– di Francesca Nardi –
La storia degli ultimi 24 anni di indolenza istituzionale, vissuti intensamente, compreso i danni collaterali, dal dottor Nazario Di Cicco e dalla sua famiglia, continua il suo viaggio, attraverso le meraviglie imperiture del nostro Bel Paese, che se non avesse nemmeno quelle ad offrire un senso al suo nome, e dovessimo contare esclusivamente sull’onestà intellettuale del sistema “uomo istituzionale”, saremmo messi davvero maluccio, o no? Una storia importante quella del dottore Di Cicco, efficacemente rappresentata in sintesi, su due cartelli, uno nella nostra madre lingua ed uno in inglese…Due cartelli che accompagnano il protagonista, impeccabile in giacca e cravatta, nella sua sosta nelle Piazze più significative di Città uniche al mondo. Dopo la partenza, non a caso, da Montecitorio, cuore pulsante (pulsante?) istituzionale, ecco l’approdo esaltante nella fantastica Città di Bologna, dove la gente accogliente della Romagna, ha saputo cogliere il dolore taciuto del tempo trascorso, lasciando nell’anima del dottore Di Cicco, la sensazione di essere stato accolto e salutato da un lungo caloroso abbraccio, in cui si riconosceva il respiro e la comprensione di una moltitudine di amici. Il composto disincanto che aveva guidato l’inizio di tutto, doveva inevitabilmente trasformarsi in una sensazione diversa, balsamica, che lo stesso Nazario Di Cicco forse, faticava a riconoscere, come l’inizio di una nuova visione del tutto, qualcosa che induceva quasi a pensare e a credere che non era tutto così buio, come appariva da troppo tempo, e ti sussurrava piano: finché continuerà ad esserci qualcuno che commuovendosi, allungherà una mano verso il tuo viso per accarezzarlo, senza bisogno alcuno di parole, si potrà ancora ricominciare.
Qualcosa era cambiato nelle lontane, assopite, emozioni di dentro. Quasi impercettibilmente, in uno stato d’animo meno lontano da sé, il dottore Di Cicco ha lasciato Bologna e si è avviato con i suoi cartelli alla volta di Firenze, autentico gioiello della nostra terra. Il dottore Di Cicco aveva chiesto una regolare autorizzazione al Comune di Firenze che, ovviamente è rimasta senza risposta alcuna e chissà mai, per quale motivo, la cosa non desta in noi, alcuna meraviglia… Di Cicco ha inviato la richiesta anche alle Forze dell’Ordine e contrariamente, a quanto ci saremmo aspettati, un gentilissimo ispettore, si è preso la briga di andare a leggere il cartello allegato alla richiesta di manifestazione e, trovando il numero di cellulare di Di Cicco, lo ha chiamato per informarlo che avrebbe dovuto cambiare la sede individuata. Da Piazza della Signoria, Di Cicco avrebbe dovuto spostarsi in Piazza Duomo al numero 10 in un particolare orario, dal momento che quello era l’unico luogo nel Centro Storico di Firenze, in cui sarebbe stato possibile manifestare e dopo di lui, avrebbe inoltre avuto luogo, una manifestazione per la pace riferita alla grave questione in Medio Oriente. Una giornata decisamente autunnale, quella in cui Di Cicco ha silenziosamente manifestato in Piazza Duomo, dietro la famosa cupola del Brunelleschi e dinanzi alla sede della Regione Toscana. Il vento più volte ha fatto cadere i due cartelli, e la pioggia che scrosciava ad intermittenza con folate disordinate di vento, non contribuiva certamente, alla migliore atmosfera per le aspettative turistico-culturali, dei numerosi stranieri che affollano le Città d’Arte e che quella mattina sostavano in Piazza Duomo…tuttavia sono stati davvero tantissimi quelli che, per un po’, hanno trattenuto il fiato del loro spirito vacanziero, per dedicarsi ad una realtà tangibile e differente, che la lettura di quel cartello in inglese, situato vicino a quel signore impeccabile e silenzioso, presentava loro. E furono davvero in molti a leggere e a rimanere quasi impietriti, cercando il contatto con il protagonista silenzioso, di quella storia impossibile…Giovani, adulti, bambini di diverse nazionalità, etnie e certamente di religioni differenti…erano lì a trasmettere con la loro presenza e la loro evidente attenzione, la loro vicinanza, la loro silenziosa solidarietà a quel signore in grigio…
Appena un metro più in là uno striscione urlava:
“LIBERTÀ IN IRAN. DIRITTI CALPESTATI DA 43 ANNI. È ORA DI DIRE BASTA!”
Sì…siamo d’accordo…È davvero ora di dire Basta!