– di Christian Mancini –
La questione della sanità in Campania emerge come un nodo cruciale che sfida costantemente il sistema sanitario della regione. In questo contesto, numerosi episodi pongono l’attenzione su una serie di criticità, mettendo in luce sfide sistemiche e problematiche che richiedono una profonda riflessione e azioni correttive. Dall’accesso ai servizi ospedalieri alla qualità delle cure, la mala sanità in Campania si manifesta attraverso una serie di fatti preoccupanti, sollevando interrogativi sulla gestione, sull’efficienza e sulla responsabilità delle istituzioni coinvolte. Esplorare questo scenario diventa imperativo per comprendere appieno le dinamiche che incidono sulla salute dei cittadini e per promuovere soluzioni volte a migliorare la qualità del sistema sanitario nella regione. In una vicenda recente che ha mandato un brivido lungo le corsie ospedaliere, una donna ha attraversato un calvario nel sistema sanitario dopo un intervento chirurgico. Dopo aver avvertito sintomi allarmanti, la donna ha cercato aiuto presso il Pronto Soccorso di una nota struttura ospedaliera del Napoletano. Purtroppo, nonostante la gravità della situazione, si sono verificati ritardi significativi nella somministrazione di cure adeguate. La diagnosi di sepsi in corso e imminente shock settico ha portato a decisioni cruciali sul suo trattamento. Il trasferimento a un secondo ospedale è stato tardivo, suscitando interrogativi sulla gestione delle risorse e sull’accesso ai servizi sanitari. La paziente ha subito una serie di esami e trattamenti, ma la risposta tempestiva è stata compromessa da ostacoli che potrebbero aver influito sull’esito finale. Con un epilogo tragico, la donna ha perso la vita.
L’epilogo doloroso di questa vicenda è stato il risultato di molteplici inadempienze da parte del personale coinvolto. Sul versante giuridico, come rivela l’avvocato Riccardo Vizzino, emerge chiaramente una situazione di malpractice. I sanitari, pur compiendo tentativi, non avrebbero applicato correttamente i canoni dell’ars medica, ignorando le Linee di Indirizzo Nazionali sul triage Intraospedaliero del Ministero della Salute del 2019 in relazione alle tempistiche degli esami di laboratorio in regime di urgenza. Questo comportamento si configurerebbe come una violazione dei principi di diritto vigenti. Si può ravvisare una colpa in vigilando da parte del personale medico per non aver supervisionato adeguatamente le operazioni affidate ai subalterni. Inoltre, la mancata redazione di una cartella clinica appropriata, obbligatoria secondo l’art. 69 del DPR 384/1990, rappresenterebbe un ulteriore elemento critico. La cartella clinica è un atto pubblico di cui il sanitario responsabile della compilazione è l’unico garante. Non da ultimo, la mancanza di informazioni chiare sulla terapia da seguire è un aspetto di rilevanza cruciale. Se la paziente avesse ricevuto istruzioni tempestive e dettagliate sul percorso terapeutico da seguire, l’evento nefasto potrebbe essere stato evitato. In questa tragica situazione, la necessità di rendere il sistema sanitario più responsabile e trasparente emerge come un imperativo.
DALLA TRAGEDIA ALLA BATTAGLIA LEGALE
Gli eredi della donna, assistiti dall’avvocato Riccardo Vizzino, hanno intrapreso azioni legali contro due strutture ospedaliere del napoletano. Il ricorso al Tribunale di Napoli mira al risarcimento di danni derivanti dalla presunta negligenza del personale medico, causante la morte della paziente. Nonostante una perizia che riconosce la malpractice sanitaria, i nosocomi hanno negato responsabilità, adducendo un presunto ritardo di accesso in ospedale. Gli eredi hanno tentato la conciliazione, ma l’assenza di risposte da parte degli ospedali li ha spinti a intraprendere una causa di merito. Questa procedura comporterà spese significative per entrambi gli ospedali, con possibili implicazioni di danno erariale diretto. La mancata risposta ai metodi alternativi di risoluzione delle controversie sembra essere una scelta con possibili conseguenze significative per lo Stato. La colpa grave dei sanitari, come evidenziato, potrebbe anche esporli all’azione di rivalsa da parte delle Pubbliche Amministrazioni.