TI ASCOLTO ANCHE SE NON TI GUARDO…

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I bambini autistici rilevano molti problemi nella comunicazione e in tutti gli scambi interpersonali, questo perché non sono in grado di comprendere a fondo le emozioni e intenzioni altrui e allo stesso tempo di esprimere le proprie in modo significativo. Inoltre questo sintomo, meglio noto come disturbo sociale, tende a perdurare nel corso della vita, a differenza di altri che possono attenuarsi con il passare del tempo. Le anormalità nel comportamento sociale sono evidenti già nei primi anni di vita del bambino, età in cui generalmente ci si interessa agli altri, specie ai “caregiver”, ossia coloro i quali si prendono cura di lui. E’ l’età tipica in cui si sviluppa l’attenzione condivisa, che può essere definita come la capacità del bambino di dividere la sua attenzione tra un adulto ed un oggetto mentre al tempo stesso l’adulto divide la sua attenzione tra il bambino e quello stesso oggetto.

L’attenzione condivisa è stata dunque considerata il correlato della capacità di costruire una relazione triadica tra il sé, l’altro e un oggetto. Nei bambini con sviluppo tipico questa capacità emerge sin da subito, al fine di co-costruire dei significati condivisi con le persone che li circondano. I bambini autistici, al contrario, guardano l’altro quando sono impegnati in uno scambio diadico (come nel sorridere, nel fare il solletico), ma non sono in grado di usare l’attenzione condivisa, ossia non alternano lo sguardo tra il partner e l’oggetto, se non in situazioni in cui richiedono esplicitamente l’aiuto dell’adulto per ottenere qualcosa, né tantomeno sono capaci di iniziare attivamente una condivisione, mostrando in tal modo un isolamento sociale piuttosto marcato. L’evitamento dello sguardo e, più in generale il deficit nella comunicazione verbale e non, è un aspetto molto importante nello studio dell’autismo. Ad esempio la comunicazione non verbale riveste una grande importanza negli scambi interpersonali, al fine di capire cosa pensa e desidera l’altro. Il significato degli sguardi, infatti, risiede negli stati mentali condivisi dalle persone, per questo attraverso gli occhi si può comunicare qualcosa anche senza parlare. Il fatto che il bambino autistico non sia consapevole di ciò che risiede nelle menti altrui, lo porta a non usare lo sguardo per condividere con l’altro l’attenzione su un evento o oggetto esterno. Il bambino autistico non fa distinzione tra ciò che sta nella sua mente e ciò che sta in quella altrui, perciò non si pone il problema di condividere un contenuto mentale con gli altri. Questo tipo di atteggiamento è dovuto al fatto che gli autistici hanno una concezione  gli stati mentali, e ciò fa parte di un deficit cognitivo più generale relativo appunto al riconoscimento degli stati mentali e di conseguenza delle emozioni. Tuttavia questi aspetti non denotano una mancanza di emozioni o affetti, al contrario i bambini autistici sono capaci di provare ed esprimere emozioni, ma queste ultime non sono in sincronia con le aspettative sociali, in quanto viene meno la capacità di cogliere e valutare le intenzioni che stanno dietro ai comportamenti altrui.

Molti bambini autistici vengono confusi per sordi o non udenti, ma ci sentono bene. Se vengono chiamati e  non si girano, sappiate che sono catturati da altro e che non riescono a fare due cose contemporaneamente: o vi guardano o vi ascoltano. Magari provate a rispettare i loro tempi, i loro “momenti NO” che non sono meri capricci, sono comportamenti problema che nascondono un mondo, quello misterioso dell’autismo, provate a fare silenzio e a parlare lentamente perché capiscono tutto e bene ma hanno bisogno di tempi, diversi e diversificati; non abbiate fretta di farvi accettare perché sanno amare e sanno emozionarsi ma non c’è alcuna necessità che ve lo dimostrino, guardandovi negli occhi mentre parlate.

Non è che non vogliono o non ne sono capaci, non ce la fanno! È un impegno immane e non reggono questo sforzo che per noi definiti normotipici è normale, per le persone autistiche non lo è. Quindi tranquilli: parlate alla persona autistica che sa ascoltare perché udente e se non vi risponde, è perché non è verbale ma avrà sviluppato già il suo canale comunicativo alternativo, tale da farsi comprendere da tutti.

13 Commenti

  1. Nell’ interagire con un bimbo autistico mi sono sempre sorpresa nel constatare che seppure sembra “stare nel suo mondo”,in realtà percepisce tutto intorno a lui e al momento opportuno interviene se è nel suo interesse!!!!

  2. Grazie per questo importante articolo e sinceramente più chiaro di molti specialisti! Sei eccezionale

  3. E dico sempre che bisogna parlare a questi ragazzi, capirli, stare sempre al loro fianco e non isolarli, perché sono autistici ma tanto intelligenti.
    A te i miei complimenti come sempre Mariarosaria, sei una mamma, donna e maestra per insegnare noi tutti la materia autismo.
    Complimenti e buona domenica.

  4. Uno specialista non sarebbe mai stato più chiaro, dettagliato e coinvolgente.
    Ad ogni singola parola ho rivissuto momenti ed emozioni che rivivo ogni giorno.
    Strepitosa, come sempre del resto 🌹💛

  5. Le volte che sembra che una persona autistica ..
    No ci risponde… non è che non ci ha sentito.. ma ha orientato il.suo pensiero da un.altra.parte … che dire lasciamo che ci fa entrare nel.suo.mondo.anche per un secondo e ci innamoreremo del loro mondo

  6. Spesso le persone autistiche sperimentano una forma di elaborazione di tipo monosensoriale, come dice Lei, Dottoressa, per cui prediligono una fonte di informazione alla volta. Ciò non significa però, che se non ci guardano negli occhi mentre parliamo, non ci ascoltino…sono semplicemente impegnati a elaborare dentro di loro ciò sentono. Questo concetto dovrebbe essere noto anche a chi si occupa della loro educazione. Molti, infatti, credono ad esempio che se un soggetto autistico sta mettendo in atto una stereotipia, come ad esempio sfarfallare con le mani o saltare, non può apprendere alcunché, quindi è inutile parlargli. Ma non è così, infatti, può apprendere tanto anche se sembra non essere “attento”.
    Grazie, Dottoressa! Articolo esaustivo come sempre.

  7. Ogni volta che leggo i tuoi articoli aggiungo una nuova , interessante conoscenza relativa all’ autismo, un mondo sconosciuto a noi cosidetti” normali”….Hai espresso con un linguaggio chiaro ,semplice e preciso concetti illuminanti, che dovrebbero fornirci strumenti efficaci per un approccio comunicativo e per la comprensione dell’ autismo.

  8. Infatti è proprio come ha scritto lei dottoressa che sentono anche senza guardarci e che obbligarli diventa una sofferenza per loro.

  9. Bravissima… Comprendono tutto e rispondono a tutto in base alle loro competenze che hanno acquisito… E il cosiddetto “comportamento problema” non è un capriccio o un qualcosa che fanno così tanto per… È il loro modo di comunicare un malessere… Maaaa pochi comprendono, purtroppo che quella è comunicazione… Per molti quello è solo un problema e basta!

  10. Sei una grande donna che combatte per questa patologia oramai tanto comune ma con pochissimi progressi , la forza di una mamma arriva sempre oltre …..continua così ❤️

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