“L’ULTIMA NOTTE DI AMORE”: IL SENSO DI UNA FINE

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di Mariantonietta Losanno

IMG 2572 300x125 “L’ULTIMA NOTTE DI AMORE”: IL SENSO DI UNA FINE«In trentacinque anni di servizio non ha mai sparato un colpo. Lui è proprio Franco Amore, di nome e di fatto», dice la figlia agli amici del padre, durante la festa a sorpresa per il suo pensionamento. Tutti fremono per ascoltare il discorso preparato accuratamente da tempo. Poi arriva una telefonata (la sera prima di andare in pensione!), e Franco deve correre sul posto: c’è stato un omicidio. L’ultimo omicidio.

Quando si arriva alla fine – di una carriera lavorativa o  di un’esistenza – non si può non dare un occhio a quello che si è realizzato. Lo si deve fare necessariamente quando si è (ormai) fermi, perché in corsa si corre il rischio di non capire, di non vedere, di decidere in maniera impulsiva sul proprio futuro. Quando ci si ferma, però, ormai è finita. Non si può più cambiare quello che è stato fatto mentre si percorreva quel percorso; non ha più senso neppure riflettere su come si sarebbe potuto agire nel caso in cui si fosse bucata una ruota. Soffermarsi sugli imprevisti – in quanto tali imprevedibili – avvenuti durante il cammino, non ha più importanza. Ormai si è alla fine. Ed è sempre alla fine che si decretano i vincitori (i buoni e i cattivi, se si preferisce chiamarli così), gli eroi (una sorta di super-vincitori, perché attributi di un valore che è anche morale) e le vittime. Eroi da definire a seconda delle circostanze, naturalmente. Eroi possono essere – ad esempio – coloro che si scontrano con i limiti, oltrepassandoli verso l’eterno o resistendo a tutto/i per rendersi eterni. L’eterno, appunto: questa è la trappola degli eroi. Una trappola che proietta in una dimensione che non appartiene agli esseri umani, ma solo ad eroi destinati a durare per sempre e che – ancora per sempre – saranno qualcosa di più delle persone comuni, ma anche qualcosa di meno. Superiori, sicuramente, ma anche privi di quello che rende umani: la vita. Bisogna stare attenti, allora, quando ci si (pre)fissa – una fissazione che è anche una mania – un’idea del genere. Franco Amore ha sempre avuto l’ambizione di essere una persona onesta. Un eroe, un buono, un pesce che abbocca sempre a tutto. Integerrimo, impeccabile, incorruttibile. Proprio alla fine, però, si vuole togliere uno “sfizio” innocente, tanto innocente da essere preso fin troppo alla leggera. Sono solo soldi, d’altronde. Nulla di più. Ma «il denaro è il fratello del Diavolo», si sa. Franco Amore lo scopre troppo tardi, quando è arrivato alla fine.

%name “L’ULTIMA NOTTE DI AMORE”: IL SENSO DI UNA FINEAndrea di Stefano opta per una regia controllatissima, scrupolosissima, attentissima, proprio come Amore. Una regia affascinata dall’estetica vintage (uno dei riferimenti possibili è Jean-Pierre Melville) e che punta tutto sui chiaroscuri. Il film, infatti, è quasi interamente girato di notte, caratterizzato da ombre e luci solo sugli attori – ci sono poi le sirene delle auto della polizia – e tutto il resto è in controluce. Nascosto, come il nemico, che non si svela mai; non sappiamo mai da dove arriva, non sappiamo come si espande, chi sceglie di risparmiare. «Il cinema che adoro, quello di Hitchcock e Kurosawa – ha influenzato il modo in cui ho scritto e girato il film. Non sono appassionato di film d’azione o di thriller. Il genere qui è uno strumento attraverso il quale raccontare il mondo criminale di Milano o il doppio lavoro che fanno i poliziotti per arrivare a fine mese, in modo più libero rispetto a un film di denuncia sociale», ha spiegato il regista reduce da due film dal cast internazionale (Escobar, con Benicio del Toro e The Informer con Rosamund Pike).

Forse la vera vittoria è accontentarsi di avere poco. L’arte di non avere niente è interessata, più che a sbarazzarsi degli averi, a immaginare di possedere qualcosa “filtrando” tra tutte quelle accessorie e non realmente di valore. Forse è meglio essere normali, ché a fare gli eroi si diventa disumani. E si ragiona da disumani. Può far paura scoprirlo quando si è arrivati alla fine.