avevamo abbondantemente messo nel conto, sia in ragione dei precedenti consolidati delle sentenze regionali del TAR (che non hanno mai brillato per la capacità di mettere in discussione gli effetti della gestione regionale), sia in ragione di un argomento forse semplicistico ma chiaro: a pensare male degli altri si fa peccato ma si indovina. Frase che sembrerebbe tratta da un compendio di proverbi popolari ma che, invece, è stata pronunciata da uno dei massimi dirigenti della Democrazia Cristiana di un tempo, uno dei più profondi conoscitori dei meandri della gestione del potere, tal Giulio Andreotti che dovrebbe essere uno dei padri ispiratori dell’Assessore all’Agricoltura della Regione Campania. Assessore compulsato dall’ansia di cantare vittoria forse perché vede con preoccupazione avvinarsi l’ora della competizione elettorale alle Europee”
Aggiunge Fabbris: “Quello che colpisce nella sentenza dei giudici del TAR Campania che ha rigettato il ricorso degli allevatori non è l’esito (ripeto, ampiamente previsto se non contato) ma la forma che è praticamente un copia incolla delle tesi della Regione Campania e delle altre sentenze che il TAR ha emesso in questi anni senza che ci sia uno straccio di segnale che tenga conto delle molte modifiche e novità intervenute nel frattempo sia in sede giurisdizionale che in sede politica sia per l’evidenza di molte questioni che sono emerse nei due anni alle nostre spalle. Più che entrare nel merito delle questioni sollevate, i giudici della Campania, in buona sostanza, sembrano affermare il principio per cui chi gestisce il Piano ha sempre ragione a prescindere, usando il principio di precauzione come clava per non argomentare il merito. E il merito è semplice: la Regione Campania fallisce da oltre dieci anni in quello che in altre regioni d’Italia e d’Europa altri (applicando le stesse norme e rispondendo a pieno al rispetto del principio di precauzione) riescono con esito positivo e in 2/3 anni.”.
“Torneremo sulla questione con gli avvocati venerdì a Napoli in una Conferenza Stampa in cui daremo conto all’opinione pubblica degli elementi di merito che ci portano ad esprimere un giudizio fortemente negativo sulla sentenza dei giudici amministrativi campani, quello che adesso deve essere chiaro a tutti e soprattutto al Dott. Caputo ed ai dirigenti della struttura regionale, che c’è poco da parte loro da cantare vittoria” sostiene Fabbris “come sapevamo di dover fare e come gli allevatori sono stati costretti a fare in questi anni di fronte alla sequela di sentenze confermatorie del TAR Campania, tutto è pronto per il ricorso al Consiglio di Stato dove, ci aspettiamo, troveremo condizioni di ascolto meno disponibili ad ascoltare solo le ragioni di una parte e meno sensibili al rispetto degli equilibri politici”
Il Movimento degli allevatori, annunciando che venerdi a Napoli produrrà le carte e i documenti che certificano la disinformazione di questi giorni della Regione che continua a parlare di “miglioramenti nella gestione del Piano che starebbe finalmente (vivaddio!) risolvendo i problemi, conclude con un messaggio rivolto alla politica nazionale.
“Il Dott. Limone e il Dott. Caputo, ancora una volta, come è avvenuto negli ultimi dieci anni, invece di spiegare il perchè del loro fallimento continuano a cantare vittoria senza sentire la vergogna di doversi fermare di fronte alla sofferenza degli allevatori che sono gli unici che hanno pagato il prezzo della loro incapacità. Contano i fatti e non la propaganda: oltre centomila animali ammazzati senza che vi fossero riscontri certi di positività, animali invece positivi lasciati liberi di infettare le mandrie, oltre un terzo della aziende chiuse, 5.000 posti di lavoro persi, un territorio in crisi, la BRC e la TBC che sono aumentate a dismisura senza che se ne veda la fine … il movimento non si ferma per un giudizio condiscendente dato a Napoli. Semmai quel giudizio dato da quei giudici, che, siamo convinti, sarà ribaltato dal Consiglio di Stato e nelle altre sedi legali in cui saranno costretti i responsabili del fallimento a dare conto, pone un’altra questione alla società tutta ed alla politica in particolare: le stesse leggi che hanno applicato in Campania sono state applicate anche in Piemonte, in Lombardia, in Emilia Romagfna, nel Lazio e in tutte le altre regioni dove i problemi sono stati risolti e dove (in due o tre anni) BRC e TBC sono state debellate…. Perche? Perché se le norme sono le stesse?”
Fabbris, annunciando l’allargamento dell’iniziativa nei prossimi giorni in Calabria (dopo che in Sicilia il Movimento sta estendendo la sua iniziativa) fino alla convocazione di una manifestazione a Roma in Piazza Montecitorio, si rivolge direttamente alla politica nazionale: “che altro attende la politica nazionale per mettere fine all’indecoroso uso strumentale che il Presidente De Luca fa del Piano contro gli interessi degli allevatori e del Territorio della Regione Campania? Il Piano non serve a fare mercimonio della politica ma a risolvere i problemi e qui i problemi non si sono risolti da dieci anni e non si stanno risolvendo ora”.