SCUOLA E DISABILITA’ DI BAMBINI PROVENIENTI DA CONTESTI MIGRATORI

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disabili studenti calabria SCUOLA E DISABILITA DI BAMBINI PROVENIENTI DA CONTESTI MIGRATORI

La strada dell’integrazione scolastica in Italia degli alunni con disabilità è lungo e complesso: si è evoluto di pari passo alla considerazione della persona con disabilità all’interno della società ed è stato delineato da alcune leggi. Non sempre, infatti, la disabilità è stata osservata con gli stessi sguardi: a volte emarginanti, a volti medici, a volte sociali, a volte inclusivi. Alcuni articoli della Costituzione forniscono istruzioni relativamente a quegli anni, legate al diritto di istruzione (“la scuola è aperta a tutti”), all’uguaglianza di fronte alla legge senza alcuna distinzione e ai diritti all’educazione e all’avviamento professionali di minorati ed inabili. Il concetto di scuola inclusiva è sottolineato nelle “Linee guida per l’integrazione scolastica degli alunni con disabilità”, un documento che raccoglie una serie di direttive con lo scopo, nel rispetto dell’autonomia scolastica e della legislazione vigente, di migliorare il processo di integrazione degli alunni con disabilità.

La scuola italiana presenta una crescita costante di alunni con un’appartenenza culturale differente: è ormai un dato strutturale e in costante espansione del sistema scolastico. Tale situazione comporta una composizione culturale della popolazione scolastica molto variegata e una complessità nella gestione della classe e di ogni differenza ed esigenza educativa presente.

La condizione di migrante comprende diverse tipologie: vi sono migranti nati all’estero e migrati in Italia con la famiglia, bambini nati in Italia da genitori migranti -regolari o irregolari-, figli di coppie miste, minori non accompagnati, migranti i cui genitori hanno acquisito la cittadinanza italiana, alunni migrati in un secondo momento rispetto ai genitori -attraverso il ricongiungimento familiare-, ragazzi nomadi… I bambini con diversa appartenenza culturale nella scuola presentano, quindi, sfaccettature e sfumature differenti. La condizione di migrante è varia, eterogenea e ha implicazioni e caratteristiche variabili, compresa la doppia caratteristica della disabilità unita alla diversa appartenenza culturale.

Tuttavia la presenza di alunni con disabilità nelle classi delle scuole italiane e la presenza di alunni provenienti da contesti migratori hanno prodotto innumerevoli riflessioni sulle pratiche educative e didattiche, sulle migliori azioni e interventi da effettuare, sui percorsi legislativi che hanno condotto all’idea di scuola inclusiva. Negli ultimi anni è aumentato, in Italia, l’interesse per il fenomeno dei bambini con disabilità provenienti da contesti migratori, a fronte dell’aumento di tale tipologia di persone presso i vari servizi territoriali, le scuole, i centri di neuropsichiatria e i centri educativi. L’essere un bambino con disabilità e, al tempo stesso, appartenere ad una cultura diversa appare un doppio svantaggio; si profila una doppia fatica di integrazione: da un lato quella legata alla disabilità, dall’altro quella legata alla diversità culturale, che può essere di grande spessore. Tale fenomeno può essere considerato una doppia difficoltà, un doppio rischio di discriminazione, una doppia sfida di inclusione perché ai problemi legati alla disabilità si innestano difficoltà legate al vissuto e all’eventuale trauma migratorio, a concezioni culturali e religiose differenti, che spesso non corrispondono alla nostra modalità di presa in carico e di cura. Le famiglie migranti con un figlio con disabilità hanno difficoltà doppie  per la piena integrazione nel nuovo Paese per diverse ragioni: necessità di comprendere la realtà del figlio; difficoltà a muoversi nelle strutture sanitarie italiane, così differenti e apparentemente ostili, anche per la lingua; concetti di disabilità differenti;  necessità di una rete sociale e di aiuto più ampia. I bambini con disabilità provenienti da contesti migratori, pur non potendo contare su testi normativi appositamente dedicati, possono godere dei diritti stabiliti dalle leggi che coinvolgono le loro due condizioni, la disabilità e l’appartenenza culturale. Aldilà delle singole leggi, la Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità afferma che “in tutte le azioni concernenti i bambini con disabilità, il superiore interesse del bambino sarà tenuto prioritariamente in considerazione”, indipendentemente dall’appartenenza culturale.

1 commento

  1. Su questo mondo c’è chi ha la vita semplice e chi meno come in questo caso i bambini disabili e provenienti da paesi stranieri. Purtroppo viviamo in un mondo squallido, una società altezzosa, discriminante e cattiva. Se un bambino disabile fa una fatica enorme per inserirersi nel sistema scolastico, il bambino disabile straniero fa in fartica maggiore, soprattutto se la famiglia di appartenenza non è benestante. È orribile dire queste cose, ma purtroppo spesso, non sempre, ovviamente, alcuni bambini vengono trattati in un modo e altri in un modo diverso, tutto perché il bambino A è figlio di un giudice, mentre il bambino B è figlio di un ambulante africano. Sono cose che non dovrebbero accadere, ma che purtroppo accadono. Non parlo di maltrattamenti, ma di attenzioni diverse. Ovviamente non è giusto. Gli insegnanti e la società, in generale, si dovrebbero impegnare nell’insegnare ai bambini che tutti noi abbiamo dei diritti, dei doveri, ecc. Si dovrebbe, inoltre, rendere la strada più semplice a chi ha una vita già difficile. Il mondo sarebbe un posto migliore se solo ci fosse una sensibilità maggiore…
    Grazie, Dottoressa, per questo articolo.

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