La disabilità in questo articolo c’entra ben poco ma l’argomento da attenzionare è la disabilità affettiva e/o empatica che manca fortunatamente solo ad una parte dei docenti.
È la storia questa di Simone, un bambino di appena 10 anni che vive a Roma per motivi di lavoro del suo papà. Originario di Caserta, trasferitosi con la famiglia in provincia di Roma, Simone frequenta un istituto della sua città a pochi passi da casa sua. Ha quasi finito il percorso della scuola primaria, cinque anni che sono stati fallimentari dal punto di vista emotivo e relazionale del bambino che ogni giorno segna con una X i giorni mancanti per la fine dell’anno scolastico.
Simone è un bellissimo bambino, con profondi occhi chiari che viene accusato ogni giorno, dalle insegnanti per la sua insopportabile vivacità e suscettibilità. Addirittura, le docenti consigliano ai genitori di sottoporre il figlio ad una visita specialistica per sospetto di autismo o ADHD e dopo un’attenta valutazione da parte dell’equipe multidisciplinare, a Simone non viene diagnosticato nulla se non un disturbo d’ansia psicosomatico da stress.
I genitori cercano in tutti modi di poter sostenere i disagi che Simone manifesta a scuola perché è lí proprio che il bambino racconta di non essere ben accetto all’interno del gruppo classe soprattutto dai docenti che lo etichettano come il disturbatore della classe e lo escludono da ogni attività anche ludico ricreativa, sia in mensa che nel giardino della scuola. La madre, in accordo con il padre che intanto parte per una missione militare, decide di far seguire il piccolo Simone da uno psicoterapeuta per andare a fondo del suo disturbo e per capire che cosa turbi il bambino soprattutto in classe e, a questi colloqui, emerge tutto il disagio, le frustrazioni, i torti subiti da un bambino di appena 10 anni, il quale avrebbe dovuto trovare proprio nella scuola, considerata la seconda agenzia educativa dopo la famiglia, il suo “nido caldo” di accoglienza, di superamento di ansie e frustrazioni, di crescita totale della sua persona.
Simone durante i colloqui, esprime tutto il suo malessere allo psicoterapeuta e “vomita” tutti gli anni in cui non è stato accolto, valutato positivamente e considerato bensì etichettato come una persona eccessivamente vivace, facile all’ira, litigioso e maniacale all’ordine dalle sue stesse docenti! Fortunatamente i genitori, solo all’inizio hanno dato credito alla scuola, rimproverando il figlio di condotte disfunzionali che adottava all’interno della sua classe ma si sono poi accorti che il figlio è stato vittima di bullismo da parte non solo dei compagni di classe ma soprattutto dalle sue insegnanti. Impossibile tacere dinanzi a uno scempio così grave quando poi sono proprio le insegnanti, per dovere morale, etico, professionale, deontologico, umano ed educativo, preservare e tutelare soprattutto le categorie fragili e trattare tutti i bambini in ugual misura. Decidono così di denunciare l’accaduto alle autorità competenti e di affidarsi ad un’associazione affinché si faccia chiarezza su questa situazione e diventi un deterrente per tutti i bambini che possono trovarsi in analoghe situazioni e che non hanno la forza o il coraggio di denunciare i torti subìti. Sono genitori che si rimproverano anche di non aver creduto dall’inizio le parole del proprio figlio e che vivono con i sensi di colpa ma che non rinunciano più a fare luce sui fatti e soprattutto non si rendono più complici di un omertoso silenzio: Simone ha diritto ad essere felice e a trovare la sua dimensione di nido sicuro anche nella scuola, nella classe tra i suoi coetanei.
Simone finalmente cambia scuola e ritorna il sorriso sul suo dolcissimo viso, chiude quel capitolo buio della sua vita scolastica che deve far riflettere tutte le figure che operano nel mondo dell’ istruzione ad ogni titolo perché questa sconfitta porta il nome di tutti coloro che giudicano, considerano la scuola, una grande azienda priva di funzione educativa e formativa.
Dimenticavo la cosa più importante e questo ultimo messaggio spero lo legga soprattutto Simone e le sue ex docenti: Simone è un bambino e non un albero!
Una storia che colpisce dritta al cuore.
Grazie per questa testimonianza.
Purtroppo il mondo è abitato da esseri riprovevoli e questi insegnanti lo testimoniano. Che poi pensano che i bambini non prestano attenzione e che non parlino con i propri genitori. Spesso passa del tempo, ma le cose che si dicono e si fanno escono a galla. Purtroppo però anche se interviene la giustizia, il danno il bambino se lo porta per sempre a volte.
È bello leggere un lieto fine al giorno d’oggi, in una società malata che si riempie la bocca di tante belle parole delle quali non conosce assolutamente significato.. complimenti a questi genitori che non si sono arresi ed hanno avuto il coraggio di andare contro ad una istituzione… ed infine un abbraccio a lei che fa questo tipo di informazione, in un mondo dove non c’è tempo da perdere verso i soggetti fragili se non durante campagne elettorali o per ricevere applausi… grazie
Spesso si abusa del temine” missione” usato da alcune insegnanti, in riferimento al proprio lavoro con i bambini. Bisognerebbe dare un vero, efficace, valido valore a tale concetto con la capacità di entrare in empatia con un alunno che non corrisponde ai canoni di del ” bravo bambino che non crea alcun tipo di problemi”…..Una carezza, una lode in più, gratifica , aumenta l’ autostima , tranquillizza e predispone ad un approccio tranquillo con i propri pari e con le insegnanti. Sono stata una insegnante e conosco bene queste dinamiche. Ogni volta ,quando ho incontrato delle difficoltà , mi sono fatta questa domanda: se in quel banco, davanti a me, fosse seduto un mio figlio??
Non oso immaginare cosa abbia potuto vivere questo bambino e la sua famiglia. Ma confido nella giustizia.
Ho letto più volte questo articolo prima di commentarlo perché da insegnante, non posso credere che esistano colleghi del genere. Un abbraccio al piccolo Simone e alla sua famiglia. Grazie dottoressa perché ancora una volta con i suoi articoli lei ci porta a riflettere
Appunto, Simone è un bambino e sicuramente anche bello e gioioso, quindi la pecca di chi è? Di coloro che si definiscono insegnanti, quelle capricciose che sicuramente in casa loro, assumono lo stesso atteggiamento anche con i figli. Quindi che siano loro, oppure quei bulli dei suoi amici di classe, l’importante è che Simone stia bene, ma insegnanti e bulli, non meritano chi di insegnare e chi di stare in classe come studente.
Grazie come sempre dell’articolo e della tua professionalità e conoscenza.
Una storia che ti entra entra dentro fino ai mendri più reconditi dell’ anima. È altresì un monito a chi al posto dell’ anima ha il polistirolo. Disamina precisa e al tempo stesso delicata e implacabile.
Descritta mirabilmente da chi sa scavare come pochi nell’animo dei bimbi.
Meravigliosa, come sempre del resto.
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